François Cevert: Il pilota che ispirò una generazione | Pirelli

On this week #40: François Cevert

 

Il 6 ottobre 1973 muore in un incidente durante le prove ufficiali del Gran Premio degli USA a Watkins Glen il pilota francese François Cevert. Pochi piloti – forse soltanto Gilles Villeneuve – sono riusciti a lasciare una traccia così forte nella storia della Formula 1, accompagnando un indubbio talento ad uno stile di vita e un fascino irresistibile – testimoniato dalla bellezza delle donne che gli si accompagnavano (all'epoca si vociferò anche di un flirt con una diva come Brigitte Bardot) che, unitamente alla sua tragica e prematura fine, lo hanno fatto entrare nell'immaginario collettivo di un mondo che oggi non esiste più ma che continua ad attrarre l'attenzione, sia dei giovani sia di chi di anni ne ha accumulati già tanti.

François era figlio di Charles Goldenberg, un gioielliere russo di origine ebraica, emigrato in Francia per sfuggire alle persecuzioni antisemite della Russia zarista, e di Huguette Cevert: lui e il fratello maggiore furono registrati all'anagrafe col nome della madre per non attirare l'attenzione dei nazisti che occupavano la Francia e delle autorità collaborazioniste, anche perché il padre si era dato alla clandestinità per combattere insieme ai partigiani.

La sua passione per le corse fu alimentata dalla sorella maggiore Jacqueline, fidanzata – e, successivamente moglie - di Jean-Pierre Beltoise, pilota di moto e poi di automobili che arrivò anche a correre in Formula 1. Così l'ancora minorenne François iniziò a correre prima sulle due ruote e poi, nel 1966, conquistò quel Volante Shell che in Francia era il maggior riconoscimento per i giovani talenti, battendo un altro talento come Patrick Depailler, e dava un sedile nella Formula 3 nazionale, dove esordì l'anno successivo. Nel 1968 Cevert vinse il titolo nella stessa categoria con il team Tecno che, nel 1969, lo fece debuttare nel Campionato Europeo di Formula 2, dove concluse al terzo posto alle spalle del connazionale Johnny Servoz-Gavin e del tedesco Hubert Hahne.

Proprio Servoz-Gavin fu, suo malgrado, determinante nel destino di Cevert. Nel 1970 il francese della Tyrrell annunciò improvvisamente il suo ritiro dalle corse, lasciando un sedile libero nella squadra di Jackie Stewart. Lo scozzese aveva avuto modo di vedere da vicino il talento di Cevert in una gara dell'anno precedente sul circuito di Crystal Palace e lo consigliò caldamente al patron Ken Tyrrell e ne divenne un vero e proprio mentore. A Zandvoort arrivò l'esordio, a Monza il primo punto iridato e, a fine stagione, la conferma in una squadra che l'anno dopo avrebbe costruito da sola i suoi telai. Nel 1971 la Tyrrell fu subito competitiva ma Cevert ebbe un inizio di stagione complicato, contrassegnato da troppi incidenti, ma poi arrivarono i secondi posti in Francia e in Germania, con i quali il francese si dimostrò all'altezza delle aspettative e del ruolo di scudiero di Stewart. Mancava solo la vittoria: una volta che il caposquadra aveva conquistato il suo secondo titolo iridato, Cevert poteva giocarsi tutte le sue carte e lo fece nella maniera migliore proprio nell'ultimo Gran Premio dell'anno a Watkins Glen, dove conquistò il suo primo e unico successo in Formula 1.

Il francese aveva dimostrato di poter essere in grado di vincere ma la Tyrrell dell'anno successivo non fu altrettanto veloce: soltanto due i podi nel 1972, a Nivelles (Belgio) e ancora a Watkins Glen, una pista che, evidentemente, era nel suo destino in un anno che vide trionfare la Lotus di Emerson Fittipaldi. Altra musica nel 1973, con la Tyrrell che tornò ad essere competitiva ai massimi livelli: Cevert fu fondamentale nel supportare la corsa di Stewart verso il terzo Mondiale salendo ben sette volte sul podio ma il destino era in agguato. Già a Zandvoort la morte si era portata via Roger Williamson e poi a Mosport, in Canada, quando ormai il discorso campionato si era chiuso una prima zampata sfiorò Cevert, sotto forma di un brutto incidente in cui riportò una seria ferita ad una caviglia. A Watkins Glen, ultima gara dell'anno, era ancora in palio la possibilità di chiudere la stagione al secondo posto ma in un'uscita di pista durante le qualifiche si ribaltò più volte e si fermò solamente contro il guardrail, finendo intrappolato fra le lamiere. Non ci fu nulla da fare perché l'impatto fu violentissimo, tanto da provocare l'immediata morte del pilota. Fra i primi ad arrivare sul luogo dell'incidente ci fu proprio Stewart: già segnato dai tanti lutti che avevano accompagnato la sua carriera in pista, lo scozzese avrebbe annunciato di lì a poco il suo ritiro dalle corse e avrebbe sempre ricordato quell'esperienza come una delle più traumatiche della sua vita.