Circuito Montmelò: pietra miliare della Formula 1
Nella storia dello sport automobilistico, il GP di Spagna ha una storia centenaria. Nato nel 1913 come gara riservata ai costruttori, il Gran Premio di Spagna è diventato nel 1935 l'ultima tappa stagionale del "Campionato d'Europa", riservato ai piloti, entrando infine nel Campionato Mondiale di Formula 1 nel 1951.
In Spagna la Formula 1 con validità iridata ha corso 51 volte e su cinque circuiti: Pedralbes, Jarama, Montujch, Jerez de la Frontera e Barcellona. Nessun GP europeo conta un così elevato saltabeccare da un tracciato all'altro contrassegnato da un successo dopo l'altro.
La Francia, per intenderci, di circuiti che hanno ospitato GP iridati ne conta sette (per i maniaci della statistica: Reims, Rouen, Clermont Ferrand, Le Mans una sola volta, Le Castellet, Dijon e Magny Cours); ma su 60 gare del Mondiale, quindi la polverizzazione è minore.
Il dato diventa ancora più stuzzicante se si vanno a controllare i dati della Spagna nel campionato iridato. Balzano agli occhi i 20 GP iridati disputati in totale fra i già citati Pedralbes, Jarama, Montuinch e Jerez. A Barcellona, invece, la Formula è scesa 29 volte! E, dal 1991 a oggi, senza soluzione di continuità.
A cosa si deve questa fedeltà al circuito catalano, oggi una delle pietre miliari del Mondiale?
La ragione sta nel cuore. E va al di là della molla politica catalana, che a inizio Anni Novanta vantava -rispetto al resto della Spagna- maggiore agio economico e poté quindi assicurarsi l'ingresso in pompa magna nel campionato iridato. La ragione è nel passaporto tecnico del circuito di Montmelò. Situato in cima a una collina a nord di Barcellona, senza un collegamento visivo con il Mediterraneo pur vicinissimo. Un tracciato realizzato attorno ad alcune delle specificità tecniche più complesse ed esigenti dell'automobilismo.
Il circuit de Barcelona-Catalunya è un tracciato per competizioni di auto e motori situato in via Mas Moreneta, vicino a Montmeló, fuori di venti chilometri a nord-est di Barcellona, capitale della comunità autonoma spagnola della Catalogna.
L'inaugurazione dell'impianto risale al 1992 in occasione dei Giochi Olimpici e da oltre vent'anni è la sede del Gran Premio spagnolo di Formula 1.
Date le caratteristiche del tracciato e la mitezza del clima è uno dei circuiti più utilizzati per prove e test di gara dei team di piloti in inverno, durante le prove libere e ovviamente per le qualifiche delle gare automobilistiche durante l'anno.
Il circuito è famoso anche per la prova del motomondiale in cui vi si disputa annualmente dal 1992 il Gran Premio di Catalogna.
Il circuito catalano consente un unico lunghissimo respiro: quello dello rettilineo davanti ai box, lunghissimo e in discesa diretta sempre più accentuata man mano che ci si avvicina alla frenata finale, da affrontarsi ben oltre i 300 chilometri l'ora. Staccata estremamente complessa: subito dopo, una secca destra-sinistra conduce alla salita più importante del circuito, culminante in una curva a destra lunghissima ed eterna, dove i campioni fanno la differenza. A quella frenata al limite dopo i box è collegata una delle foto ‘feticcio' della storia della Formula 1. La McLaren di Senna e la Williams di Mansell vi arrivarono una volta appaiate in modo perfetto: vicinissime e perfettamente parallele, stessa identica velocità di punta. I piloti, allora (era inizio Anni Novanta) erano i due prìncipi in pista: il dubbio, dalle tribune e alla TV, era soltanto su chi avrebbe spinto il proprio ego a frenare oltre la logica. Alla fine l'ego più forte fu quello di Mansell: Senna sollevò per primo il pedale dal gas, non prima di un lungo sguardo, gli occhi negli occhi, che i due si scambiarono a più di trecento all'ora girando le teste una verso l'altra, prima di decidere come affrontare quella frenata più doppia curva pazzesca.
Nella salita destrorsa della curva 3. Invece, Fernando Alonso inventò nel 2013 un sorpasso all'esterno imbarazzante per tutti gli altri, in una traiettoria proibita per tutti eccetto alla sua Ferrari dell'epoca, che alla fine del GP portò a casa quella destinata a restare l'ultima vittoria del Cavallino prima del GP Malesia 2015, ventidue mesi dopo...
Dalla partenza all'arrivo, per la Formula 1 Barcellona (meglio: Montmelò) è questo: un banco di prova lungo quattro chilometri e 600 metri in infinita alternanza fra salita e discesa. Curve destre e sinistre tutte veloci e di raggio diverso fino al curvone finale ora rallentato da una chicane, ma che fino a una decina di anni costituiva un esame troppo complesso anche per campioni affermati, spesso condannati a finire nella ghiaia all'esterno dell'ultima parte di discesa e a cavarsi di impaccio in fretta, se non volevano finire a sbattere contro il lato della mega-tribuna che fronteggia i box. Il tutto a circa 200 di media sul giro e su un asfalto fra i più aggressivi.
Sono diversi i record segnati dai piloti in questo circuito. L'ultimo successo in ordine temporale è stato segnato proprio dalla Ferrari di Vettel nel marzo 2018. Il pilota non solo ha conquistato il podio durante la terza giornata di test, ma ha anche segnato il record assoluto del circuito catalano segnando tempi al di sotto di un minuto e 18 secondi.
Durante le qualifiche del 13 maggio 2017, invece, il pilota britannico della Mercedes Lewis Hamilton ha registrato il record per la pole position in Catalogna fermando il cronometro a 1:19.149.
Nella classifica dei record in gara, Ricciardo che nel 2018, fece registrare un crono di 1:18.441. Tra i piloti che hanno alzato al cielo la coppa della vittoria, il record appartiene a Michael Schumacher con 6 sigilli, mentre tra i piloti in attività troviamo Hamilton a quota 4 punti e Raikkonen.
Quando il gioco si fa duro - recitava una battuta di un indimenticabile cult del grande schermo - i duri iniziano a giocare. Ecco perché la F1®, non appena ci si avvicina all'inizio del campionato, decide di mettere alla prova idee, monoposto e piede destro dei suoi piloti sul questo circuito a nord di Barcellona. Poi ci può anche scappare un sole piacevole e la temperatura mite che a volte, a questa latitudine, già a fine febbraio regala qualche anticipo di primavera. Ma questo è un di più: la sfida è la ragione vera. Sfida possibile per i progetti, per i materiali. Ma anche per gli uomini e la squadra di ogni categoria. Forse soprattutto.