Il campione del motorsport malese
Yoong nel cuore
Dal 1999 la Malesia ha un suo circuito dedicato ai gran premi – proprio vicino all'aeroporto – ma non è un Paese noto per aver dato i natali a piloti di successo: anche se merita una citazione Alex Yoong, che ha guidato per il team Minardi Formula 1 per un breve periodo nel 2001 e poi ha disputato l'intera stagione 2002, con il settimo posto in Australia suo miglior risultato.
Dopo la sua carriera in F1®, Yoong è diventato un opinionista TV, per cui è ancora un volto familiare nel suo gran premio di casa (in cui, per la cronaca, nella sua unica partecipazione si ritirò per un problema al cambio).
Quello che pochi sanno è che la Malesia ha prodotto un suo campione del mondo FIA. Un campione che per di più ha vinto il suo Titolo solo 14 anni fa, con l'aiuto dei pneumatici Pirelli – su una macchina malese.
Singh il vincente
Stiamo parlando di Karamjit Singh: un pilota malese che ha vinto il FIA Production Car World Rally Championship nel 2002 (da non confondere con Joginder Sikh – noto come ‘the flying Sikh' che divenne famoso nel Safari Rally negli anni 60 e 70, nonostante la sfida non indifferente di dover indossare un turbante sotto il casco).
Karamjit Singh è stato una forza indiscussa al volante della sua Proton Pert, orgogliosamente nazionale: una macchina che conquistò di prepotenza il Production Car World Rally Championship battendo nomi di primo piano come Mitsubishi e Subaru.
Potrebbe sembrare un fatto impressionante, con il piccolo costruttore malese che annienta i giganti: ma a tutti gli effetti la Proton era una Mitsubishi, che aveva solo un marchio differente. In una collaborazione tecnica durata fino al 2005, il vero business delle Proton stradali era mettere un nuovo badge alle Mitsubishi, per cui la Proton Pert che dominò la classe Produzione del Mondiale Rally 2002 era anche nota come Mitsubishi Lancer.
Se la macchina era un clone, il pilota era unico. In effetti, Singh è probabilmente uno dei campioni del mondo con meno pretese che siano mai esistiti.
Un campione improbabile
Con i suoi occhiali con la montatura in metallo e i suoi baffi ben curati, Singh sembrava più un professore di matematica che un pilota di rally. Ma l'apparenza modesta nascondeva un passo incredibile, che riuscì a battere piloti come Alex Fiorio e Gustavo Trelles: solo due degli illustri rivali di Singh nella lotta per il Titolo Produzione 2002. Un ruolo chiave del suo successo lo ebbero i pneumatici Pirelli che il malese usò nella sua stagione vittoriosa, e non fu il solo: il campione in carica del WRC era Richard Burns, vincitore del Titolo 2001 con Pirelli e Subaru, mentre un'altra Subaru equipaggiata Pirelli (quella di Petter Solberg) avrebbe vinto il Titolo WRC l'anno seguente, nel 2003.
I pneumatici italiani erano particolarmente efficaci in condizioni estreme, su bagnato e fondi scivolosi: un genere di condizioni cui Singh era particolarmente abituato, essendo cresciuto nella zona tropicale della Malesia, dove la pioggia torrenziale è un evento quotidiano. Fu proprio la sua maestria in queste condizioni insidiose a fargli vincere il Titolo.
Proton (ma non neutroni)
L'ultima intera stagione di Singh sotto i riflettori fu il 2005: da allora faticò a trovare sponsor per restare sulla scena mondiale, anche se continuò a correre nel Malaysian Rally Championship, al volante di una Proton (ovviamente) per tutta la sua carriera. E non c'è modo di fermarlo: corre ancora, con una modesta Proton Satria R3.
Fino a sei anni fa la Proton ha continuato a essere rappresentata in modo consistente nel rally internazionale: sapete, per esempio, che l'ultima apparizione del grande Gilles Panizzi al leggendario Rally di Sanremo – evento che ha vinto tre volte – fu proprio al volante di una Proton Satria Super 2000, nel 2010?
E la marca è ancora florida adesso: in effetti è la Casa automobilistica più diffusa nel Paese. Se state leggendo questo articolo in Malesia, è probabile che oggi abbiate viaggiato su una Proton. Contrariamente a quello che molti pensano, è un'azienda con un vero pedigree sportivo.