Hockenheim ringrazia Niki
Trasformazione nel senso più ampio: nel disegno, nelle caratteristiche tecniche, nel peso storico e di simbolo. Tutto iniziò nei anni Trenta con un tracciato stradale grossomodo a forma di triangolo, da percorrere in senso antiorario su un giro lungo ben 12 chilometri, quasi tutti nello scuro dei fitti boschi della zona attorno alla cittadina che dà il nome al circuito. Qualche anno dopo la Germania hitleriana iniziò a disseminare il Paese di nuovi tracciati, in una rincorsa senza fine al mito dell'automobile e della velocità, concetti che presero un forte significato simbolico anche sul fronte della potenza industriale ed economica, accelerando l'avvicinamento alla Seconda Guerra Mondiale.
Nel 1938 Hockenheim subì quindi la prima grande modifica. Se ne fece un impianto permanente: un grande lavoro di disboscamento consentì l'entrata nel profondo del bosco con lunghi rettilinei molto più larghi dei precedenti, con la realizzazione di quella che per oltre mezzo secolo resterà la mitica Ostkurve e determinando la tipica forma ovale con rettilinei velocissimi e su una lunghezza di poco superiore ai sette chilometri. Del 1964 è la realizzazione del Motodrom: una serie di curve piuttosto lente e costeggiate da grandi tribune e da un nuovo complesso box. Questa è la forma con la quale Hockenheim è ricordato negli anni. Accorciato a 6.768 metri, ora con percorrenza oraria, il nuovo tracciato ha presto ospitato gare a quattro e due ruote.
A fine anni '60, Hockenheim era uno dei circuiti più veloci al mondo. Fu la morte del bi-campione del mondo Jim Clark, nel 1968 in una gara di Formula 2, a fare decidere per la realizzazione di due chicane a interrompere i lunghi rettilinei, abbassando quindi notevolmente la velocità media. In questa conformazione la pista ospitò nel 1970 il suo primo GP di Germania. Ma a tenere il pallino della Formula 1® di passaporto tedesco era sempre il mitico Nürburgring, e questo era un equilibrio apparentemente intoccabile. Questo, almeno, fino al tremendo incidente di Niki Lauda.
Nel 1977, un anno dopo l'indimenticabile rogo della Ferrari numero 1 e tutta l'epopea del campione austriaco a lungo fra la vita e la morte prima di un rientro prodigioso, i 23 chilometri della Nordschleife uscirono per sempre dal campionato (vi sarebbero rientrati qualche anno più tardi, ma in una versione accorciata e annacquata) e iniziò l'era di Hockenheim nei Gran Premi. Esattamente come Niki Lauda proponeva già prima del suo incidente, per ragioni di sicurezza. E molto simbolicamente fu proprio il pilota della Ferrari a vincere nel ‘77 il Gran Premio tornato su quei rettilinei in mezzo al bosco, congliendo un successo poi determinante per la conquista del titolo a fine stagione.
Anche Hockenheim non andò però immune da incidenti anche gravissimi. Nel 1980 la morte del francese Patrick Depailler nel corso di un test privato con l'Alfa Romeo. Nel 1982 l'incidente in prova che gambizzò Didier Pironi in piena corsa per quel titolo iridato, interrompendone la carriera di pilota e provocando nel pilota francese una tale smania di velocità-a-tutti-i-costi che lo portò a cimentarsi nelle competizioni nautiche off-shore, dove trovò la morte nell'agosto 1987.
Nel 2002, l'ultima trasfigurazione di Hockenheim. La legge commerciale che determina tutto in F1® ne decise l'accorciamento ai 4.574 metri attuali, con il taglio di tutta la sezione velocissima fino alla Ostkurve e questo -pare- perché nello scuro del bosco gli striscioni degli sponsor mancavano di visibilità. Nuove curve lente vennero realizzate per collegare il confermato Motodrom e il vecchio rettilineo box fino alla Nordkurve, a una nuova sezione piena di tribune.