F1, Gran Premio di Australia, il gran premio capovolto
Capovolto. Di sotto in su. A piedi all'aria. Può sembrare una frase fatta, ma davvero l'inizio di stagione a Melbourne regala alla Formula 1 qualcosa di unico, di opposto al senso logico delle cose.
Intanto, un accenno alla storia. L'Australia debutta nei GP nel 1985, fra i marciapiedi di Adelaide, avamposto australe quasi in stile western con le sue villette a schiera dipinte nei colori più insoliti, ringhiere in ferro brunito e micro giardini di massima intimità.
È l'ultima gara di stagione: il Mondiale vi arriva con il titolo Piloti già vinto da Alain Prost, mentre per il suo compagno Niki Lauda (che l'aveva battuto un anno prima per la miseria di mezzo punto) fu l'ultima gara in assoluto, anche se non la portò a termine. La McLaren non regge: un guasto tecnico costringe il tre volte iridato al ritiro quando era al comando. Vincerà Keke Rosberg su Williams.
Niki lascia la monoposto a bordo pista e si allontana a piedi. "Pensavo - confiderà più tardi – di essere stato fortunato: non avrei più rischiato e me ne stavo tornando a casa sulle mie gambe". Riflessione autorizzata, per un uomo che nove anni prima era uscito piagato ma vivo dal rogo del Nurburgring con la Ferrari, da due estreme unzioni ricevute, da una lunga degenza e da un ritorno in pista a tempo di record che gli aveva quasi permesso di vincere quel mondiale, come con la Ferrari gli era riuscito la stagione precedente, il 1975, per poi ripetersi nel '77.
Adelaide ha ospitato la F1 fino al 1995. Sempre ultima gara in calendario. Nel '96, la rivoluzione: fuori calendario Adelaide e dentro Melbourne, grazie ai cospicui investimenti economici dello stato di Victoria. Ma con una differenza: prima gara della stagione. È così che il Gran Premio d'Australia, fino a quell'anno spesso vittima di un campionato giá deciso, diventa la gara d'apertura e si guadagna il massimo dell'interesse possibile.
Da allora, il Mondiale vi ha inizio in uno stile che non si ripeterà più per tutto il resto di stagione. All'estremità opposta del pianeta rispetto a quello che di solito è l'ombelico della F1, con la quasi totalità dei suoi team sparsi fra Gran Bretagna, Italia e Francia. Lontano da Silverstone e Spa-Francorchamps e Monza che sono le tappe storiche del calendario. Lontanissimo, anche politicamente, dalle sedi di FIA e della stessa Formula 1 Group.
A Melbourne, polmone verde del mondo, città carbon free per antonomasia, parchi e fiori con un affaccio strepitoso su una delle coste più belle e smart dell'Oceano Indiano, le corse arrivano ma non invadono. Sono un più e non un meno: passione moderata e divertimento elevatissimo per un evento che per qualche giorno proietta la città al centro del mondo. Turisti e addetti ai lavori e giornalisti, cameramen, fotografi per qualche serata presentissimi nella vita serale e notturna di una città che a marzo sta vivendo la sua fine dell'estate, in un clima quasi sempre meraviglioso che invita agli aperitivi nel verde, alle cene in spiaggia, alla musica fino a tardi. Con il sorriso e senza lo stress di stile europeo e americano.
Il glamour di Melbourne, la sua scintillante vita notturna fra il quartiere di St. Kilda che guida direttamente alle onde dell'oceano e il downtown tutto grattacieli e ristoranti á-la-page, terrazze panoramiche per un cocktail strepitoso proprio di fronte a un tramonto da cartolina, il sabato e la domenica appena dopo pranzo lasciano il posto a una gara vera. A un Gran Premio (e prove, e qualifiche) con tutte le carte in regola per fornire un grande spettacolo automobilistico. Circuito stradale, quello che si snoda fra le aiuole e sotto gli eucalipti di Albert Park, proprio nel cuore della metropoli, propone una sfida tecnica e sportiva di alto livello. Ci si arriva con monoposto nuove, il cui valore non è ancora accertato. L'asfalto cittadino, sporco e non gommato almeno fino al sabato sera, impone un rompicapo di assetti e di aderenze, con i pneumatici chiamati a una sfida cruciale.
Curve tutte diverse, alcune lente e una velocissima, sulla sponda del lago, curva da vero circuito con pedigree, sono il percorso di un weekend difficile a livello tecnico e tutto da interpretare a livello di guida. Curve e controcurve, quasi una danza a ritmo di valzer e di rock, a seconda delle diverse sezioni del tracciato. I muretti di cemento armato a mezzo metro dalle traiettorie ideali fanno i resto, con un grado di pericolo e di massima incertezza che spesso forgia gare imprevedibili.
Melbourne, che non significa Mondiale. Chi vi vince, non sempre ha la monoposto più competitiva per il resto dell'anno. Troppo diverse le caratteristiche del circuito di Albert Park dalla media su cui si correrà poi per il resto di stagione. Ma tornare dall'Australia con una vittoria in tasca equivale ad avere addomesticato la prima sfida dell'anno. Sfida difficile, proprio perché diversa, diversissima da quelle che seguiranno.