America's Cup 2013, l'incredibile rimonta di Bmw Oracle
Dopo quanto accaduto nella 34ma edizione, i problemi nella preparazione della 35° America's Cup fanno sorridere. Inizialmente, il ruolo di Challenger of Record è svolto dal Club Nautico di Roma, il club scelto da Mascalzone Latino per la nuova sfida ma otto mesi dopo la presentazione del protocollo, il team guidato da Vincenzo Onorato si ritira.
Non sarà il solo tra i sindacati iscritti a rinunciare, in gran parte costretti al ritiro per problemi di budget: alla fine, nelle acque di San Francisco, saranno in tre a disputarsi la Louis Vuitton Cup: gli svedesi di Artemis Racing che hanno in Paul Cayard il loro capo, gli italiani di Luna Rossa (con il guidone del Circolo Vela Sicilia) e i neozelandesi di Emirates Team New Zealand. Un peccato, visto che alle regate della neonata America's Cup World Series – campionato corso su più prove con catamarani di 45 piedi – avevano partecipato altri sei team, tra cui persino uno sudcoreano.
Troppo veloci
Il successo a Valencia, nel 2010, ha convinto i detentori di Bmw Oracle Racing a puntare ancora sui catamarani, ma in una nuova versione. Nasce così l'AC 72: lungo circa 22 metri, largo 14, con un albero ad ala rigida di 40 metri per una superficie velica di circa 300 metri quadri. Cercando di contenere gigantismo e spese, l'equipaggio è stato ridotto a soli undici uomini, bardati con casco e tute da piloti.
In compenso, le velocità sono incredibili, forse sin troppo per una regata da sempre impostata più sulla tattica che sulla prestazione pura: in un allenamento ne farà drammaticamente le spese l'inglese Andrew ‘Bart' Simpson, che annega nel ribaltamento di Artemis Racing, in allenamento a oltre 40 nodi.
Luna Rossa, ora affidata al riminese Max Sirena, fa il suo dovere: in semifinale, liquida il team svedese per 4-0 ma ancora una volta finisce contro il ‘muro' kiwi: con un tranquillo 7-1, Emirates Team New Zealand porta a casa l'ennesima Louis Vuitton Cup. L'equipaggio capitanato dagli esperti Grant Dalton e Dean Barker sembra imbattibile, la barca non mostra punti deboli.
Rimonta da leggenda
Lo scontro tra i titani inizia il 7 settembre 2013. I pronostici sembrano rispettati, tanto più che Bmw Oracle Racing è gravata da due punti di penalizzazione per aver violato le regole di stazza nella competizione degli AC45. Nel giro di sei giorni, Emirates Team New Zealand si porta sul 6-0.
Il risveglio dell'equipaggio di Russell Coutts e James Spithill porta alla neutralizzazione della penalità e al primo punto. In ogni caso, alla fine dell'undicesima regata, il risultato sembra impossibile da ribaltare (8-1) ma il troppo vento impedisce l'immediata disputa della prova successiva che avrebbe potuto consegnare il trofeo al challenger.
Un segno del destino? Evidentemente sì: Bmw Oracle Racing, dal 19 settembre in poi, diventa un'altra barca e inizia a rimontare, punto dopo punto, sino a raggiungere la parità con un doppio successo nella stessa giornata. E' il clamoroso 8 a 8: un libro “Comeback” uscito nel 2016 attribuisce la riscossa della barca di Ellison a un ‘trucchetto' ai limiti del regolamento, usato sulla vela alare. Può essere, ma sta di fatto che dopo la regata decisiva – quella del definitivo 9-8 per Bmw Oracle Racing – non ci sono proteste da parte degli sconfitti. Con una delle più incredibili rimonte (o dèbacle, considerandola da parte dei kiwi) nella storia dello sport, l'America's Cup resta a San Francisco.