Il valzer degli addii
Ultima gara, ultimi applausi dell'anno e, per qualcuno, un addio ai colori indossati per una parte significativa della carriera o, addirittura, alla Formula 1. La sedicesima edizione del Gran Premio di Abu Dhabi non fa eccezione, perlomeno per tre dei venti protagonisti.
Valtteri Bottas sarà alla sua ultima recita con la Sauber e, al momento, non sa ancora quale sarà il suo destino l'anno prossimo. Attualmente per il finlandese – 245 Gran Premi, dieci vittorie, venti pole position e 67 piazzamenti sul podio – non c'è posto sulla griglia 2025: al massimo può aspirare ad un ruolo da riserva, plausibilmente nella squadra dove ha colto quasi tutti i suoi successi, vale a dire la Mercedes. Non è quindi certo che le sue statistiche rimarranno invariate ma è verosimile che il 2025 non vedrà alcun pilota finlandese al via del mondiale, circostanza che non si verificava dal 1988.
Chi ha già una volta detto addio alla Formula 1 e poi è tornato sui suoi passi è Kevin Magnussen, che in questo weekend si appresta a disputare il suo Gran Premio numero 185, il centoquarantacinquesimo con la Haas. Il pilota danese aveva già salutato il circus alla fine del 2020 ma era poi stato richiamato all'inizio del 2022 per sostituire, sempre nella squadra americana, il russo Nikita Mazepin, colpito dalle sanzioni imposte dalla FIA dopo lo scoppio della guerra fra il suo paese e l'Ucraina. Il risultato migliore nella carriera di Magnussen rimane il secondo posto di Melbourne, proprio nella sua gara d'esordio in Formula 1, al volante di una McLaren. L'anno prossimo Kevin correrà nel WEC, con il team ufficiale della BMW.
Il posto di Magnussen in Haas sarà preso l'anno prossimo da Esteban Ocon, che però non potrà celebrare nessuna festa d'addio. Il francese non ha infatti potuto salutare l'Alpine, la squadra in cui ha militato nelle ultime tre stagioni (più una quarta quando ancora si chiamava Renault) e che ha portato all'unico successo della sua travagliata storia (in Ungheria nel 2021), essendo stato appiedato lunedì scorso dopo il Gran Premio del Qatar.
Chi invece avrà sicuramente un futuro in Formula 1 ma non sa ancora quando lo avrà è Franco Colapinto. L'argentino ha esordito a Monza e domenica disputerà il suo nono Gran Premio con la Williams accanto ad Alex Albon ma la squadra inglese aveva già assegnato il suo sedile per l'anno prossimo a Carlos Sainz. Molte le voci che si sono succedute in queste settimane ma, per il momento, non c'è nulla di concreto.
Proprio lo spagnolo vive questo fine settimana un momento molto emozionante della sua carriera. La Ferrari è stata la sua casa per queste quattro stagioni, il periodo più lungo trascorso con la stessa squadra: con la Rossa ha vinto il primo Gran Premio della sua carriera (quattro i successi complessivi, sei le pole e 26 i piazzamenti sul podio, di cui due con la McLaren) e con lei pensava di restare ancora a lungo ma a Maranello hanno preferito puntare su Hamilton. Sainz ha sperato a lungo di trovare un posto in un top team ma, alla fine, ha dovuto ripiegare su una scommessa, quella rappresentata dalla Williams. Non sarà facile riabituarsi al clima della seconda parte della classifica dopo aver assaporato la vetta ma Sainz ha una forza di volontà non comune che lo aiuterà tantissimo in questa sua nuova avventura. Nel frattempo, farà di tutto per lasciare Maranello da campione del mondo Costruttori, un'impresa difficilissima vista la situazione in classifica ma non impossibile da realizzare.
Ed eccoci all'addio più significativo di questo fine settimana di Abu Dhabi. Sono giorni particolari per Lewis Hamilton, gli ultimi trascorsi con la Mercedes, la squadra grazie a cui è diventato il pilota più vittorioso nella storia di questo sport. Sulle pareti del garage di Abu Dhabi c'è una scritta che sintetizza il posto che la Mercedes ha avuto e sempre avrà nella storia sportiva, ma non solo, di Lewis: “ Ogni sogno ha bisogno di un team”. Se Hamilton è diventato il pilota più vincente della storia della Formula 1 lo deve non soltanto al suo talento ma anche a ciò che la Mercedes gli ha saputo dare dal 2013 ad oggi: non soltanto in termini di strumenti – la monoposto, gli ingegneri, i meccanici – ma anche di capacità di farlo crescere ed esprimere come la sua personalità richiedeva.
Lewis era arrivato a Brackley avendo già dimostrato di essere un vincente – con la McLaren era stato campione del mondo nel 2008 e aveva già vinto 21 Gran Premi – ma con la Mercedes è diventato un personaggio planetario, capace di ispirare tantissimi giovani e di portare il suo sport ad esplorare territori che, dieci anni fa, nessuno avrebbe mai pensato di arrivare. Il suo palmarès con la Stella a tre punte è impressionante: 245 gare, 84 vittorie, 78 pole position, 153 podi. Soprattutto, otto campionati Costruttori e sei Piloti. È la partnership più ricca di successi nella storia di questo sport, superiore persino a quella fra Michael Schumacher e la Ferrari. E proprio a Maranello Hamilton cercherà di prendersi quell'ottavo titolo che lui ritiene gli sia stato portato via ingiustamente dalla direzione di gara proprio qui ad Abu Dhabi tre anni fa. Un compito che sarà tutt'altro che facile per il pilota inglese, che si troverà ad inserirsi in una realtà totalmente diversa da quella che ha conosciuto fino ad ora. Perché la Ferrari, checché se ne dica, è e rimarrà qualcosa di speciale: Hamilton lo sa ed è per questo che la sua sfida diventa ancora più grande.