Colin Chapman: L'uomo che ha rivoluzionato la Formula 1 | Pirelli

On this week #51: Colin Chapman

 

Il 16 dicembre 1982 morì a Norwich (Gran Bretagna) Anthony Colin Bruce Chapman, uno dei personaggi più influenti e geniali nella storia non soltanto della Formula 1 ma anche dell'automobilismo.

Nato il 19 maggio 1928 a Richmond upon Thames, un quartiere a sud ovest di Londra, da una famiglia che possedeva alcuni pub, il giovane Colin crebbe con la passione per la meccanica e per le automobili, che amava smontare e rimontare sin da quando era adolescente. Laureatosi in ingegneria meccanica allo University College di Londra nel 1948, Chapman si arruolò nella RAF (Royal Air Force), dove rimase per breve tempo ma non abbandonò l'attenzione per le quattro ruote. All'inizio degli anni '50 si costruì, insieme alla giovane moglie Hazel, la sua prima macchina, rielaborando una Austin Seven. Era nata la Lotus Mark I, grezza e spartana, ma con insito quel tratto distintivo – la leggerezza – che sarebbe stata la cifra progettuale di tutto il percorso del Chapman progettista di automobili. L'origine del nome Lotus non fu mai ufficialmente chiarita: da un lato si pensa che molto probabilmente si trattava di un vezzeggiativo per la moglie Hazel, dall'altro pare che Chapman disse ai registi di un documentario a lui dedicato di aver visto la parola su un rubinetto del bagno.

Con il successo della Mark I nelle gare amatoriali inglesi, Colin fondò ufficialmente la Lotus Engineering Company nel 1952. La sua visione era chiara: progettare automobili che non vincessero grazie alla pura potenza, ma grazie all'efficienza, alla precisione e alla leggerezza.

In quel periodo, il giovane Chapman si cimentò in prima persona nel mondo delle corse, arrivando addirittura a debuttare in Formula 1 nel Gran Premio di Francia del 1956 con una Vanwall, dopo che il costruttore inglese gli aveva affidato il compito di rivedere il telaio e la carrozzeria della sua monoposto. Chapman colse un brillante quinto posto in qualifica ma non poté correre perché la macchina rimase danneggiata in un'uscita di pista. I consigli di Chapman furono preziosissimi per la Vanwall, che nel 1958 divenne la prima squadra ad aggiudicarsi la Coppa Costruttori, progenitrice dell'attuale titolo iridato.

Il crescente successo come costruttore automobilistico andò in parallelo con lo sviluppo delle vetture da competizione, tanto che nel 1958 la Lotus fece il suo debutto nel mondiale di Formula 1, ottenendo subito il sesto posto nel Gran Premio di Monaco grazie a Cliff Allison.

Il primo capolavoro di Chapman arrivò nel 1962 con la Lotus 25, la prima vettura a introdurre il telaio monoscocca in Formula 1. Anziché utilizzare un tradizionale telaio tubolare, il progettista inglese creò una struttura portante più rigida, più sicura e soprattutto incredibilmente leggera. Era una rivoluzione. La Lotus 25 sembrava venuta da un altro pianeta: bassa, compatta, efficiente. A guidarla, un uomo che incarnava lo spirito di quella vettura: Jim Clark, pilota scozzese dal talento purissimo. Insieme, Chapman e Clark formarono una coppia quasi mistica, vincendo il Mondiale del 1963 e ancora nel 1965. La Lotus non era più solo una scuderia: era il simbolo dell'ingegnosità contro la forza bruta. Infatti, mentre gli altri tecnici sembravano inseguire solitamente la potenza dei cavalli vapore espressa dai propulsori, Chapman aveva intuito che la prossima sfida sarebbe stata l'aria: l'aerodinamica sarebbe diventata il fattore determinante per migliorare le prestazioni delle monoposto.

Negli anni ‘70, la Lotus 72 sconvolse la griglia di partenza con il suo design innovativo. La macchina presentava un radiatore anteriore spostato sui lati e una forma a cuneo che ottimizzava il flusso dell'aria. Fu la macchina con cui Jochen Rindt conquistò il titolo nel 1970. Chapman, però, non si fermava mai. Nel 1977, introdusse il concetto di effetto suolo con la Lotus 78. Utilizzando un fondo sagomato e delle minigonne laterali, creò una vettura in grado di generare un'enorme deportanza senza aumentare la resistenza aerodinamica sfruttando l'effetto Venturi: la Lotus sembrava letteralmente incollata all'asfalto. La successiva 79, nel 1978, perfezionò ulteriormente questa tecnologia. A guidarla, Mario Andretti, che dominò il campionato e si laureò campione del mondo, conquistando gli ultimi titoli iridati nella storia della squadra. “È come guidare una macchina su binari”, disse Andretti, mentre il mondo assisteva stupefatto all'ennesima magia di Chapman.

Il suo genio non era peraltro confinato soltanto alle innovazioni tecniche. Chapman aprì una nuova frontiera anche sul fronte commerciale, portando in Formula 1 degli sponsor che potevano non avere un diretto collegamento con l'automobilismo e cominciando ad infrangere il tabù delle livree, sganciandole dai colori nazionali. Nel 1968, a partire dal Gran Premio di Spagna La 49B abbandonò il British Green per far debuttare i colori delle sigarette Gold Leaf, un marchio della Imperial Tobacco mentre negli anni '70 fu la volta dell'iconica livrea nera bordata oro della John Player Special.

La storia di Chapman in Formula 1 fu segnata anche da diverse tragedie. Tre suoi piloti persero la vita al volante di vetture che portavano il nome dell'azienda da lui fondata: Clark nel 1968 in una gara di F2 a Hockenheim, Rindt nel 1970 nelle libere del Gran Premio d'Italia e Ronnie Peterson ancora a Monza nel 1978. Colpi durissimi, che lo segnarono profondamente. Carismatico, brillante, ma spesso irascibile e ossessionato dal risultato, il suo rapporto con i piloti era viscerale. Li vedeva come estensioni delle sue macchine, uomini capaci di spingersi oltre il terrore e la fatica per trasformare le sue idee in vittorie. Ma sapeva anche che ogni innovazione portava con sé dei rischi, e ogni sconfitta era un peso che non riusciva a dimenticare.

Colin Chapman morì improvvisamente, per un attacco di cuore, il 16 dicembre 1982, all'età di 54 anni. Attorno alla sua scomparsa si creò un alone di mistero. Chapman, infatti, era fortemente coinvolto con l'imprenditore americano d'origine rumena John DeLorean, con il quale aveva unito le forze per contribuire allo sviluppo dell'auto da strada DMC DeLorean con i finanziamenti del governo britannico. Quando il progetto naufragò, DeLorean fu accusato di traffico di cocaina dal governo statunitense nel 1982, portando al fallimento della DMC. In seguito, emerse che dieci milioni di sterline dei contribuenti britannici investiti nella società erano scomparsi e furono infine scoperti in conti bancari svizzeri controllati da Chapman, DeLorean e dal contabile della Lotus Fred Bushell, che fu condannato a tre anni di carcere. L'FBI cercò Chapman in Brasile, dove si ipotizzò si fosse nascosto dopo un intervento di plastica facciale e vivesse nascosto con i soldi del conto panamense. L'FBI comunque chiuse il caso e nei primi anni '90 lo ha definitivamente archiviato.

La sua scomparsa lasciò un vuoto profondo, non solo nella Lotus, ma nell'intero mondo del motorsport.  Chapman non fu solo un ingegnere o un progettista: fu un artista dell'ingegno, un uomo capace di vedere la velocità come nessun altro. Le sue invenzioni – il telaio monoscocca, l'effetto suolo, le sospensioni innovative – cambiarono per sempre la Formula 1, ponendo le basi per la sua evoluzione moderna.