Pirelli e Luna Rossa verso l'America's Cup | Pirelli

Pirelli e Luna Rossa verso l'America's Cup

La partnership tra la P lunga e il team velico italiano più importante è un gioco di incastri, di complementarietà, ma anche di amore comune per lo sport e la sua essenza. Un sodalizio che segna il percorso che i due brand seguiranno fino alla prossima America's Cup. Le prime due regate delle America's Cup World Series nel Mediterraneo nel 2019, altre tre regate delle America's Cup World Series tra Europa, Stati Uniti e Asia nel 2020, che si concluderanno con la Christmas Race di Auckland, da gennaio 2021 la Prada Cup sarà l'anticipazione del main event: appuntamento ancora in Nuova Zelanda, a marzo 2021.

Pirelli e Luna Rossa verso l'America's Cup
Pirelli e Luna Rossa verso l'America's Cup

Per Pirelli – che sarà co-title sponsor con Prada – la sfida nella vela è sinonimo di gestione di mettere passione in uno sport ad alto contenuto tecnologico.
La 36a edizione dell'America's Cup sarà quella in cui Luna Rossa, nelle vesti di Challenger of Record, andrà a caccia del trofeo detenuto da Emirates Team New Zealand, che vestirà i panni del Defender. E lo farà con un partner che in fatto di velocità ha esperienza da vendere, in una simbiosi unica tra due brand che vogliono portare in alto i colori dell'Italia. «Pirelli – ha spiegato Patrizio Bertelli, presidente di Luna Rossa Challenge – è un partner ideale per affrontare la nuova sfida di Coppa America: con la sua grande esperienza al top in sport ad alta tecnologia, rappresenterà un asset di rilievo per il nostro progetto».

D'altra parte, l'America's Cup – la più antica e appassionante sfida dei mari – può essere letta anche come una trasposizione sull'acqua di quel che rappresenta la Formula Uno per l'asfalto: la competizione più prestigiosa, quella dove si affrontano gli atleti migliori, dove i tecnici sono i numeri uno al mondo, e dove in un dettaglio – anche il più piccolo – può passare la differenza tra una sconfitta e un vittoria. Con Pirelli l'upgrade è totale, soprattutto sotto il profilo tecnico. F1 e America's Cup viaggiano in parallelo: se per mare – o in pista – ci finiscono solo i migliori sportivi del globo, ecco che il ruolo degli ingegneri diventa di primissimo piano, e le prestazioni della barca – o dell'automobile – possono decidere le competizioni.

Non a caso agli stessi velisti e piloti si richiede anche di diventare i primi collaudatori, per dare indicazioni ai progettisti affinché possano assicurare la massima velocità e il massimo della resa.

In vista del 2021 le novità saranno ancor più evidenti che in passato: questa edizione dell'America's Cup traccia un solco rispetto alle due precedenti. La regola di classe AC75 – quella che definisce i parametri di progettazione – ha già fatto un passo oltre i vecchi catamarani, sostituendoli con un unico, lungo monoscafo di 68', con due derive di oltre cinque metri dal fusto curvo, basculanti e con una lunga “T” alla fine. In più, ci saranno grosse limitazioni al numero di componenti – scafi, alberi, timoni, foil, vele – a disposizione, per incoraggiare un minor numero di prove fisiche e uno maggiore di simulazioni al computer: l'idea è quella di limitare i test in acqua. Inoltre non si utilizzerà più una vela rigida, perché creava diversi problemi logistici. Ma una randa fatta di tessuti altamente specializzati, che si potrà issare a differenza della precedente.

Le nuove barche saranno frecce che solcheranno i mari. Anzi, voleranno sulle onde viaggiando in full foil (con lo scafo completamente sollevato dall'acqua) a velocità inedite: la necessità di un controllo sempre maggiore della barca in corsa stimola ricerche che richiedono il coinvolgimento di esperti di nautica, ma anche di aeronautica e di mezzi spaziali. Una sfida sempre più impegnativa per i velisti. Un dettaglio non trascurabile, sottolineato anche da Max Sirena, skipper e team director di Luna Rossa: «Sempre più importante è anche la preparazione fisica. Ci vogliono corsi di apnea, allenamenti sotto stress e mille precauzioni. Abbiamo addirittura cambiato abbigliamento: non più t-shirt e pantaloncini, ma anche protezioni».