Formula 1 e America's Cup: due sport con lo stesso DNA | Pirelli

Formula 1 e America's Cup: due sport con lo stesso DNA

 

In fondo, la pista è solamente una superficie diversa dall'acqua su cui sfidare il cronometro.

Lo avrà sicuramente pensato Max Sirena, Team Principal e skipper di Luna Rossa Prada Pirelli, ospite nel paddock del Circuit de Barcelona-Catalunya, quando ha consegnato il tradizionale ruotino dopo le qualifiche al poleman Lando Norris.

Non è stata la prima visita del velista italiano due volte vincitore dell'America's Cup ad un Gran Premio di Formula 1, uno sport per cui ha sempre avuto una grande passione: “Sono stato più volte a Monza e anche qui a Barcellona diversi anni fa, all'epoca in cui la Coppa si disputava a Valencia ed è sempre una bella emozione tornarci. Per chi faccio il tifo? Sono italiano e, ovviamente, la Ferrari è la preferita…”

Tanti sono i punti condivisi fra la massima serie a quattro ruote e l'America's Cup, la più antica competizione internazionale in assoluto a livello sportivo condividono lo stesso DNA, non soltanto perché in entrambe il successo si misura col cronometro. Il minimo comun denominatore è certamente l'altissimo livello tecnologico che bisogna raggiungere per poter competere ai massimi livelli, come ci ha confermato lo stesso Max: “Sono affascinato da quanta tecnologia c'è in un evento di Formula 1, non soltanto nelle vetture. Oggi, ad esempio, ho avuto la possibilità di visitare il centro di produzione tv e ho avuto modo di vedere cose davvero impressionanti, che mi hanno dato tanti spunti di riflessione su come potremmo applicare certe idee anche al nostro mondo”. 

Un altro tema che rende simili i due sport è la velocità dello sviluppo tecnologico. Oggi a Barcellona si è visto come le vetture da un anno all'altro, con un regolamento tecnico praticamente stabile e le stesse gomme, abbiano guadagnato quasi un secondo su un giro di nemmeno cinque chilometri. La stessa cosa avviene con le barche per una competizione come l'America's Cup? 
“Dieci anni fa le barche potevano avere una velocità di punta di dieci nodi, oggi possiamo arrivare a sessanta! Oggi abbiamo praticamente degli aeroplani che volano sull'acqua. Non è un caso che abbiamo in squadra sempre più persone con esperienza di ingegneria aerospaziale, come del resto avviene in Formula 1. Anche noi abbiamo bisogno di un'evoluzione continua se vogliamo avere delle chance di vincere”.

Formula 1 e America's Cup sono nei fatti due sport di squadra, anche se nel primo il risultato finale è nelle mani (e nei piedi…) del pilota: è così?
“E' assolutamente vero: se si vuole arrivare a vincere c'è bisogno di avere una squadra forte perché quando si compete utilizzando un mezzo altamente tecnologico è il lavoro del team che fa la differenza. Poi, è chiaro che ci sono i timonieri e i piloti che danno l'ultimo contributo, spesso fondamentale, ma se non hai una macchina o una barca veloce da solo non puoi mai vincere”.

Rivali in pista e in acqua, amici fuori? Come si vive la competizione fuori dall'acqua? 
“Alla fine, ognuno vuole vincere ed è difficile essere amici. C'è rispetto, questo sicuro ma nel momento in cui senti l'adrenalina della competizione e il desiderio assoluto di vittoria allora queste emozioni prevalgono su tutto. Poi è ovvio che, come si vede anche qui in un paddock di Formula 1, ci siano piloti che si scambiano delle impressioni o che accada lo stesso fra altri protagonisti dello sport ma, in fondo, ognuno di loro – come ognuno di noi – vuole solo vincere”.