GP del Giappone – Alla scoperta del Sol Levante
Il 2018 è l'anno del boom di turisti in Giappone: ad agosto erano già oltre 20 milioni, per fine anno si potrebbe raggiungere la quota record di 30 milioni. Ma cos'è che ha scatenato questa ondata di “Japonisme”? Una tradizione millenaria coltivata e rispettata, certamente. Ma il profondo culto delle radici s'intreccia a un forte spirito di innovazione, una visione del futuro affascinante. L'attrazione dei poli opposti che crea qualcosa di unico. E poi dietro la cortesia e la civiltà composta del popolo giapponese si nasconde spesso un po' di follia. Quella follia che in fondo è quello che tutti gli appassionati di motori cercano. E la diciassettesima tappa di questa stagione di Formula 1, sullo storico circuito di Suzuka, è un invito ad andare alla scoperta del Kansai, la piccola regione nel cuore del Giappone che può vantare una straordinaria concentrazione di siti storici, culturali e naturalistici. Dalla frenesia metropolitana di Osaka all'atmosfera cosmopolita di Kobe fino al fascino mistico di Nara, nell'arco di pochi chilometri è possibile vivere le mille sfumature di questo paese.
Immaginando un breve itinerario legato al Gran Premio, naturalmente si parte da Suzuka City, una piccola cittadina industriale che ospita una nutrita comunità brasiliana ed è famosa per le sue botteghe di artigianato tradizionale, ad esempio quelle della carta e dell'inchiostro. Al di là del Tsubaki Grand Shrine, uno dei più antichi santuari del paese, non offre altri spunti interessanti. Scendendo di poco sulla costa, vale la pena una visita all'Ise-jingu, il santuario shintoista più venerato di tutto il Paese, circondato da una fitta foresta.
Spostandosi all'interno si incontra la piccola Nara, già prima capitale permanente del Giappone, insieme a Kyoto custode del patrimonio culturale nipponico. Tra gli otto siti di Nara dichiarati Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco c'è Todai-ji, un maestoso tempio immerso nel verde del parco Nara-koen e che custodisce la statua del Buddha più grande del paese, il Daibutsu: 437 tonnellate di bronzo e 130 chili d'oro. È qui inoltre che oltre mille cervi – simboli nazionali e un tempo considerati messaggeri degli dei – si muovono liberi tra i visitatori e i templi. Ma quando si parla di templi, la tappa irrinunciabile è Kyoto, città incantevole arricchita da 1660 edifici buddisti e gli oltre 400 santuari shintoisti, tra i quali il Fushimi Inari Taisha, un complesso che comprende un sentiero di quattro chilometri che si snoda lungo la montagna ed è scandito da centinaia di Torii, le colonne con una trave in cima che compongono delle porte rosse.
Spostandosi verso ovest, Osaka offre l'immagine più dinamica e avveniristica del Giappone. Al di là del fiume e del grazioso centro, è una metropoli dove domina una contemporaneità esasperata, tra grattacieli e neon che trascinano in un'atmosfera pop. Qui sulla lezione dell'estetica tradizionale, presente sottotraccia, prevale quella dello stile visuale contemporaneo. Ma soprattutto, Osaka è una città dove si mangia benissimo (non a caso il motto cittadino è kuidaore, “mangia fino a scoppiare”).
Adagiata su un pendio affacciato sul mare, Kobe mantiene quell'aria di avamposto sociale risalente all'epoca in cui fungeva da accesso marittimo alla regione. Contenuta nelle dimensioni, è una cittadina che forse si apprezza camminando senza meta, fermandosi e facendo tappa tra uno scorcio e un ristorante tipico.
E tornando infine verso l'interno del Kansai, è d'obbligo una passeggiata nella foresta mistica dell'Oku-no-in, un cimitero buddista sul monte Koya-san. Anche perché, oltre al clima mite e dolce, in questo periodo dell'anno si può ammirare una vegetazione con sfumature incantevoli. In autunno, infatti, va in scena lo spettacolo del momijigari, il rito del foliage giapponese, l'equivalente dell'hanami primaverile che a ottobre ha il suo culmine. Le chiome degli alberi, in particolare quelle degli aceri e dei ginko, si colorano di rosso, giallo e ocra. Colori che si possono intravedere anche intorno al circuito di Suzuka, dove le vetture sfrecciano tra il verde e le mille varianti autunnali create dalla foglie.