Città più silenziose e con meno smog. Non è un sogno. Si chiama innovazione. Si chiama smart city ed è l'ossessione di chi, nelle imprese, nelle Università, nei centri di ricerca, vuole a tutti i costi trasformare il rapporto tra un qualsiasi cittadino e la sua città, soprattutto quando deve spostarsi.
Certo, finora risultati concreti non se ne sono visti granché: l'incentivazione della mobilità green è stata sporadica, episodica, scoordinata. Secondo l'Unione europea nel 2017, ad esempio, la percentuale delle auto elettriche in circolazione sulle strade italiane era inferiore allo 0,1% dell'intera flotta circolante. In numeri: le Pev (Plug-in Electric Vehilcle, cioè le auto elettriche tout court) erano solo 13.530.
Non è certo per snobismo che gli italiani faticano ad affidarsi ad un veicolo elettrico. Uno dei motivi principali del mancato successo consiste nel fatto che nella stragrande maggioranza dei comuni mancano le infrastrutture, cioè le colonnine di ricarica: rispetto a quasi ottomila municipi, in Italia ci sono appena 2.741 “stazioni di servizio” per le auto elettriche. Davvero troppo poche.
Nella classifica europea dei Paesi con il maggior numero di colonnine di ricarica, come mostra il grafico, l'Italia si posiziona al nono posto ed è alle spalle anche dell'Austria, che ne conta oltre 4mila. La Spagna ne ha quasi 5mila e numeri ben più alti si registrano in Germania (oltre 10mila), Regno Unito (14.256) e Francia (16.311). Il paese che in Europa può contare sul maggior numero di punti di ricarica è l'Olanda: ben 32.875 a fine 2017. E i risultati si vedono: basta passeggiare tra le strade di Amsterdam per ammirare anche supercar extralusso collegate alla rete elettrica.
Questo significa che il sogno di una smart city dove le auto facciano meno rumore e azzerino l'inquinamento è possibile, qualcuno lo ha realizzato. Basta volerlo. Ad esempio: basta investire nelle infrastrutture cittadine dato che, sempre secondo la Ue, la presenza di una fitta rete di colonnine di ricarica è uno dei fattori determinanti per convincere i cittadini a cambiare le proprie abitudini. D'altra parte la regola è infallibile: più è semplice accedere ai punti di approvvigionamento energetico e più facile sarà condizionare la consumer attitude dei cittadini. In Olanda è successo, ci sono riusciti. E quello che è riuscito agli olandesi non si vede perché non possa accadere ovunque. Ad esempio in Italia.