On this week #34: Didier Pironi
Il 23 agosto 1987 moriva Didier Pironi, vittima di un incidente durante una corsa di motonautica al largo dell'isola di Wight, in Inghilterra. Nato a Villecresnes (Francia) il 26 marzo 1952 in una famiglia di origini friulane emigrata Oltralpe, Didier aveva un fratellastro, José Dolhem, di otto anni più grande, che aveva provato con qualche successo a fare il pilota professionista, arrivando addirittura ad esordire in Formula 1 nel 1974 (tre gare con la Surtees, una sola volta qualificato nel Gran Premio degli USA ma costretto al ritiro per decisione della squadra). Logico che il giovane Didier rimanesse affascinato dalla velocità a quattro ruote, nonostante da adolescente avesse avuto un certo successo nel nuoto fino a diventare campione della regione parigina all'età di quindici anni. La frequentazione con gli amici di José – gente del calibro di Patrick Depailler e Jean-Pierre Jarier – contribuì ad orientarlo verso i motori, prima su due e poi su quattro ruote.
Nel 1972 si iscrisse alla scuola di pilotaggio patrocinata dalla Elf, aggiudicandosi quel Volante eponimo che dall'anno precedente veniva assegnato al miglior giovane di Francia e, soprattutto, garantiva un supporto economico importante. In un periodo in cui la Francia sembrava produrre una nuova generazione di talenti finalmente destinata a portare un francese a diventare campione del mondo in Formula 1, Didier iniziò presto ad affermarsi, vincendo il campionato nazionale di Formula Renault nel 1974 e quello europeo della stessa categoria due anni dopo, rivaleggiando contro giovani come René Arnoux e Patrick Tambay. Nel 1977 vinse il Gran Premio di Monaco di Formula 3 e partecipò al campionato di Formula 2, finendo al terzo posto. Le porte della Formula 1 si aprirono, anche grazie al fatto che Ken Tyrrell aveva in squadra un vecchio amico di Didier come Depailler nonché uno sponsor come la Elf. Così Didier nel 1978 fece il suo debutto nella massima serie andando a punti cinque volte ma non fu in Formula 1 che la stella di Didier si affermò per la prima volta a livello mondiale. Quell'anno la Renault voleva assolutamente vincere la 24 Ore di Le Mans dopo le delusioni del biennio precedente e così schierò tre vetture ufficiali e una “ufficiosa”: una delle Alpine A442B era affidata ad un equipaggio formato dal ventiseienne Didier e al connazionale Jean-Pierre Jaussaud e fu proprio quella a vincere, battendo finalmente le Porsche 936.
Il 1979 vide Pironi ancora in Tyrrell e ancora con un vecchio amico come compagno di squadra: fu infatti Jarier a sostituire Depailler. A Zolder (Belgio) arrivò il primo podio (3°), risultato eguagliato nell'ultima gara a Watkins Glen (USA), al termine di una stagione conclusa al decimo posto della classifica Piloti e con il divorzio da Ken Tyrrell, che gli aveva impedito di correre di nuovo la 24 Ore di Le Mans, stavolta con la Porsche.
A Pironi non ci volle molto per trovare un sedile, accolto nel secondo team francese, la Ligier, che l'anno precedente aveva lottato per il titolo con Jacques Laffite. La convivenza con un altro connazionale non fu però semplice per Didier, che riuscì comunque ad ottenere ottimi risultati, cogliendo il suo primo successo in Formula 1 proprio in quella Zolder che sembrava sempre più trovare un posto importante nel suo destino. Pironi non era comunque convinto di proseguire l'avventura in Ligier, anche perché c'era una sirena ben più forte che suonava dal paese d'origine della sua famiglia: la Ferrari.
“La Ferrari ha ingaggiato per la stagione 1981 il pilota italo-francese Didier Pironi, che affiancherà Gilles Villeneuve”. Con la tradizionale stringatezza a Maranello annunciarono così – sottolineandone le origini italiane – la nuova coppia di piloti. Didier trovava ancora accanto a sé un pilota di lingua francese ma stavolta era quasi un coetaneo (Gilles era del 1950) e aveva le sue stesse ambizioni. I due fecero presto amicizia e iniziarono a frequentarsi anche fuori dai box: in pista, però, il canadese sembrava avere la meglio nella gestione di una monoposto molto scorbutica come la 126 CK, la prima spinta dal turbo che, oltretutto, non brillava certo per affidabilità. Villeneuve riuscì a vincere due gare, dando come sempre spettacolo, mentre Pironi non fece meglio di un quarto posto ma le sue doti nella messa a punto della vettura non passarono certo inosservate a Maranello.
Nel 1982 la squadra diretta da Mauro Forghieri schierò una vettura più evoluta, la 126 C2, che aveva le carte in regola per lottare per il titolo. La prima parte del campionato fu caratterizzata da una guerra sempre più accesa fra la FISA e la FOCA, che culminò nel boicottaggio da parte di quest'ultima del Gran Premio di San Marino a Imola, cui presero parte soltanto quattordici vetture e, fra le grandi, solo Ferrari e Renault. Erano i quattro piloti di queste due squadre – per la Régie correvano Alain Prost e René Arnoux – a giocarsi la vittoria di una gara abbastanza surreale, che sarebbe entrata nella storia proprio per il duello fra i due ferraristi, all'inizio forse inscenato come spettacolo per i tifosi ma poi, una volta finite KO le Renault, diventato reale e terminato con la vittoria di Didier davanti a Gilles.
Non è questa la sede per entrare nei dettagli di un episodio su cui restano ancora dei dubbi e delle responsabilità da chiarire – almeno pubblicamente. Quello che è certo è che quel giorno segnò la fine di un'amicizia, in modo irreparabile. Si dice che il tempo cura tutte le ferite ma Didier e Gilles non ebbero la possibilità di averne una conferma. Meno di due settimane dopo, l'8 maggio a Zolder – ecco il destino che ritorna sulla strada di Didier – Gilles fu vittima di un incidente nel corso delle qualifiche del Gran Premio del Belgio dopo che la sua monoposto aveva toccato quella di Jochen Mass ed era volata contro le barriere di protezione. Il canadese morì poche ore più tardi in ospedale, senza aver mai ripreso conoscenza.
Didier non corse in Belgio ma coi due podi di Monte Carlo e Detroit riuscì a portarsi in testa al mondiale. La corsa successiva fu a Montreal, dove la pressione del pubblico locale si fece sentire in maniera tremenda sul francese. In pole position, Didier fece un errore nella procedura di partenza rimanendo fermo in griglia al via, sfilato da quasi tutti i piloti: non ci riuscì un giovane italiano, Riccardo Paletti, che si schiantò sulla Ferrari riportando ferite che ne provocarono la morte poche ore dopo. Un altro colpo durissimo per Didier, che però trovò la forza di reagire e di infilare una serie di risultati – primo in Olanda, secondo in Gran Bretagna e terzo in Francia – che lo mandarono in fuga nella classifica Piloti.
A Hockenheim, il 7 agosto, nella seconda sessione di qualifica, la Ferrari di Didier urtò sul rettilineo che porta al Motodrom accidentalmente la Renault di Prost sul rettilineo che porta al Motodrom volando in aria, proprio come Gilles. Didier si salvò ma le sue gambe riportarono ferite tali che non fu più in grado di correre in automobile. La sua carriera in Formula 1 si chiuse così con tre vittorie in 70 Gran Premi, quattro pole position e tredici piazzamenti sul podio, un secondo posto nel Mondiale e un titolo Costruttori, entrambi arrivati in quel tragico 1982.
La voglia di correre non era stata scalfita dal destino. Didier, dopo una trentina di interventi chirurgici per ricostruire le gambe e dar loro una funzionalità accettabile, riuscì anche a tornare alla guida di una monoposto di Formula 1, effettuando un test con l'ATS e uno con la Ligier nel 1986: non era la velocità che gli mancava ma l'energia necessaria per correre per due ore di seguito. Così decise di provare un nuovo modo di correre, riunendo in un certo senso le sue due passioni sportive: correre con un motore ma sull'acqua. Anche in motonautica si dimostra subito competitivo, vincendo delle gare e lottando subito per il titolo iridato ma anche sull'acqua lo insegue un destino crudele. Nella Needles Trophy Race la sua barca, chiamata Colibrì, era in lotta per la vittoria quando finì su un'onda provocata da una petroliera che passava lì vicino e si ribaltò: Didier e i suoi compagni morirono nell'impatto con l'acqua, diventata come una lastra di marmo ad una velocità superiore ai 90 nodi.
Didier fu sepolto nel cimitero di Grimaud, vicino a Saint-Tropez (Francia), e oggi condivide la tomba col fratellastro José, deceduto meno di un anno dopo precipitando col proprio monomotore nei pressi di Saint-Étienne. Una suggestiva epigrafe ricorda il tragico destino di questi due piloti di F1: “Entre ciel et mer” (Tra cielo e mare). Pochi mesi dopo la sua morte, la sua compagna Catherine Goux dette alla luce due gemelli, che furono chiamati Didier e Gilles, in nome di un'amicizia che non fu mai riparata.