Duecento candeline per Carlos Sainz
È un fine settimana speciale per Carlos Sainz. Qui all'Equatore si prepara a raggiungere il traguardo delle 200 presenze in un Gran Premio, un risultato che solamente altri 23 piloti hanno raggiunto nella storia della Formula 1. Qui all'Equatore lo scorso anno colse una bellissima vittoria, frutto soprattutto della sua abilità tattica in gara, quando nella fase finale seppe giocare col DRS (e con Norris) per impedire ad un più veloce Russell di piombargli alle spalle e superarlo: fu un successo in qualche modo storico perché impedì alla Red Bull di fare l'en plein nella stagione.
Il viaggio dello spagnolo verso i 200 Gran Premi non è stato certo facile, anzi. Il cognome – Carlos Senior è stato uno dei più grandi rallisti della storia ed è ancora talmente affamato di vittorie da aver vinto pochi mesi fa la sua terza Dakar a quasi 62 anni d'età – e l'appoggio della Red Bull non gli hanno spianato la strada. La partenza risale al 15 marzo di nove anni fa, in Australia, dove un giovanissimo Carlos – aveva poco più di vent'anni - esordì al volante di una Toro Rosso. Accanto a lui nel box della squadra di Faenza c'era un pilota ancor più giovane, che si chiamava Max Verstappen ma Carlos resse il confronto con quello che era già stato etichettato come un fenomeno – previsione poi confermata dai fatti, peraltro.
Cresciuto nell'accademia Red Bull, Carlos si rese abbastanza in fretta conto che, una volta che Max aveva preso il posto di numero 1 nella squadra di Milton Keynes, non c'era per lui molto spazio lì, a meno che non avesse comunque accettato un ruolo subalterno. Troppo giovane e troppo ambizioso per un obiettivo limitato come questo, un'ambizione peraltro giustificata dal talento. Così Carlos, accompagnato dalla saggezza e dalla lucidità del padre, intraprese un viaggio che, in pochi anni, lo avrebbe visto militare nelle squadre più classiche di Francia, Gran Bretagna e Italia: nell'ordine, Renault, McLaren e Ferrari.
Soprattutto nelle due squadre più vittoriose della Formula 1, Carlos è stato un fattore di crescita importante, dimostrando non soltanto un grande talento ma anche la capacità di saper imparare e, al tempo stesso, di lavorare per il gruppo. Ciò non ha significato essere sempre accondiscendente o passivo, tutt'altro, ma per chi lo ha visto lavorare dal di dentro e lo ha saputo giudicare senza preconcetti ne ha apprezzato la capacità di saper stimolare, sia tecnici che compagni di squadra. Se in McLaren Carlos ottenne finalmente il suo primo podio, in Brasile nel 2019, interrompendo un digiuno che durava da più di cinque anni, in Ferrari è arrivata la prima vittoria, in quel Gran Premio di Gran Bretagna del 2022 che tante polemiche – gratuite - suscitò per il presunto favoritismo del team nei suoi confronti rispetto a Leclerc.
L'anno scorso c'è stato il già citato successo di Singapore ma quest'anno, l'ultimo del contratto firmato con la Ferrari, si era aperto con una brutta sorpresa: a Maranello avevano infatti deciso di sacrificarlo per lasciare spazio ad una suggestione irresistibile come quella di vedere Lewis Hamilton vestito di rosso. Un colpo che Carlos ha accusato, perché non se l'aspettava e perché lo metteva in una situazione scomoda, con un mercato piloti nei fatti bloccato dalle possibili decisioni che Verstappen poteva prendere per il suo futuro. Sono stati mesi difficili per lui e non ha esitato ad ammetterlo anche coi media: l'incertezza sul futuro non poteva non pesare. A tutto questo si aggiunse nella seconda gara della stagione a Gedda un violento attacco di appendicite che lo costrinse a dare forfait, sostituito nella sua Ferrari da un ragazzino inglese, Oliver Bearman, che dimostrò subito il suo valore. C'erano tutti gli ingredienti per metterlo a terra ma Carlos ha saputo reagire da campione: due settimane dopo l'intervento in un ospedale saudita, lo spagnolo ha vinto di forza a Melbourne in quella che può essere definita un'impresa d'altri tempi.
Il campionato è proseguito fra alti e bassi, sulla falsariga di quelli della squadra di Maranello, ma alla pausa estiva è arrivata anche la firma di un nuovo contratto. Carlos si rimetterà in gioco, ripartendo non da zero ma da molto indietro rispetto a dove si trova oggi: la Williams è una squadra in crescita ma il divario da recuperare rispetto ai top team è enorme e, a meno di clamorose sorprese, ci vorranno anni per riavvicinarsi. Non è spaventato, sicuramente, ma è conscio di dover affrontare una nuova salita, un nuovo viaggio verso quella vetta che è l'obiettivo della sua vita sportiva.
Poche settimane fa, il 1° settembre, ha spento le candeline del suo trentesimo compleanno e ora raggiunge questo importante traguardo nella sua carriera in Formula 1. Quale regalo migliore di vincere di nuovo a Singapore?