Gli italiani sono connessi anche quando guidano: il 19,8% delle auto che circolano sulle nostre strade sono “smart car” in grado, cioè, di raccogliere informazioni su tipologia di guida e percorsi giusti, un po' come accade per i piloti di Formula 1. Chi sceglie le auto 2.0 può confrontare i dati giorno per giorno e valutare quale sia il tragitto casa-lavoro più performante, per risparmiare tempo e denaro.
Un'analisi dell'Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano ha rivelato che nel 2016 le smart car in Italia sono arrivate a quota 7,5 milioni. Come mostra il grafico sopra, è aumentato l'impatto delle auto intelligenti sullo stock complessivo: adesso valgono quasi un quinto dei 37,8 milioni di veicoli autorizzati a circolare in Italia (dati dell'Aci). Ma se il numero delle macchine è sempre piuttosto stabile, le auto connesse sono cresciute del 40% in soli dodici mesi: un aumento che ha fatto schizzare il valore del segmento di mercato a 550 milioni di euro (+15% in un anno).
Con questi numeri, le automobili connesse si confermano il secondo comparto dell'"Internet of things” italiano che nel 2016 è arrivato a valere 2,8 miliardi di euro. Come mostra il grafico qui sopra, il mercato è abbastanza concentrato con tre protagonisti dell'”Internet of things” che si spartiscono due terzi del valore totale: guidano i “contatori smart” che drenano, grazie a obblighi normativi, il 34% del fatturato con 950 milioni di euro di valore nel 2016; poi seguono le automobili con una quota del 20% di market share (550 milioni, appunto) e gli smart building che raccolgono 510 milioni di valore assoluto e si attestano al 18%.
Ugualmente in crescita è la “smart logistics” che vale 250 milioni di euro (9% del mercato) e la “smart home”; per connettere casa gli italiani hanno speso 185 milioni di euro nel 2016, il 7% del mercato (+23%) soprattutto grazie al fascino delle applicazioni per la sicurezza dell'abitazione.