La transizione ecologica, necessaria per contrastare la grave crisi climatica in corso, passa anche (se non soprattutto) da una rivoluzione della mobilità, che deve diventare sempre più sostenibile, e quindi elettrica. È un cambiamento già in parte in atto, come testimoniano tutti i dati sulla produzione e le immatricolazioni di auto elettriche negli ultimi anni: secondo il Global Ev Outlook 2022 dell'Iea, l'Agenzia internazionale dell'energia, la vendita di veicoli elettrici è raddoppiata tra il 2020 e il 2021, raggiungendo la cifra record di 6,6 milioni. Per dire, nel 2012 nel mondo erano state vendute solamente 120mila auto elettriche. Lo scorso anno il 10 per cento di tutte le auto vendute era full electric, il quadruplo rispetto al market share del 2019, e inoltre oggi i modelli di auto a batteria disponibili sono cinque volte superiori a quelli del 2015 (sono circa 450 nel 2021).
Oltre a tutto questo, oggi comprare e soprattutto mantenere un'auto elettrica sta diventando sempre più conveniente rispetto a un'auto con motore benzina o diesel: sono calati i costi di acquisto, e quelli di gestione sono sempre stati più bassi. Se tutti questi fattori sono incoraggianti, però, la rivoluzione dell'elettrico è ancora molto lontana dall'essere completa. Del resto, per quel 10 per cento di auto elettriche venduto nel mondo, c'è un 90 per cento di auto non elettriche (alcune ibride, sì, ma per il resto tutte alimentate dai combustibili fossili). Nel 2021, sui 4,7 milioni di auto immatricolate in Europa, il 40 per cento sono ibride o elettriche, ma il restante 60 per cento sono auto a benzina, diesel o gpl. Cosa manca alla mobilità elettrica per diventare dominante, quindi?
Il report The electric vehicle: More than a new powertrain, pubblicato da Accenture all'inizio dello scorso anno, individua tre fattori principali che spingono la mobilità elettrica: i regolamenti e gli incentivi, lo sviluppo di infrastrutture e tecnologie, la maggior consapevolezza dei clienti. La svolta deve avvenire (e sta avvenendo, in parte) prima di tutto a livello istituzionale. Servono da un lato regole sempre più stringenti sulle emissioni di CO2 e sui veicoli circolanti per le strade, e in quest'ottica è una bella notizia il recente voto con cui il Parlamento europeo ha approvato il divieto di vendita di auto a benzina e diesel a partire dal 2035; dall'altra parte sono necessari incentivi e sussidi per chi vuole acquistare un'auto elettrica o investire nel settore.
A livello infrastrutturale, è fondamentale aumentare sempre più la diffusione delle colonnine di ricarica, in particolare quelle di fast-charge, cruciali per eliminare quello che rimane ancora per molti il principale ostacolo all'acquisto di un'auto elettrica: la paura di non avere abbastanza autonomia per i viaggi lunghi. Le colonnine dovranno essere sempre più veloci, più capillari e alimentate da fonti rinnovabili, per rendere il trasporto elettrico davvero a emissioni zero. A tutto il 2021 c'erano circa 1,8 milioni di punti di ricarica pubblici, un terzo dei quali a ricarica rapida. Di questi, circa 500mila sono stati installati nel 2021, un numero che fotografa una crescita importante. L'85 per cento dei punti fast charge pubblici e il 55 per cento delle colonnine slow charge di tutto il mondo si trova in Cina.
Sulle batterie, poi, si gioca l'altra grande partita dell'elettrico. Non solo dovranno continuare a diventare sempre più leggere ma allo stesso tempo capaci di una maggiore autonomia, ma soprattutto serviranno soluzioni tecnologiche per un minor impatto ambientale. Per rendere elettrico tutto il parco auto mondiale, infatti, bisognerà estrarre molte più materie prime necessarie per le batterie; il litio prima di tutto, ma anche il cobalto e il nichel. Per questo, il Global Ev Outlook 2022 dell'Iea parla della necessità di trovare nuove soluzioni nelle formule chimiche e nel riciclo, per allentare la pressione sull'estrazione di materie prime e allungare il ciclo di vita delle batterie, e non rischiare quindi di mettere sotto stress le risorse presenti sulla Terra.
L'ultimo punto-chiave riguarda la sensibilizzazione. Oggi quasi nessuno, fortunatamente, nega l'evidenza della crisi climatica, ma in molti ancora difendono il business as usual, o sono prevenuti di fronte alle potenzialità e alle prestazioni dei veicoli elettrici, o ancora credono di non avere voce in capitolo nel cambiamento. Serve quindi un grande lavoro comunicativo per sottolineare l'importanza di un cambio radicale nel modo in cui le istituzioni, le aziende e i privati cittadini intendono la mobilità. La strada è tracciata, ora bisogna percorrerla: con un'auto elettrica, naturalmente.