On this week #26: Nico Rosberg | Pirelli

On this week #26: Nico Rosberg

 

Il 27 giugno 1985 nasce a Wiesbaden (Germania) Nico Rosberg, unico figlio del finlandese Keke, campione del mondo di Formula 1 nel 1982, e della tedesca Sina. Cresciuto a Monaco, il giovane Nico non poteva non restare attratto dalle corse, non soltanto per l'esempio offertogli dal padre ma anche perché sulle strade del Principato ogni anno si svolge il Gran Premio più affascinante della Formula 1: inevitabile così che sin da piccolo cominciasse a prendere confidenza con i kart, già dall'età di sei anni. Ottimo studente (sarebbe arrivato ad avere un posto alla facoltà di ingegneria dell'Imperial College di Londra, cui rinunciò per continuare a correre) e incredibilmente dotato per le lingue – un talento che oggi gli consente di fare il commentatore spesso per tre canali televisivi di tre Paesi diversi nel corso dello stesso Gran Premio – Nico convinse il padre ad aiutarlo a crescere come pilota e a provare ad imitarne la carriera.

Nel 2000 incrocia per la prima volta il cammino di quello che sarebbe diventato la sua nemesi: Lewis Hamilton. All'inizio, fra i due coetanei – all'epoca compagni di squadra nei kart – c'è anche amicizia pur essendo comunque rivali ma dopo due anni Nico, grazie al supporto del padre, nel frattempo trasformatosi, in manager riesce a fare il salto nelle monoposto, in Formula BMW ADAC, e riesce anche a fare un test con una Williams di F1 mentre Lewis ha una famiglia che fatica a sbarcare il lunario. Nel 2005 Rosberg junior approda al team ART nella neonata GP2 Series e, nel frattempo, fa il terzo pilota per Williams, la squadra con cui il padre aveva vinto il Mondiale 23 anni prima. La vittoria nella prima edizione del campionato gli fa guadagnare anche un posto da titolare per l'anno successivo con la squadra di Grove al fianco dell'australiano Mark Webber.

Al suo debutto in Bahrain Nico ottiene il giro più veloce del Gran Premio ma questo resta il lampo più luminoso del suo anno da rookie, alle prese con una monoposto non esattamente competitiva. Il passaggio dal motore Ford a quello Toyota fa salire il livello della prestazione della Williams nelle stagioni successive, tanto che nel 2008 arrivano per il tedesco – questa la nazionalità scelta per correre in monoposto – due piazzamenti sul podio: terzo in Australia e secondo a Singapore. Ancora un passo avanti nel 2009, con undici piazzamenti in zona punti, gli vale la chiamata dalla Mercedes che torna in Formula 1 con una squadra ufficiale e non più solo come fornitore di motori: ad attenderlo un compagno di squadra come Michael Schumacher e un maestro come Ross Brawn per la scuola migliore che Nico potesse augurarsi per provare a spiccare il volo.

Nel frattempo, l'ex-amico - ma non ancora nemico – Lewis Hamilton non solo lo ha raggiunto ma lo ha anche superato. Campione nella GP2 nel 2006, sempre con la ART che dimostra di aver fiuto nella scelta dei piloti, l'inglese sfiora il titolo iridato nel 2007 al suo anno da rookie con la McLaren per poi conquistarlo la stagione successiva. Per ora non può esserci lotta fra i due, anche perché i mezzi a disposizione non sono allo stesso livello: la McLaren non sarà più la dominatrice della fine degli anni '90 ma rimane una monoposto in grado di vincere Gran Premi ininterrottamente fino al 2012. La Mercedes, invece, ha una crescita lenta ma costante, sulla quale Nico mette il suo segno. La prima vittoria della nuova era della Stella a tre punte la conquista proprio il tedesco, a Shanghai nel 2012.

Alla fine di quella stagione i destini di Lewis e Nico si ricongiungono. La Mercedes ingaggia infatti l'inglese, convinto da Niki Lauda e Ross Brawn ad abbandonare la McLaren che lo aveva cresciuto, e punta su Nico come suo compagno di squadra. Il primo anno, l'ultimo della storia della F1 coi motori aspirati, la monoposto soffre ancora di problemi di affidabilità ma arrivano comunque tre vittorie: due con Nico e una con Lewis, che però finisce davanti nella classifica del campionato.

Il 2014 segna l'inizio dell'era dell'ibrido e dell'era Mercedes. Dopo aver lavorato sostanzialmente per tutto un quadriennio sulla nuova motorizzazione e sulla costruzione di un team vincente, la squadra ora diretta da Toto Wolff si dimostra uno schiacciasassi inarrestabile: 16 vittorie su 19 Gran Premi e, ovviamente, doppietta iridata. A laurearsi campione del mondo è Lewis, che batte il rivale per undici successi a cinque ma il titolo rimane in palio fino all'ultima gara, grazie ad un regolamento bizzarro voluto da Bernie Ecclestone che assegna punteggio doppio al Gran Premio di Abu Dhabi che conclude la stagione. Anche il 2015 vede uno show della Mercedes (16 vittorie su 19) e Nico comincia ad avvicinarsi a Lewis: sei le vittorie per il tedesco, dieci per l'inglese. Il clima fra i due però diventa sempre più teso – celebre l'episodio nella cool down room di Austin dove i due si lanciano a vicenda il cappellino Pirelli da indossare sul podio nel giorno in cui Lewis si aggiudica il titolo, vincendo la gara grazie ad un errore di Nico – e stressante, tanto che il tedesco decide di affidarsi ad un mental coach per preparare al meglio la stagione successiva.

Il 2016 comincia nella maniera migliore per Nico, che infila una serie di quattro vittorie nelle prime quattro gare. Si arriva così a Barcellona, dove i due partono ancora una volta affiancati in prima fila ma, dopo poche curve, si toccano e finiscono entrambi fuori pista. La guerra è ormai aperta e Nico dimostra di aver imparato i trucchi del mestiere, comportandosi con malizia e furbizia e innervosendo progressivamente il compagno di squadra. Dopo il disastro spagnolo arrivano altri successi – a Baku, Spa, Monza, Singapore e Suzuka – ma Lewis non molla e rimonta con dieci successi ma con uno zero pagato carissimo per il cedimento del motore a Sepang.

Nell'ultimo Gran Premio ad Abu Dhabi a Lewis non basta vincere ma deve sperare che Nico finisca fuori dal podio. La Mercedes è però troppo superiore alla concorrenza e arriva l'ennesima doppietta della stagione e, conseguentemente, il bis iridato per la famiglia Rosberg. “Le sensazioni negli ultimi giri sono state semplicemente irreali, pazzesche!” – racconta Nico dopo la gara - “Non è stato piacevole. Una pressione enorme! Incredibilmente intenso! Orribile! Il più piccolo errore mi avrebbe fatto finire. Così difficile. La prima emozione è stata il sollievo. Al traguardo stavo piangendo a dirotto".

È il preludio alla fine. Il venerdì sera successivo a Vienna è in programma la classica cerimonia di premiazione ufficiale della FIA ma la mattina arriva una notizia che è come un fulmine a ciel sereno, per la Mercedes e per tutto il mondo del motorsport: Nico Rosberg si ritira. "Quest'anno è stato estremamente difficile perché ho dato il massimo. Ho spinto come un matto in tutte le direzioni. Ho realizzato il sogno della mia infanzia e non sono disposto a impegnarmi di nuovo in questo modo" - dichiara il tedesco - "Ho deciso di seguire il mio cuore e il mio cuore mi ha detto di fermarmi e di dedicarmi ad altre cose. È stato meraviglioso, ma mi sembra giusto così".

Nico mantiene la parola e non torna più a competere, dedicandosi alla sua bellissima famiglia, al ruolo di commentatore e, soprattutto, di imprenditore e di promotore dei valori della sostenibilità. Nel suo palmarès in Formula 1 figurano 23 vittorie, 30 pole position, 20 giri più veloci e 57 piazzamenti sul podio in 206 Gran Premi disputati e quel titolo iridato che permette ai Rosberg di diventare la seconda coppia, dopo Graham e Damon Hill, di padre e figlio a laurearsi campioni del mondo nella massima competizione automobilistica.