Il Tour de France è un animale mastodontico e multiforme in continua evoluzione. Ogni edizione è lo specchio di un'epoca. Alle sue origini la corsa ciclistica più importante del mondo esprimeva l'idea che partenza e arrivo dovessero avvenire nello stesso luogo - Parigi, la capitale francese - e che il tracciato di gara dovesse ricalcare rigorosamente i contorni nazionali. Tour è una parola francese che significa giro, termine che contiene i significati di circolarità e di ritorno. I Tour de France degli inizi - il primo della storia è stato corso nel 1903 - erano una vera e propria sfida alla geografia e alla non ancora ben sviluppata rete stradale francese. Lo sforzo principale degli organizzatori era quello di scovare ogni anno strade inedite che ricalcassero il più fedelmente possibile i confini nazionali. Guardando i percorsi del Tour de France degli anni '20 è impressionante constatare come la traccia riproduceva quasi alla perfezione la forma esagonale del paese.
La lunghezza totale del Tour agli inizi era decisamente superiore a quella di oggi e superava spesso i cinquemila chilometri complessivi, un'enormità. Anche le tappe avevano lunghezze che oggi ci paiono impensabili e assurde per una competizione in bicicletta. La lunghezza media delle frazioni superava tranquillamente i 300 chilometri, fino a spingersi frequentemente oltre i 400. Il concetto di cavalcata avventurosa e di transito da ogni dipartimento della Francia, in quelle prime edizioni, restava l'idea forte della competizione.
In seguito ha preso forma nella mente degli organizzatori l'idea che il Tour de France più che un tracciato da percorrere, dovesse essere un modo per rappresentare un paese e la sua cultura.
Gli anni '50 sono il decennio in cui il Tour de France compie il salto verso l'Europa e l'internazionalizzazione: nel 1952 nascono gli arrivi in salita, che prima non esistevano. In quell'edizione rivoluzionaria inizia la relazione del Tour de France con la spettacolarizzazione della fatica, gli arrivi in vetta saranno una innovazione importante che rappresenta ancora oggi il formato di competizione più spettacolare nelle gare a tappe.
L'altra novità decisiva che nel 1954 fa del Tour de France un evento internazionale anche dal punto di vista geografico e che lo proietta nell'epoca moderna, è rappresentata dall'invenzione del Grand Départ, cioè dall'idea che la corsa possa prendere il via in un paese straniero. Questa fase iniziale, della durata di tre giorni, può essere descritta come una specie di cameo della competizione che aggiunge grande riscontro mediatico e di pubblico all'evento.
Tra il 1954 e oggi il Tour de France ha preso inizio da un paese straniero in venticinque occasioni diverse e per la prima volta quest'anno sarà l'Italia ad ospitare il Grand Départ. Con tre tappe in Toscana, Emilia-Romagna e Piemonte dedicate a tre leggendari corridori italiani – Ottavio Bottecchia, primo ciclista italiano a vincere il Tour de France un secolo fa, il pirata Marco Pantani e il Campionissimo Fausto Coppi – il Tour de France prenderà il via da Firenze e celebrerà l'Italia, oltre che la passione degli italiani per il ciclismo. Si tratta di un'occasione unica, forse non irripetibile in questo secolo ma certamente da non perdere.