On this week #10 – Ricordando un grande eroe
In questa settimana di 47 anni fa, Niki Lauda ottenne la sua prima vittoria dopo il suo ritorno in patria dopo le ferite riportate al Nurburgring, ma il Gran Premio del Sudafrica del 1977 - la terza gara di quella stagione - sarà sempre ricordato per il terribile incidente che costò la vita all'emergente pilota britannico Tom Pryce e a un assistente di volo adolescente.
È stato uno di quegli incidenti che ha portato la Formula 1 a rivedere in modo sostanziale le procedure di marshalling: questa pratica è infatti parte del costante impegno che la Formula 1 ha messo in gioco negli anni per migliorare la sicurezza delle competizioni.
L'incidente è avvenuto al 23° giro di Kyalami, quando il pilota italiano Renzo Zorzi si è fermato a lato della pista, dal lato opposto rispetto ai box, per via di un incendio scoppiato sulla sua Shadow dovuto ad una perdita di carburante. Gli ci è voluto un po' di tempo per riuscire a scollegare il tubo dell'ossigeno che unisce il casco all'abitacolo. Due commissari hanno allora attraversato la pista cercando di aiutarlo, non avendo però avuto l'autorizzazione a procedere ad agire in un punto in cui i piloti non avrebbero potuto vederli, vicino a un ponte subito dopo il ciglio di una collina.
Hans-Joachim Stuck, che precedeva Pryce, ha evitato la prima persona per pochi millimetri, ma il secondo marshal, il diciannovenne Frederick Jansen Van Vuuren, è stato colpito a tutta velocità dall'altra Shadow guidata da Pryce.
L'estintore che stava portando Van Vuuren colpì Pryce sul casco, in un impatto che fu immediatamente fatale per entrambi. In quei giorni però, lo spettacolo stava contionuando, e mentre Lauda affermava che questa era probabilmente la sua vittoria più combattuta, una volta saputo dell'incidente sul podio, disse: "Non c'è stata più gioia dopo averlo saputo".
All'epoca, Pryce aveva solo 27 anni e sembrava avere le carte in regola per una carriera di successi. Al fatidico Gran Premio del Sudafrica era stato il più veloce nelle prove libere ed era già in trattativa per diventare il compagno di squadra di Mario Andretti alla Lotus per il 1978.
La Shadow non era certo la macchina più competitiva in circolazione, ma lui aveva già conquistato due podi: in Austria nel 1976 e all'apertura della stagione in Brasile nel 1977. Nel 1975, Pryce si aggiudicò il Gran Premio di Gran Bretagna e, nello stesso anno, vinse anche la Race of Champions a Brands Hatch (davanti a John Watson, Ronnie Peterson, Jacky Ickx ed Emerson Fittipaldi).
Watson, che correva per la Brabham all'epoca dell'incidente di Pryce, ha dichiarato: "Era chiarissimo che le capacità di Tom erano superiori a quelle dei suoi contemporanei".
Ciò che rende la storia di Pryce così avvincente è che le sue origini sono state quanto di più umile si possa immaginare. È cresciuto in un piccolo angolo del Galles e ha studiato come meccanico di trattori, dopo aver rinunciato al suo sogno di diventare pilota perché pensava di non essere abbastanza intelligente.
Grande appassionato di auto e di corse, la sua vita cambiò nel 1970, quando partecipò alla Crusader Cup: un mini-campionato per gli allievi delle scuole di corsa automobilistica sostenuto dal quotidiano britannico The Daily Express. Pryce vinse senza sforzi e ricevette in premio una Lola Formula Ford. In seguito, Pryce scalò rapidamente i ranghi della Formula 3 e della Formula 2 e si apprestò a fare il suo debutto in Formula 1 con la neonata scuderia Token a Monaco nel 1974. Ma gli organizzatori non vollero farlo partecipare a causa della sua inesperienza e gli offrirono invece un posto sulla griglia di partenza della Formula 3.
Pryce, figlio di un poliziotto gallese e di un'infermiera, vinse quella gara nello scintillante Principato con 20 secondi di vantaggio, avviandosi sempre di più al vertice di questo sport, la Formula 1. La tragedia, come purtroppo accade per tutte le storie come questa, è che non lo sapremo mai con certezza. Ma resta il fatto che Pryce fu sostituito da Alan Jones dopo l'incidente, e vinse la sua prima gara con la Shadow prima della fine della stagione, per poi diventare campione del mondo tre anni dopo.
Poteva esserci Tom al posto suo: di certo la maggior parte di coloro che gareggiavano contro di lui all'epoca, come Watson, credevano che avesse il talento per andare fino in fondo.
Quasi 50 anni dopo Pryce viene spesso ricordato più per la sua terribile morte, avvenuta il 5 marzo 1977, che per la sua eccezionale vita. Ma se vi recate nella sua città natale, Ruthin, non lontana dal circuito di Anglesey, dove Price ha un rettilineo che porta il suo nome, troverete una scultura commemorativa in Clwyd Street, vicino al centro. Sulla targa è scritto: "Tranquillo e senza pretese, è stato un pilota da Gran Premio di una brillantezza quasi ineguagliabile".
Un epitaffio appropriato per un talento promettente stroncato molto prima del tempo.