Formula 1: Pirelli dagli esordi a oggi
Infatti, Pirelli, conta più di un secolo di successi in varie competizioni, siano esse automobilistiche come Formula 1, Rally o Mille Miglia, sia motociclistiche come ad esempio la Superbike.
I primi successi Pirelli risalgono all'inizio del 1900, quando vinse il raid Pechino-Parigi. Questa gara lunghissima fu vinta dalla squadra italiana che era equipaggiata proprio con pneumatici Pirelli. Il traguardo fu tagliato dopo due mesi esatti dalla partenza della gara il 10 agosto 1907, data in cui Pirelli vinse il suo primo premio nelle gare automobilistiche.
Tuttavia furono gli anni venti a vedere un impiego massiccio degli pneumatici Pirelli durante le gare automobilistiche: nella sua carriera Pirelli ha visto susseguirsi un grande numero di vittorie, dalla prima del 1907 sino ai giorni nostri.
L'evoluzione degli pneumatici ha fatto storia. Grazie a Pirelli, le svolte tecnologiche che hanno segnato i passi salienti dell'innovazione e dell'evoluzione degli pneumatici assumendo caratteristiche che hanno modificato materiali e forme, si possono riassumere con questi importantissimi traguardi: l'introduzione agli inizi degli anni cinquanta del radiale Cinturato, negli anni ottanta quella dello pneumatico ribassato, per passare ad un processo produttivo innovativo nel 2000 e l'utilizzo della sala mescole automatizzata.
Questi traguardi hanno permesso di ottenere lo pneumatico di oggi, non solo per le corse automobilistiche come quelle della massima categoria, ma anche sulle strade urbane che percorriamo tutti i giorni.
Come abbiamo accennato gli anni cinquanta hanno segnato la prima svolta della storia dello pneumatico. Nel 1951 si inizia con l'Alfa 159 che per la prima volta utilizza il rivoluzionario cinturato. Questa tecnologia innovativa, introdotta e sviluppata da Pirelli prende il nome dalla cintura radiale che avvolge la carcassa dello pneumatico.
La cintura radiale fu realizzata in fibra tessile e successivamente subì una trasformazione per utilizzare un materiale metallico molto più resistente.
In questo modo si apre la strada ad una concezione nuova di coperture a concezione allargata. Il processo evolutivo degli pneumatici subì una grande accelerazione e nel giro di un solo decennio portò all'utilizzo dei tubeless.
La grande forza di questa tecnologia fu permettere un minore attrito al rotolamento ed acquisire una sicurezza maggiore in caso di foratura. Lo pneumatico vecchio stile, in caso di rottura della camera ad aria perdeva la pressione in modo molto repentino, con il tubeless, invece, l'oggetto che ha provocato la foratura, molto spesso, rimane conficcato nello pneumatico assumendo una funzione di tappo. In questo modo la perdita d'aria è molto più lenta. Tuttavia, anche il tubeless ha delle controindicazioni, come ad esempio il rischio di esplosione dovuto all'assottigliamento della superficie dell'impronta a terra o dei laterali.
Con i nuovi studi aerodinamici effettuati sulle monoposto, le forze verticali che agiscono sulle vetture e soprattutto sugli pneumatici crescono in modo esponenziale. Per questo motivo è servito un nuovo adeguamento per permettere alle gomme di sostenere in modo appropriato tutto questo carico superiore delle forze in gioco.
La larghezza degli pneumatici fu aumentata di dimensione, sino ad arrivare a 40 centimetri di larghezza.
Lo studio dell'allargamento delle strutture ha permesso di ottenere in venti anni pneumatici più larghi e di moltiplicare le sezioni di appoggio mantenendo sempre un battistrada ben scolpito.
Nel 1971 ci fu una nuova rivoluzione delle forniture degli pneumatici da pista con l'arrivo degli slick. Questi pneumatici sono stati ideati proprio per girare sui circuiti di gara. Questo ha permesso di arrivare ad una ulteriore evoluzione: le mescole.
L'evoluzione dello studio delle mescole ha permesso di abbandonare le gomme naturali per lasciare spazio a quelle sintetiche. I composti sintetici, rispetto a quelli naturali, si sono rilevati molto più teneri, pertanto hanno permesso di ottenere un coefficiente di aderenza molto più elevato.
Con la Lotus b56 del 1971 il livello di stress delle coperture delle gomme ha continuato a crescere in modo vertiginoso. Questa vettura fu equipaggiata con un motore a turbina di ben 600 cavalli di derivazione aeronautica. Il motore, installato alle spalle del pilota, aggiunto ad una trasmissione di quattro ruote motrici, ha portato ad un peso eccessivo e a una poderosa coppia motrice che ha provocato un consumo anomalo delle coperture delle ruote anteriori che si sono ritrovate a dover sopportare molteplici fattori di stress che fino ad allora erano rimasti ignoti.
Nel 1979, la Ferrari T4 vinse il titolo mondiale equipaggiata con pneumatici radiali. Questa soluzione fu indispensabile, perché l'imperante tecnologia dell'effetto suolo, attraverso le minigonne aumentò la pressione della vettura verso il basso, causando una sollecitazione superiore alle carcasse.
La caratteristica dello pneumatico radiale, indispensabile per sopportare questo carico di stress superiore, fu la maggiore rigidità dello stesso. Questa rigidità fu assicurata dall'abbinamento della struttura interna classica con una fascia in materiale metallico che si estendeva in tutta la larghezza della gomma.
Negli anni ottanta, Pirelli ha introdotto un'ulteriore tecnologia innovativa per gli pneumatici da corsa: la bimescola.
L'introduzione della bimescola ha permesso di produrre pneumatici che assicurano maggiori prestazioni in qualifica e un deterioramento molto contenuto durante la gara.
Questa soluzione ha combinato in un unico pneumatico due diversi rivestimenti di battistrada. Nella sezione interna è stata adottata una mescola più dura che, con il deterioramento dello pneumatico, veniva usata in gara, una volta che la mescola esterna più morbida, che permetteva un maggior grip, veniva consumata. In questo modo le performance superiori della mescola morbida venivano utilizzate in fase di qualifica. Lo strato morbido, inoltre, permetteva di eliminare i problemi di trazione e patinamento, in modo da sfruttare in pieno le tarature di sovralimentazione in qualifica dei motori turbo.
La presenza di Pirelli sulle piste di formula uno è stata un po' altalenante, lasciando per qualche anno il timone ad altre case concorrenti.
Nel triennio che va dal 1989 al 1991 la Pirelli torna in pista con il nuovo Pirelli P7, portando alla vittoria la Benetton e del tre volte campione del mondo Nelson Piquet.
Negli ultimi trenta anni di evoluzione tecnologica degli pneumatici, l'unico elemento che è rimasto intatto è il battistrada dello pneumatico slick. La carcassa radiale, la tecnologia della bimescola, l'utilizzo dei materiali compositi nella struttura sono stati tutti step tecnici di transizione che ci hanno permesso di arrivare ai giorni nostri e alle gomme attuali per le monoposto della Formula 1.
Lo sviluppo dello pneumatico e delle monoposto ci ha portato all'era moderna con vetture sempre più sofisticate. Pirelli di conseguenza ha sviluppato pneumatici sempre più evoluti sia nelle strutture, che utilizzano materiali compositi a più strati, sia nelle mescole, che offrono soluzioni specifiche per assicurare grip e prestazioni elevate in qualsiasi condizione di strada, anche quelle più severe, che solo le monoposto della massima categoria sono in grado di riprodurre sui vari circuiti del mondiale di Formula 1.
Dal 2011, Pirelli è l'unico fornitore di pneumatici per il campionato del mondo di Formula 1, di superbike e di altri importanti campionati monomarca.
Del marchio Pirelli, gli pneumatici più conosciuti sono quelli della gamma P Zero, che rappresentano un punto di riferimento assoluto. Le prestazioni che questi pneumatici permettono di ottenere sono molto alte e li rendono gli pneumatici ideali per le vetture supersportive di lusso come Maserati, Lamborghini, McLaren e Ferrari.
P Zero ha rappresentato l'innovazione tecnologica degli pneumatici. Lo pneumatico ribassato, caratteristica principale del P Zero, ha permesso di lasciare una impronta significativa nella storia delle gomme e di elevare le prestazioni di tenuta su strada delle auto sportive. Dal 2011 questa tecnologia è stata portata anche nella F1, portando altra aria di rinnovamento in questo campo.
L'importanza che assumono gli pneumatici sulle piste di Formula 1 è indiscussa: le mescole, l'aderenza sull'asfalto, poter affrontare ogni condizione meteorologica e portare tutte le prestazioni all'estremo, sono costanti che su ogni circuito portano a garantire di ottenere del vantaggio in termini di tempo. In un giro di pista anche pochi millesimi possono fare la differenza per ottenere massimi risultati.
Per questo motivo Pirelli ha continuato a studiare soluzioni sempre più performanti e per il suo ritorno nella massima categoria ha portato diverse tipologie di slick destinate alle gare in caso di condizioni di asciutto, di uno pneumatico intermedio sviluppato per affrontare le gare in condizioni di asfalti umidi e condizioni atmosferiche incerte con pioggia leggera e di uno pneumatico da pioggia, in grado di affrontare acqua intensa.
Secondo il regolamento imposto dalla FIA, Pirelli, in tempi record, ha modificato i propri impianti per poter creare un team apposito per affrontare la nuova avventura di Formula 1 dopo molti anni di assenza sui circuiti.
Gli pneumatici slick, quelli da asciutto, presentano un battistrada privo di scanalature e intagli. Per quanto riguarda questo tipo di pneumatico, Pirelli ha messo a disposizione più versioni di gomma, ognuna con caratteristiche particolari che permettono di adattarsi a qualsiasi tipo di pista e condizione del gran premio:
• Supersoft, rossa, ideale per circuiti lenti e tortuosi con temperature tendenti al freddo, ideale per quando si necessita di molto grip.
• Soft, gialla, la maggiormente utilizzata in gara. E' lo pneumatico che rappresenta l'equilibrio tra prestazioni e durata, offre il massimo vantaggio competitivo in tutte le condizioni della vettura come inizio gara con il pieno di carburante e alla fine della gara quando si è molto scarichi.
• Medium, bianca. E' lo pneumatico più versatile e appropriato per i circuiti ad alta velocità.
• Hard, arancione. La mescola più dura della gamma slick. Questo pneumatico viene usato per i circuiti abrasivi, curve veloci, temperature molto alte, garantendo una durata molto elevata.
Queste gomme però non sono bastate, Pirelli, infatti, per il calendario del 2016 ha portato in pista un nuovo tipo di pneumatico: le Ultrasoft.
Questo pneumatico, di color viola, è caratterizzato dalla capacità di raggiungere la massima efficienza a temperature abbastanza basse, ma la sua durata è molto limitata. E' adatta per i circuiti stretti e tortuosi carichi di grip meccanico. E' quasi una gomma da qualifica, ma regala grandi potenzialità anche in gara.
Nel mese di gennaio diversi prototipi sono scesi in pista per qualche giornata di prove poter testare le nuove mescole: la Ferrari, con Kimi Raikkonen e Sebastian Vettel, la Red Bull, con Daniel Ricciardo e Daniil Kvyat, e McLaren, con il collaudatore Staffel Vandoorne, campione delle GP2 Series, che con le vetture del 2015 sono scesi in pista per collaudare tutti i set di gomme messi a disposizione dal produttore.
Dopo i test i piloti hanno effettuato delle richieste che Bernie Ecclestone ha appoggiato: vogliono gomme per raggiungere velocità molto elevate, vogliono poter spingere le proprie vetture al limite.
Al ritorno in F1 è stato chiesto a Pirelli di produrre pneumatici per favorire sorpassi e due o tre pit stop per gara, mentre le norme emanate nel 2017 erano volte a lavorare anche sul telaio delle monoposto per ridurre i tempi sul giro.
I migliori piloti ed il produttore delle gomme da ora lavorano insieme in un unico team per creare un top team in grado di effettuare le scelte migliori per trovare le soluzioni più adeguate e affrontare le nuove sfide.
Le politiche di gara del 2017 hanno cambiato totalmente la faccia del Campionato del Mondo: le monoposto sono diventate molto più estreme, raggiungendo velocità molto elevate e, essendo dotate di maggior carico aerodinamico, le gomme sono state allargate.