Il ritratto: Mauro Forghieri
“Furia”: uno che ha un soprannome così non può che avere un carattere forte. Ribelle. Al punto da convincere uno tosto come Enzo Ferrari ad affidargli la responsabilità del reparto corse: comincia così, a soli 27 anni, la leggenda di Mauro Forghieri. Non solo il più giovane numero uno della casa di Maranello sulle piste, ma anche l'unico arrivato sulla tolda di comando delle Rosse direttamente dalla laurea. Nessuno più, nella storia della Ferrari, riuscirà a vincere quanto vinse lui: 17 titoli mondiali nei campionati piloti e costruttori, tra Formula 1 e Sport Prototipi.
“Quando il Drake mi comunicò che sarei diventato il numero uno del suo reparto corse – spiega Forghieri - gli confessai che avevo paura. Ferrari mi disse semplicemente: non devi temere nulla, alle tue spalle ci sono io. Da lui ho imparato che non bisogna mai dichiararsi sconfitti, tanto meno prima di cominciare...".
Oggi “Furia” ha superato gli ottanta ma conserva lo spirito di sempre, quello che lo ha portato a trionfare per 54 volte nei Gp di Formula 1 con la Ferrari: è a capo della sua Oral Engineering Group, azienda leader nel settore della progettazione meccanica (nel palmares la realizzazione di diversi prototipi, il primo potentissimo motore di Formula 1 della BMW e molto altro ancora), fondata dopo diverse esperienze in Lamborghini, Bugatti, del Modena Team di F1.
I meriti di Forghieri sono infiniti, le sue intuizioni tecniche sulle piste leggendarie, ma forse la cosa più importante che il Furia ha portato nel mondo delle competizioni è stata il traghettare la Formula 1 da mondo antico a moderno, dell'aerodinamica padrona. Era il 1968 infatti quando, sulle Rosse di Cris Amon e Jackie Ickx, Forghieri fece debuttare un gigantesco alettone posteriore, frutto di un attento studio. Il risultato? Inutile dirlo, i due piloti dominarono facendo segnare nelle prove tempi record.
Forghieri aveva la rivoluzione nel sangue: “In Ferrari nel 1962 – spiega raccontando un'altra sua ribellione tecnica – erano convinti che una sport a motore posteriore con il V12 sarebbe stata una follia tecnica. ‘Non è possibile che possa funzionare con tutto quel peso dietro', sostenevano. E il Commendatore era tra quelli più restii a cambiare idea. Io ero convinto del contrario e ho proposto di realizzare una vettura con il peso sul posteriore non superiore al 55% di quello totale. E' stata una scommessa – continua Forghieri – giocata nell'inverno del 1962/63, ma intanto era arrivato John Surtees, pilota di notevole lucidità tecnica e che appoggiava nell'iniziativa…”.
Il resto è storia dei nostri giorni. Ma quello che conta, nelle vicende d'amore come in quelle professionali, è come finisce l'idillio: Forghieri nel dare l'addio alla Ferrari lasciò in eredità il prototipo 408RM stradale, prima Rossa a trazione integrale, presentata al Salone di Detroit del 1987. La macchina non entrò in produzione, ma oggi la trazione interale è sbarcata a Maranello sulle GT. Ancora una volta il Furia aveva visto lungo.
Mauro Forghieri merita un posto fra quelli che hanno fatto (e continuano a fare) la storia dell'automobile, per questo motivo gli organizzatori di Motor Legend a Imola – evento sostenuto da Pirelli – lo hanno coinvolto come testimonial, fra coloro che possono raccontare di aver visto in prima persona i migliori anni dell'auto sportiva italiana.