Tutti i numeri di un dominio incrinato
Sette pole position consecutive nelle prime sette gare della stagione (otto, se consideriamo anche l'ultima gara dell'anno scorso, ad Abu Dhabi) e una soltanto, in Austria, nelle ultime sei. Il rapporto di Max Verstappen con la pole position è andato un po' in crisi in questa fase del campionato, anche se va detto che in tre delle cinque sconfitte il distacco accusato è stato minimo: 20 millesimi a Barcellona e 46 ieri all'Hungaroring, entrambe le volte rispetto a Lando Norris, addirittura nullo a Montreal nei confronti di George Russell (stesso tempo ma l'inglese lo aveva fatto segnare prima di Max).
Soltanto a Monte Carlo (297 millesimi di ritardo da Leclerc) e a Silverstone (384 accusati su Russell) i distacchi sono stati significativi, facendo salire a 747 millesimi il distacco complessivo nelle sconfitte del sabato. Viceversa, la superiorità del pilota della Red Bull in occasione delle sue otto pole position è stata molto più netta: soltanto a Suzuka (0”066 su Perez) e a Imola (0”074 su Piastri) il margine di vantaggio è stato minore di un decimo, per un totale di 1”824.
Che succede ai dominatori dell'era dell'effetto suolo? Il dato più preoccupante non è tanto il fatto che la percentuale di pole position quest'anno sia del 61,5%, visto che l'anno scorso non era stata molto diversa (63,6%) e nel 2022 era addirittura inferiore (54,5%) quanto il fatto che in quasi la metà delle qualifiche di quest'anno il secondo pilota della Red Bull, Sergio Perez, non si sia mai piazzato nella top ten. Dopo un inizio tutto sommato positivo – mai oltre la sesta posizione nelle prime sei gare – il messicano è entrato in una spirale negativa, culminato nel disastro di ieri pomeriggio.
A favore della Red Bull gioca il fatto che gli avversari sembrano cambiare di gara in gara, perlomeno in termini di risultato. Nella prima metà della stagione è stata la Ferrari la principale antagonista, poi la McLaren ha preso il sopravvento ma spesso non ha concretizzato le opportunità che si sono presentate, lasciando ad esempio per strada due vittorie che sembravano ormai a portata di mano come quelle di Spielberg e di Silverstone, permettendo così alla Mercedes di infilare una doppietta inimmaginabile all'inizio del campionato.
Oggi in Ungheria può arrivare una svolta importante. Se la squadra diretta da Andrea Stella dovesse confermare in gara il risultato della qualifica allora la lotta per il titolo Costruttori sarebbe davvero riaperta, anche perché è molto difficile ipotizzare che Perez riesca a dare un apporto alla squadra partendo dalle retrovie. Si spiega così il gesto di stizza di Max subito dopo aver concluso il suo secondo tentativo in Q3 e aver capito di aver mancato la pole per un soffio, nonché certi commenti fatti in conferenza stampa riguardo alle chance che ha di battere le due McLaren oggi pomeriggio. Pessimismo di facciata? No, Verstappen non è mai stato incline a giocare con le parole, non è nel suo stile: piuttosto un sano realismo, che non vuol dire però che non ci proverà a ribaltare la situazione. Aspettiamoci scintille, soprattutto alla partenza. All'Hungaroring chi prende il via dalla terza piazza sulla griglia può godere del doppio vantaggio: quello dato dalla scia nel lungo tratto che precede la prima curva e quello del maggior grip offerto dal lato pulito della pista. Non ci credete? Andate a riguardarvi le partenze di Felipe Massa nel 2008 e di Sebastian Vettel nel 2015….