Il weekend perfetto della McLaren | Pirelli

Il weekend perfetto della McLaren

 

Non capita tutti i Gran Premi di fare doppietta in qualifica e doppietta in gara. Alla McLaren non succedeva addirittura da quasi 17 anni, da quando nel Gran Premio d'Italia del 2007 Fernando Alonso e Lewis Hamilton non chiusero davanti a tutti sia la classifica delle qualifiche che quella della gara. Quel giorno, Andrea Stella era a Monza ma indossava una divisa di un altro colore, quello della Ferrari, visto che all'epoca aveva il ruolo di performance engineer di Kimi Raikkonen. Tanta acqua è passata sotto i ponti e l'ingegnere di Orvieto non soltanto ha lasciato Maranello alla fine del 2014 proprio per passare a quella che allora era l'arcinemica della Ferrari ma a Woking ha scalato tutti i gradini dell'organizzazione del team fino ad assumere l'incarico di Team Principal. 


L'unica ombra – se tale si può definire – sul fine settimana delle papaya è stata legata alla gestione delle posizioni in pista dopo il secondo e ultimo pit-stop, quando Lando Norris si è ritrovato davanti a Oscar Piastri. In quel momento è iniziato un dibattito radiofonico in mondovisione fra il muretto e i due piloti, svoltosi in maniera molto diplomatica e pacata – niente a che vedere con i vivaci scambi di idee fra Max Verstappen e il suo ingegnere di pista Gianpiero Lambiase che andavano in onda in contemporanea, ma questa è un'altra storia – ma comunque non banale, visto che si stava discutendo su chi dovesse essere il vincitore: Lando, che in quel momento era in testa e che aveva una chance di accorciare in maniera significativa la distanza dal leader del campionato, oppure Oscar, che aveva condotto la corsa fino a quel momento e cui era stato assicurato che l'undercut cui era stato esposto non avrebbe pregiudicato il suo primo successo in Formula 1? 

Alla fine, ha prevalso la ragion di Stato, pardon di squadra, e Lando ha lasciato passare il compagno a quattro giri dalla fine. Non sappiamo se Andrea, cui spetta in ultima analisi la responsabilità di una simile decisione, abbia in quei lunghi minuti ripensato alle situazioni simili vissute quando era a Maranello e gli ordini di squadra facevano esplodere feroci polemiche, basti pensare a Gran Premi come quello dell'Austria 2002 o quello di Germania 2010, gare in cui Andrea era presente in pista. La McLaren di oggi ha agito con pragmatismo, privilegiando l'interesse di lungo periodo alla facile ricerca del compiacimento della critica. Non è stata una decisione semplice e sicuramente Andrea avrà pensato al suo passato nelle ore successive, probabilmente con un sorriso perché avrà realizzato che, oggi come allora, i critici più feroci spesso dimenticano che la prima responsabilità di chi dirige un team è di assicurare non soltanto il miglior risultato possibile ma anche che la squadra possa affrontare momenti come questo in maniera unita e costruttiva, seguendo un percorso di crescita e di rafforzamento interiore, condizione fondamentale per poter aspirare a quegli obiettivi di lungo termine cui un team glorioso come la McLaren non può non ambire. 

A giudicare dalle reazioni a caldo dei piloti, la prova del fuoco è stata superata. Certo, Lando non può essere contento di aver rinunciato ad una vittoria perché un pilota non è mai felice di far passare qualcuno, men che meno il suo compagno di squadra. Andrea dovrà parlarci con calma, magari ricordandosi di quello che avrà sentito dire a Jean Todt a Michael Schumacher e a Rubens Barrichello ventidue anni fa o alle riflessioni che avrà condiviso con Fernando Alonso e Stefano Domenicali, allora Team Principal della Scuderia, nel dopo Hockenheim 2010. L'esperienza viene sempre utile, quando uno meno se lo aspetta…