Cartoline da... Montreal
Una vittoria dal sapore speciale
Ormai è un appuntamento fisso di questa rubrica e non potrebbe essere altrimenti, visti i risultati che sta ottenendo. Parliamo – anzi, scriviamo – di Max Verstappen. Stavolta la cartolina assume un significato particolare perché celebra un traguardo a suo modo storico, vale a dire il quarantunesimo successo nell'ancor giovane carriera del pilota olandese, che eguaglia così le vittorie di Ayrton Senna. Max ha commentato con apparente nonchalance la statistica – niente a che vedere con le lacrime di Michael Schumacher di Monza 2000, la gara in cui raggiunse l'identico traguardo – ma siamo sicuri che sotto la sua scorza da duro avrà provato qualcosa di speciale tagliando il traguardo.
“l'unica cosa che posso dire è che quando ero un ragazzino che guidava nei go-kart, sognavo di diventare un pilota di Formula 1 e non avrei mai immaginato di vincere 41 Gran Premi” – ha detto Max nel dopo gara – “Quindi, naturalmente, pareggiare con Ayrton è qualcosa di incredibile. E naturalmente ne sono orgoglioso, ma spero che non si fermi qui”. Considerato che ha vinto 20 delle ultime 27 gare disputate, c'è da scommettere che non ci vorrà molto tempo per raggiungere altri due miti come Alain Prost (51 successi) e Sebastian Vettel (53), cosa che potrebbe accadere addirittura quest'anno. Per Schumacher (91) e Hamilton (103) se ne riparlerà più avanti…
Red Bull nel club dei centenari
Montreal entra nella storia non soltanto di Verstappen ma anche della Red Bull. Il successo di domenica è infatti il centesimo della squadra anglo-austriaca che ora fa parte del ristretto novero di scuderie che hanno conquistato cento o più Gran Premi, di cui facevano già parte Ferrari (242), McLaren (183), Mercedes (125) e Williams (114). La squadra di Milton-Keynes ha iniziato a vincere in Cina nel 2009, quando aveva da poco iniziato il quinto anno di vita e da allora soltanto nel 2015 non è riuscita a raccogliere almeno un successo. Simbolico e bello che a ricevere il trofeo destinato al vincitore del Gran Premio del Canada sia stato Adrian Newey, il “padre” di tutte le Red Bull, sia quelle vittoriose che quelle sconfitte: lui, Christian Horner e Helmut Marko sono gli architravi di una compagine che ha saputo trasformare un'idea di marketing in una squadra capace di battere tutti i mostri sacri della Formula 1.
Un duello eterno
Il circuito dedicato a Gilles Villeneuve ha visto una nuova edizione del duello fra Fernando Alonso e Lewis Hamilton, proprio nel luogo dove quest'ultimo vinse il suo primo Gran Premio in quella stagione 2007 che li vide per l'unica volta competere fra loro sulla stessa monoposto. Certo, ripensando a 16 anni fa, i toni fra loro sono molto cambiati e chi arrivasse oggi da Marte potrebbe pensare che sono pure amici ma la realtà è che fra i due c'è sempre stato un grandissimo rispetto reciproco, perlomeno sul piano professionale. Quest'anno da decani della F1 si stanno divertendo innanzitutto a mettere sotto ognuno il proprio compagno di squadra: Hamilton ha raccolto 37 punti più di Russell (6-2 il parziale in gara), Alonso addirittura 80 in più di Stroll, con quest'ultimo che soltanto una volta è riuscito a terminare la corsa davanti allo spagnolo. Sia Fernando che Lewis però coltivano un'ambizione più importante: essere i primi a sconfiggere la Red Bull nel 2023. Sarà un'impresa improba perché il divario in termini di prestazione del pacchetto pilota-vettura del campione del mondo in carica è molto ampio: nel frattempo, continueranno a sfidarsi fra loro come a Montreal, divertendosi e divertendo tutti gli amanti di questo sport.
Alla ricerca del weekend perfetto
“Si vede la luce in fondo al tunnel”. Lo ha dichiarato Fred Vasseur nel post gara di Montreal, dove Charles Leclerc e Carlos Sainz si sono piazzati rispettivamente al quarto e al quinto posto. In sé non è nemmeno il risultato migliore della stagione - sia in termini di punti che di piazzamenti, visto che a Baku era arrivato l'unico podio con Leclerc e grazie anche alla Sprint erano stati incamerati 36 punti – ma è un fatto che in termini di prestazione la SF-23 in gara abbia dimostrato un passo più vicino a quello della Red Bull di Verstappen: non è un caso che distacco sia stato il minore dell'anno rispetto alla più veloce delle vetture di Milton-Keynes. Peccato che in Canada la giornata peggiore sia stata il sabato, proprio quella che finora era stata il punto di forza della squadra di Maranello, l'unica capace ad interrompere il dominio della Red Bull almeno in termini di pole position. Il fine settimana in cui la Ferrari riuscirà a mettere insieme un percorso completo dal venerdì alla domenica allora forse potrà tornare a lottare stabilmente per il podio e, chissà, magari anche per qualcosa in più. Fra aggiornamenti aerodinamici e una miglior comprensione del comportamento della vettura, a Maranello si stanno facendo progressi ma, come accade solo in quella squadra, la pressione interna ed esterna è sempre altissima e le aspettative altrettanto: non possono bastare un quarto e un quinto posto per essere contenti.
Albon campione di durata
Chi invece è contentissimo – e ne ha ben donde – dopo la gara di Montreal è Alex Albon. Il pilota anglo-thailandese ha ottenuto uno straordinario settimo posto con una vettura, la Williams, probabilmente in fondo al gruppo in termini di competitività oltre ad essere stato, grazie ad un capolavoro strategico ma anche al suo talento di guida, il più veloce nelle qualifiche del sabato, approfittando al meglio dell'unica finestra in cui era stato possibile utilizzare le gomme slick in Q2.
In gara Alex ha sfruttato ancora una volta la sua abilità nella gestione delle gomme. La sua Williams partiva dalla nona posizione con un set di Medium usate e la squadra lo ha richiamato ai box al giro 12 quando la gara è stata neutralizzata per l'urto di Russell contro il muro. Una volta montate le Hard, Albon è entrato in modalità gestione ed è riuscito ad arrivare fino alla bandiera a scacchi senza più fermarsi, percorrendo ben 58 giri con lo stesso treno di gomme e riuscendo a tenersi dietro vetture ben più competitive, come la Alpine di Ocon o la Aston Martin di Stroll. Una bellissima impresa per un pilota non nuovo a prodezze del genere: l'anno scorso in Australia Albon attese l'ultimo dei 58 giri per fare il pit-stop obbligatorio, riuscendo comunque a conquistare il decimo posto e un punto iridato.