E' nato come spin-off di Euro NCAP ma ci sono ampie possibilità che pian piano lo superi per importanza: Green NCAP è il consorzio che vuole ripercorrere in campo ambientale le orme dell'ente creato per valutare la sicurezza delle auto. Euro NCAP è diventato senza dubbio il riferimento con standard sempre più sfidanti e comunque più difficili da raggiungere rispetto a quelli minimi fissati dai sistemi ufficiali di omologazione. E il Green NCAP vuole emularlo saggiando le prestazioni ambientali di una vettura, attraverso un capitolato in continua evoluzione e strutture di prova indipendenti, totalmente slegate dal mercato.
Anche qui si utilizzano le stelle
Perché sta diventando così importante? Semplice. La sicurezza si è decisamente evoluta, tanto che nelle ultime sessioni gran parte delle vetture si è meritata le 5 stelle, il riconoscimento top, e le altre sono arrivate comunque alle 4. Molto diversa la situazione sul fronte ambientale, dove il mercato presenta ancora dei problemi. In più, Green NCAP prende in considerazione tutto il ciclo di vita del veicolo e non solo le emissioni in atmosfera legate al suo utilizzo. Queste, in ogni caso, rappresentano il parametro più significativo per determinare il punteggio finale. Per dare un giudizio complessivo sulla sostenibilità ambientale, sono state definiti tre differenti indici: «Clean Air» (emissioni nocive), «Energy Efficiency» (efficienza energetica) e «Greenhouse Gas» (emissioni dei gas serra climalteranti). Per ogni indice vengono realizzati diversi test, sia su strada che in laboratorio, in modo da ottenere vari punteggi che, combinati, determinano il risultato completo della vettura. Il punteggio massimo - esattamente come per la sicurezza - è di 5 stelle su 5.
Aci e Csi Automotive nel consorzio
Di Green NCAP fanno parte FIA – Federazione Internazionale dell'Auto - e diversi enti governativi e tecnici nonchè automobil club. Per l'Italia ne sono membri Aci e CSI Automotive. Fondamentale: le vetture scelte per il test vengono acquistate in incognito attraverso i normali concessionari affinché vi sia la certezza assoluta che siano le stesse che vanno in mano ai normali clienti. Le prove vengono svolte in laboratorio e su strada sfruttando, come base di partenza, gli standard WLTC, ma andando ben oltre. Per quelli in laboratorio, per esempio, viene utilizzata una temperatura di riferimento di 14 °C - ma con le luci e il climatizzatore accesi - e utilizzando una gamma più ampia di carichi per il motore con velocità fino a 130 km/h e più accelerazioni da 80 a 130 km/h. I test inoltre valutano la funzionalità dei sistemi ripetendo più volte la stessa procedura e in condizioni diverse di temperatura, cambiando anche le modalità di guida impostabili a bordo del veicolo.
Da qui al 2030
Ancora più probanti sono i test su strada. Tanto per iniziare, rispetto a quanto previsto dal WLTC, la gamma di temperature va da -7 a 35 °C invece di 0-30 °C e quella altimetrica è di 0-1.300 metri s.l.m. invece di 0-700 metri s.l.m. Le misurazioni, così come nei test RDE (Real Driving Emissions) previsti dal WLTC, sono condotte con l'ausilio di un sistema portatile definito PEMS (Portable Emissions Measurement System) e installato direttamente sul veicolo. Il Green NCAP si occupa anche di misurare tutte le forme di resistenza che il veicolo deve superare – massa, aerodinamica, meccanica (trasmissione) e rotolamento degli pneumatici – per valutare quanta dell'energia prodotta dal powertrain sia poi realmente trasformata in movimento. Gli standard tuttavia sono in continua evoluzione e il Green NCAP ha già fissato una roadmap da qui al 2030 che culminerà con la completa valutazione well-to-wheel (letteralmente ‘dal pozzo alla ruota', quindi mai così approfondita) che richiederà strumenti e test ancora più sofisticati. Il futuro, del resto, sarà direttamente legato all'ambiente.