24 Ore di Spa: un secolo di eccellenza nelle corse
Nel vastissimo calendario del motorsport mondiale pochissimi appuntamenti riescono ad integrare numerose anime e andare al di là della loro natura più essenziale, ma anche più immediata, di sfida di uomini e motori. Tra questi c'è sicuramente la ormai centenaria 24 Ore di Spa, di cui Pirelli è fornitrice esclusiva dal 2012, che oltre che essere una delle gare più antiche al mondo è entrata nell'immaginario collettivo per la sua capacità di essere allo stesso tempo festival di popolo e party aristocratico, mercato e tempio, vetrina massima per le derivate di serie e occasione di incontri.
Questo articolo parla di tutto ciò, delle molte facce della 24 Ore delle Ardenne - nata nel 1924 un anno dopo e in aperta concorrenza con quella di Le Mans - le quali spesso non hanno nulla in comune tra loro, se non l'essenziale: la prevalenza sulla meccanica dell'elemento umano, intessuto di passione estrema e sorretto dalla speranza che il risultato si possa sempre ribaltare. Poiché senza né l'una né l'altra nessuna gara endurance così lunga avrebbe possibilità di esistere. E nessun motore avrebbe davvero senso.
IL POPOLO DEI MOTORI
Festa popolare o concentrato dell'industria automobilistica? Occasione di week-end estivo per famiglie o club esclusivo di milionari che amano sfidarsi al volante? Probabilmente in qualunque altra gara queste domande sarebbero opportune e le contrapposizioni significative. A Spa, per la 24 Ore no. E si può rispondere lecitamente con un'altra domanda: perché scegliere, perché non godersi tutto? Già dalla parata, che tradizionalmente si tiene il mercoledì nel centro di Spa, che dell'elitarismo di massa è stata capostipite e capitale con il primo casino e le prime moderne terme di cura. La sfilata è festa di popolo semplice, fatta di selfie e di bambini a bocca aperta per la meraviglia, ma anche vetrina di tecnologia, potenza e ricchezza. È l'industria che si mostra e che, come nelle fiere di inizio ‘900, condivide con tutti l'orgoglio del proprio primato tecnico. Diffonde il sogno e ricorda che nessuno è escluso dal parteciparvi. L'entusiasmo è sincero e concreto: i piloti e le macchine si possono toccare (come nel paddock del resto, per il quale però occorre un pass), le barriere sono solo una protezione. Quale altra manifestazione sportiva potrebbe permetterselo? In quale celebrazione sportiva il tecnologo, quello che sta dietro le quinte, fa le cose e le rende possibili, riceve tanta attenzione quanto il campione? Nei selfie della parata, con lo sfondo degli eleganti e sobri edifici cittadini, finiscono anche i meccanici. E i gommisti. A colpire è l'allegra compostezza dell'insieme, che si ritrova nelle tavolate in birreria o sugli spalti. Una partecipazione meno vigorosa forse che in un'altra 24 Ore, quella del Nurburgring, ma non meno contagiosa ed entusiasmante.
Non dissimile è l'atmosfera che si respira durante il concerto nel piazzale del circuito, che spesso anima la notte del venerdì, o quella del sabato della gara, quando per 24 ore i suoni prevalenti rimarranno in ogni caso delli delle accelerazioni e delle staccate, degli avvitatori e dei carrelli che trasportano gomme. Perdere il sonno è qualcosa che chiunque vada alla 24 Ore di Spa mette in conto e non è un caso che il lunedì mattina il late check-out dagli alberghi siano la norma. E il silenzio ancora più profondo del solito nei vicoli del centro storico.
SUPERCAR D'ELITE
Poi, certo, le protagoniste assolute sono loro, le vetture. E come potrebbe essere altrimenti? Spa è sempre stata vetrina delle migliori derivate di serie e luogo di sperimentazione, occasione di debutti e di revisioni a motori e assetti da fare in corsa. Una vocazione che con l'attuale presenza nel calendario dell'Intercontinental GT Challenge e prima ancora nel Blancpain GT Series Endurance Cup si è resa ancora più evidente. Nessun grande marchio europeo di supercar e vetture prestige impegnato nel motorsport è assente. Aston Martin, AUDI, BMW, Ferrari, Lamborghini, McLaren, Mercedes, Porsche partecipano con il loro modelli più all'avanguardia con l'aggiunta dell'americana Ford, che spesso ha iscritto il suo nome nell'albo d'oro della 24 Ore di Spa. E poi ci sono le vetture private, che solo a guardarle fanno capire l'amore con il quale sono accudite. Spesso se ne vedono di rare e più antiche, muscolose, imponenti sono più attraggono l'attenzione. Mai come in un circuito si ridiventa tutti bambini: meccanici, ingegneri, gentleman driver, visitatori, hostess alla fine non giocano tutti alle macchinine? Solo più in grande, in una scala 1:1, e con il rombo che esce dai motori. Non c'è bisogno di imitarne il suono con la bocca, anche se nella lunga notte di gara talvolta capita sentire qualcuno che lo fa. Il caffè e l'adrenalina possono anche non bastare per tenersi svegli se si lavora da 30 ore consecutive.
OCCASIONE DI INCONTRO
Fine ottobre 2020, Belgio in lockdown. In tutta la regione delle Ardenne e oltre, fino a Charleroi, c'è solo una sola bolla di luci intense e rumori che penetrano il bosco fino al centro di Spa: la pista della 24 Ore. Niente pubblico, ovvio, ma entry list di tutto rispetto e squadre che non lesinano sul personale. La mascherina, che si abbassa in pubblico solo per i continui tamponi voluti dall'organizzatore, è diventata parte della divisa. La gente si saluta sfregando pugni e gomiti, ma gli occhi sorridono: per fortuna siamo qui. La sera si va a letto presto, il coprifuoco assoluto è alle 20 e tecnici e meccanici fuori turno comprano birre ai distributori di servizio (i negozi hanno obbligo di chiusura alle 17) per berle nelle camere d'albergo, stando affacciati alle finestre. Parlano con i vicini di stanza, guardano verso la strada, come si fosse al bancone del bar. È la gioia di ritrovarsi, di fare come se tutto fosse normale, quello che accomuna le circa mille persone che da tutta Europa sono accorse qui per far girare le vetture nell'anno del motorsport a porte chiuse. La 24 Ore rivela e recupera la sua essenza più profonda: essere non uno degli appuntamenti del calendario (rimandato quell'anno, causa pandemia, all'autunno), l'ennesima trasferta da fare, ma punto di ritrovo degli appassionati, che siano tecnici o gentleman driver, che è poi lo spirito di tutti i raduni motoristici, da sempre. Le vetture, per una volta, sono in secondo piano. Ne scaturirà una gara senza precedenti, diversa da tutte: sarà la prima e unica 24 Ore corsa interamente di notte, incluso il passaggio dall'ora legale a quella solare, e la prima nella quale non ci sono turni per dormire. Nessuno ne ha voglia, tutti vogliono godersi ogni minuto. Vince la Porsche 911, ma nessuno si sente sconfitto. Come sarà stata la gara del 1948, la prima dopo la guerra, vinta da Aston Martin dopo il dominio delle Alfa Romeo degli Anni ‘30? Forse uguale, ma a volto scoperto.
Con stati d'animo certamente diversi la gara belga è luogo di incontro anche in tempi liberi da cannoni e virus. Lo è per i team che sono al massimo dello sforzo, per i piloti che gonfiano le entry list (con numeri sempre in crescita negli ultimi anni), per il pubblico che affolla le tribune. Appassionati, venditori, tecnici, manager dell'industria automobilistica e delle aziende sponsor si danno appuntamento qui. Per passione, per passerella, per affari. Come in una vecchia fiera medioevale (le fiere rinacquero più o meno proprio in quest'area di Europa, mille anni fa), negli stretti sentieri disegnati nel paddock dai mezzi di supporto e dalle hospitality e all'interno delle stesse si fanno progetti per il futuro, si stilano piani commerciali, si effettuano compravendite. O semplicemente ci si scambia opinioni, prospettive, punti di vista. E ancora una volta, il pubblico non è escluso: chi passeggia nel paddock ha possibilità di accesso che in altre gare sono negate.
IL VILLAGGIO GIALLO E ROSSO
Occasione di incontro la 24 Ore di Spa lo è, in particolare, per Pirelli per la quale la gara rappresenta una specie di convention operativa e di master sul campo dei suoi migliori ingegneri, tecnici, commerciali e logistici (e HR, informatici, marketing, comunicazione...). In oltre centocinquanta, provenienti da tutti i continenti e da tutte le sedi di Ricerca e sviluppo Pirelli nel mondo, le donne (sempre più numerose) e gli uomini della P Lunga si ritrovano per contribuire al massimo sforzo per il motorsport che l'azienda compie ogni anno, ma anche per imparare e insegnare. Ognuno, nei box dei team o sotto le decine di tende con il marchio giallo e rosso Pirelli che formano un enorme villaggio dedicato ai gommisti, posto proprio sotto l'Eau Rouge, porta la sua esperienza, ognuno la scambia, spesso con colleghi che vede per la prima volta, ognuno torna a casa pensando di voler tornare l'anno successivo. Del resto, Spa, è o non è l'Università del Motorsport? Chiunque ami la disciplina non può prescindere dal frequentarne almeno una classe e quella della 24 Ore forse è la più importante, poiché sa unire le sfide dell'Eau Rouge e delle altre curve mitiche che si alternano ai veloci rettilinei, le insidie del meteo e le asperità del fondo, a quelle più essenzialmente umane: resistere al sonno e alla fatica, essere pronti quando serve, darsi una mano nelle difficoltà uniti da un progetto comune, avere una seconda chance nell'arco dei 1440 minuti di gara.
Che è poi lo spettacolo vero, quello che più attrae il pubblico stesso nelle lunghe ore di veglia e spesso di freddo notturno: il brulicare di persone che si danno da fare per dire “ho vinto” o semplicemente “c'ero” a quella festa di sport, metafora della vita come ogni sano sport dovrebbe essere, che è la 24 Ore di Spa.