Cartoline da... Suzuka
La seconda era Red Bull
Dubbi non ce n'erano ormai da mesi, semmai a qualcuno fossero mai venuti dopo le primissime gare della stagione. A Suzuka è arrivata anche la sanzione aritmetica: la Red Bull è campione del mondo Costruttori per il 2023. Il sesto titolo nella storia della squadra di Milton Keynes è frutto di un dominio schiacciante: 15 le vittorie in 16 Gran Premi, cui vanno aggiunti anche i tre successi nelle gare Sprint fin qui disputate. Elogi alla bontà del lavoro della squadra guidata da Christian Horner ne abbiamo fatti tanti in questa rubrica e continueremo a farli fino all'ultima puntata dell'anno perché è giusto non lasciare che l'abitudine faccia dimenticare che, per vincere come sta facendo la Red Bull, si sta sfiorando la perfezione assoluta.
Altri numeri rendono ancor più clamorosa la superiorità dimostrata dalla Red Bull che, grazie ai 623 punti fin qui messi insieme, non soltanto ha doppiato il più immediato inseguitore, la Mercedes (305), ma anche raccolto più punti della squadra di Brackley e della attuale terza classificata, la Ferrari, che ne ha portati a casa finora 285.
Quando in passato la Red Bull aveva vinto due volte consecutive il titolo a squadre (2010 e 1011) aveva poi allungato la striscia fino a quattro successi di seguito. Ci volle il cambio regolamentare del 2014, quando debuttarono le power unit ibride, ad interrompere un dominio anche allora sempre più netto. Ora altri due anni prima dell'introduzione di un nuovo regolamento tecnico e a Milton Keynes sperano ovviamente che la storia si ripeta. Sta ai loro avversari far sì che non accada.
La fame di Verstappen
A Suzuka la Red Bull non ha soltanto conquistato il titolo Costruttori ma anche la certezza che sarà un suo pilota ad aggiudicarsi quello Conduttori. Anche in questo caso ci sono pochi dubbi su chi sarà il campione del mondo, visto che a Max Verstappen basterà fare tre punti in più del compagno di squadra Sergio Perez – in un fine settimana, peraltro, dove ci sarà anche l'opportunità della gara Sprint – per aggiudicarsi il suo terzo titolo e raggiungere Nelson Piquet, fra l'altro padre della sua compagna Kelly, nella classifica dei pluricampioni.
In Giappone Max, infastidito dalla sconfitta di Singapore, sin dal primo run delle prove libere del venerdì ha voluto imporre il suo marchio sul fine settimana. Il pilota olandese ha chiuso al comando tutte e cinque le sessioni: 626 millesimi il margine in FP1, 320 in FP2, 240 in FP3, 591 in qualifica, 19”387 in gara. Soltanto in Q2 qualcuno, Leclerc, ha osato essere più veloce di lui ma solo perché Max non si è degnato di sprecare un set di Soft nuove per passare il turno. Ancor più impressionante il vantaggio (1”064) nella classifica dei giri più veloci in gara: con l'1'34”183 del giro 39 è stato l'unico in grado di scendere sotto la barriera dell'1'35”.
Un dominio esercitato in grande scioltezza, grazie a una macchina fantastica e a una squadra che, almeno con lui, non ha sbagliato un colpo. E già perché bastava camminare di pochi metri, rimanendo sempre nel garage della Red Bull, per vedere tutt'altre facce, a cominciare da quella del pilota, quel Sergio Perez che a Suzuka ha vissuto forse il weekend peggiore della stagione. Umiliato in qualifica, Perez ha ottenuto il poco lusinghiero primato di doversi ritirare due volte nel corso della stessa gara…. Immaginiamo che non avrà avuto molta voglia di festeggiare domenica pomeriggio, visto che soltanto coi 400 punti di Verstappen la squadra sarebbe in testa con largo margine nella classifica Costruttori.
La McLaren continua a crescere
Marina Bay e Suzuka sono due piste tecnicamente molto diverse e mai in questa stagione c'è stato un rimescolamento di carte così netto da un weekend all'altro. L'unica costante nei rapporti di forza in campo è stata la McLaren, seconda sia nella notte di Singapore che in Giappone. La squadra diretta da Andrea Stella, al suo primo anno da Team Principal, è stata quella che ha raccolto più punti (33) grazie al doppio podio di Lando Norris e Oscar Piastri, quest'ultimo per la prima volta nei primi tre della classifica finale di un Gran Premio.
Per la McLaren quello di Suzuka è stato il miglior risultato della stagione, sia appunto come punteggio ma anche dal punto di vista tecnico, visto che anche in qualifica soltanto Verstappen è stato in grado di battere le due vetture color papaya.
Impressionante il salto di rendimento della McLaren da metà stagione in avanti. Nelle prime otto gare i punti conquistati erano stati 17, dall'Austria in avanti sono diventati 155. E ora non appare nemmeno più irraggiungibile il traguardo del quarto posto nella classifica Costruttori, visto che la Aston Martin dista 49 lunghezze, assolutamente recuperabili nelle sei gare in calendario. Tantopiù che la squadra di Silverstone sembra ormai irrimediabilmente in fase calante, con 67 punti all'attivo nella seconda metà della stagione.
Scintille in casa Mercedes
Dovranno condividere il garage almeno altre due stagioni – più l'ultima parte di quella attuale – Lewis Hamilton e George Russell e questa è una premessa di spettacolo. Non soltanto perché parliamo di due piloti straordinari – uno, Hamilton, già da molti considerato il GOAT; l'altro, Russell, predestinato soprattutto dai media inglesi a raccogliere l'eredità di Sir Lewis – ma anche perché come coppia stanno dimostrando davvero di fare scintille. Lo si è visto sempre più chiaramente in questa doppia trasferta asiatica: se a Singapore il confronto si è svolto a mezzo radio, a Suzuka se le sono date di santa ragione anche in pista, senza peraltro risparmiarsi frecciatine verbali durante e dopo la gara che hanno coinvolto anche il muretto. Il culmine si è avuto quando dai box, una volta scambiate le posizioni fra i due piloti, visto che uno era con gomme ormai al limite e l'altro era chiaramente più veloce, è stato chiesto ad Hamilton di rallentare appositamente per dare a Russell la possibilità di usare il DRS per proteggersi dall'arrembante Sainz, cercando di ripagare lo spagnolo con la stessa moneta di Singapore. Compito eseguito dal sette volte campione del mondo che però non ha mancato di esprimere chiaramente il suo dissenso. In assenza del convalescente Toto Wolff, è stato il responsabile della comunicazione Bradley Lord ad esercitare le funzioni di pompiere, almeno verso l'esterno. Certo che se il confronto fra i due è così acceso quando sostanzialmente non c'è nulla di trascendentale in palio figuriamoci cosa potrebbe avvenire se i due si trovassero a lottare per il mondiale. Di situazioni del genere a Brackley hanno già una vasta esperienza, basti pensare alla rivalità fra Hamilton e Rosberg: allora però il dominio tecnico della casa della Stella era così netto che si poteva lasciare campo libero alla lotta interna ma se ci si trovasse ad affrontare avversari esterni allora la musica dovrebbe forzatamente cambiare.
Creatività e rispetto: l'esempio dei tifosi giapponesi
Se c'è un campionato del mondo di Formula 1 che è davvero incerto è quello dei tifosi. Meglio marea Orange di Zandvoort o il mare rosso (ormai punteggiato sempre più anche di altri colori…) che si stende sotto il podio di Monza? E la competenza del pubblico di Silverstone dove la mettiamo? Il primato della creatività spetta però senz'alcun dubbio ai tifosi giapponesi. Da nessuna parte come a Suzuka c'è un'abbondanza di striscioni originali e di cappelli o mise ispirati da questa o quella componente di una monoposto o da un pilota. Senza contare la serie di regali e lettere che i fans fanno pervenire alle squadre e ai piloti, piccoli gesti che a volte fanno anche commuovere i destinatari, soprattutto quelli inviati dai bambini.
I tifosi di Suzuka vincono anche il premio per la compostezza e la perseveranza, il che non è peraltro una sorpresa per chi conosce un po' le abitudini dei giapponesi. Difficile trovare altrove file così ordinate per accedere alle tribune o alla fan zone così com'è ammirevole la pazienza con cui alcuni appassionati attendono il passaggio delle vetture che portano i piloti in pista: che piova o ci sia un sole cocente, loro sono lì ad aspettarli, consapevoli che riusciranno a intravedere i loro eroi soltanto per pochi secondi. Un modo di esprimere la propria passione che a qualcuno può sembrare un po' freddo ma che, invece, è espressione di un rispetto per il prossimo che dovrebbe essere imitato da tutti. Non solo in Formula 1.