Zsolt Baumgartner: la leggenda ungherese della F1 | Pirelli

Zsolt Baumgartner: la leggenda ungherese della F1

 

Sono quasi quarant'anni che la Formula 1 corre in Ungheria – la prima gara all'Hungaroring, costruito per l'occasione, si disputò nel 1986 – ma soltanto un pilota ungherese ha avuto l'opportunità di competere nella massima competizione automobilistica: Zsolt Baumgartner.
Nato a Debrecen il 1° gennaio 1981, figlio di un proprietario di concessionario Renault, Zsolt iniziò a tredici anni la sua carriera agonistica nei kart per poi passare a correre nella Formula Ford tedesca quattro anni dopo e proseguire il cammino verso la Formula 1 attraverso un percorso in Formula Renault, Formula 3 tedesca e in Formula 3000. Nel 2002 entrò nel giro di Eddie Jordan, sempre alla ricerca di piloti in grado di garantire un buon pacchetto di sponsor, facendo anche un'apparizione dimostrativa proprio all'Hungaroring alla vigilia della gara di quell'anno. Un primo segno del destino: cominciavano così mettersi a posto le tessere di un puzzle che, l'anno successivo, lo avrebbe portato ad un ruolo di terzo pilota con la squadra basata a Silverstone ma con licenza irlandese. Il debutto in una sessione ufficiale avvenne nelle prime prove libere del Gran Premio di Germania, a Hockenheim, contemporaneamente a quello dell'italiano Gianmaria Bruni con la Minardi, un altro segno del destino. 


Il terzo segno arrivò tre settimane più tardi in Ungheria. Nelle libere del venerdì Zsolt era impegnato ancora come terzo pilota ma sabato mattina il suo compagno di squadra, l'inglese Ralph Firman, fu vittima di uno spaventoso incidente causato dal cedimento dell'ala posteriore: pilota apparentemente illeso ma non giudicato idoneo a correre dalla FIA. Ecco quindi materializzarsi il debutto vero e proprio per l'idolo di casa. Zsolt si piazzò penultimo in qualifica e la domenica fu costretto al ritiro al giro 35 quando era in tredicesima posizione: non un risultato memorabile ma un giorno comunque storico
L'indisponibilità di Firman proseguì anche a Monza, dove l'ungherese colse un lusinghiero dodicesimo posto: c'erano quindi tutte le possibilità, anche economiche visto che alle spalle aveva la compagnia petrolifera nazionale, la MOL, per conquistarsi un posto da titolare nella Jordan 2004. Invece, le trattative economiche non andarono a buon fine ma un sedile fu comunque trovato: non più in Inghilterra ma in Italia, precisamente a Faenza dove aveva sede la Minardi, di proprietà dell'uomo d'affari australiano Paul Stoddart. Accanto a lui, come compagno di squadra, ci sarebbe stato Gimmi Bruni.
Lo ricordo come una delle persone più gentili mai incontrate in Formula 1, soprattutto fra i piloti” – ci ha raccontato Laurent Mekies, allora race engineer di Baumgartner e oggi Team Principal della pronipote della Minardi, la Racing Bulls – “Nonostante le difficoltà di una realtà come quella della Minardi di allora, lui non aveva mai una parola sopra le righe, mai un atteggiamento sbagliato. Eravamo un gruppo molto piccolo ma unito, ultimo rappresentante di una Formula 1 di un'altra epoca”.


Il 2004 fu una stagione difficile, con la Minardi che doveva barcamenarsi con un budget ridotto all'osso e un motore, il Cosworth, non esattamente prodigo di cavalli. Eppure, Baumgartner riuscì nell'impresa di dare alla squadra italiana un punto iridato che mancava dall'Australia 2002, concludendo all'ottavo posto ad Indianapolis. “Zsolt è ancora oggi considerato una sorta di eroe nazionale per quell'impresa ed io, ogni volta che torno a Budapest, vengo accolto con grande affetto dai tifosi come colui che guidato il loro idolo ad un risultato che non era immaginabile” – ricorda ancora Mekies. Non solo era il primo punto di un ungherese in F1 ma anche di un pilota proveniente da quell'Europa dell'Est che, fino al 1985, la massima competizione l'aveva potuta vedere solamente in televisione.
Poteva essere l'inizio di una carriera comunque dignitosa per Baumgartner ma le ristrettezze economiche del team di Stoddart pesarono in maniera decisiva nelle scelte per l'anno successivo e il cammino dell'ungherese nei Gran Premi terminò lì, perlomeno dal punto di vista agonistico. Infatti, ci fu una specie di revival nei primi anni della Formula 1 targata Liberty Media, quando Zsolt fu riportato in pista dal suo vecchio datore di lavoro Stoddart per guidare una biposto usata nell'ambito del programma F1 Experience, che aveva l'obiettivo di far provare ad ospiti e appassionati il brivido di essere a bordo di una vettura di Formula 1 su una vera pista durante gli eventi che vedevano protagonisti i veri piloti. Come lo era stato Zsolt, seppure per un periodo breve. Forse troppo. 

L'eredità di Zsolt Baumgartner va oltre le sue statistiche in pista. È ancora oggi un simbolo di determinazione per il suo paese e un pioniere del motorsport ungherese. Il suo viaggio da Debrecen all'apice delle corse è una storia stimolante di come si possono affrontare le difficoltà. Come primo ungherese in Formula 1, Baumgartner ha gettato un seme, dimostrando che con la passione e la perseveranza si possono realizzare anche i sogni più ambiziosi.