Cartoline da... Interlagos | Pirelli

Cartoline da... Interlagos

 

Assuefatto alla vittoria

Chi avesse guardato le immagini del podio di Interlagos senza avere la minima idea dell'ordine d'arrivo avrebbe potuto pensare che il vincitore era Fernando Alonso, mentre Max Verstappen aveva ottenuto un semplice terzo posto, con Lando Norris in mezzo. Enorme la differenza di entusiasmo fra l'olandese e lo spagnolo, con il primo che ormai sembra essersi assuefatto alla vittoria. Niente, infatti, sembra in grado di fermarne la striscia vincente, perlomeno in questa stagione. Il pilota olandese ha praticamente fatto il pieno anche in Brasile, vincendo sia la Sprint che il Gran Premio: l'unica cosa che gli è sfuggita è stato il punto addizionale per il giro più veloce in gara, di cui si è appropriato un ottimo Norris. Max ha vinto 17 Gran Premi su 20 e quattro Sprint su sei: si può capire come passare per primo sotto la bandiera a scacchi possa cominciare a sembrargli una routine… Ah, tanto per non far passare inosservata un'altra statistica di questa impressionante stagione, val la pena citare il fatto che la Red Bull avrebbe vinto il campionato Costruttori anche se a raccogliere punti fosse stato il solo Verstappen: nemmeno facendo due doppiette a Las Vegas e Abu Dhabi e aggiungendoci i due punti dei giri veloci la Mercedes (382) potrebbe superare gli attuali 524 punti del tre volte campione del mondo.

Norris almeno ci ha provato

Proprio l'inglese della McLaren ha perlomeno messo in scena una parvenza di resistenza al dominio del tre volte campione del mondo, rimanendogli in scia nei primi giri dopo la ripartenza e poi finendo la corsa con un distacco “umano”, inferiore ai dieci secondi. Tutti gli altri sette classificati a pieni giri hanno incassato un ritardo dal mezzo minuto in su, in una pista lunga poco più di quattro chilometri. A Interlagos Norris ha conquistato anche il secondo posto nella Sprint dopo essere stato il più veloce nello Shootout del sabato mattina, dimostrando ancora una volta la crescita della McLaren, ormai affermatasi come seconda forza nella parte finale del campionato.

Del resto, se la stagione fosse iniziata in Austria, dove la squadra diretta da Andrea Stella ha introdotto il primo, importante sviluppo tecnico della vettura, Norris sarebbe secondo nella classifica mondiale, avendo conquistato da allora 183 dei complessi 195 punti messi insieme finora. Certo, il distacco da Verstappen (329 punti in dodici gare), sarebbe stato comunque siderale ma sarebbe comunque stata una bella soddisfazione per Lando.

Il ruggito del leone

L'urlo di gioia di Fernando Alonso sul podio di Interlagos è la risposta più bella a chi soltanto una settimana prima aveva iniziato a diffondere la voce nel paddock di Città del Messico che il pilota di Oviedo si fosse stufato dell'Aston Martin o, addirittura, meditasse il ritiro. La gara di Fernando di domenica scorsa è stata impressionante. Con una monoposto che è sembrata ritrovare improvvisamente almeno parte dello smalto di inizio stagione – non dimentichiamo che Lance Stroll è partito in terza posizione, proprio davanti al compagno di squadra, e ha poi concluso la gara al quinto posto – lo spagnolo ha offerto uno spettacolo straordinario, sia in termini di gestione del pacchetto tecnico, sia nelle fasi difensiva e offensiva nel duello con Sergio Perez che ha infiammato il pubblico brasiliano (e quello che ha seguito la gara in televisione) nell'ultima parte della gara. La maniera in cui ha resistito fino al penultimo giro all'inseguimento di Perez – che guida una Red Bull, non certo una vettura di medio livello – è stata incredibile, soprattutto per come ha gestito il potenziale tecnico a disposizione giro dopo giro. Poi, quando ha dovuto soccombere alla superiorità del mezzo tecnico del messicano – peraltro molto bravo e corretto – tutti abbiamo pensato che fosse finita, che l'eroica difesa sarebbe stata ricordata per qualche giorno ma poi archiviata sotto un quarto posto che rimane un piazzamento buono per questa Aston Martin ma non certo memorabile. Invece, Fernando ha ruggito ancora e ha infilato in maniera impeccabile, usando traiettorie imprevedibili e poi resistendo al ritorno di Checo nella lunghissima salita che porta al traguardo. I 53 millesimi di secondo che hanno separato i due sotto la bandiera a scacchi hanno consentito allo spagnolo di sfogare la sua gioia in mondovisione, ribadendo ancora una volta che quando c'è da tirare fuori la grinta, Fernando non è secondo a nessuno.

Un incubo per Mercedes

Un anno fa la Mercedes lasciava il Brasile con l'entusiasmo di una bellissima doppietta e la consapevolezza di essere ritornata sulla giusta strada dopo un 2022 assai difficile. Il primo successo di George Russell in Formula 1, accompagnato dal secondo posto di Lewis Hamilton, poteva far presagire un 2023 di tutt'altro tenore. Toto Wolff e il suo gruppo speravano che il primo anno della nuova generazione di monoposto fosse stato un semplice passaggio a vuoto e che nel secondo sarebbero tornati a lottare per il titolo. Le cose sono andate in maniera ben diversa e l'appuntamento di Interlagos è stato, in un certo senso, il simbolo in negativo di questo capitolo della storia di una delle squadre più vincenti della massima competizione automobilistica.

La delusione è stata grande, così come la sorpresa, come si evince in maniera lampante dalle parole dello stesso Wolff nel dopo gara: È sconcertante. Da un'auto velocissima, la meglio bilanciata e con piloti felici, a un incubo. Com'è possibile? Cosa c'è che non va? Non mi sorprenderebbe se nei prossimi giorni analizzassimo le vetture e scoprissimo che c'è stato un problema meccanico nel modo in cui le abbiamo preparate o qualcosa del genere. Ma non so cosa sarà".

A voi piace la Sprint?

In Brasile si è chiusa la stagione Sprint della Formula 1. Sei gli appuntamenti di quest'anno (Baku, Spielberg, Spa, Lusail, Austin e, appunto, Interlagos) che, se si fosse fatta una classifica limitata solamente a questi sei eventi non avrebbe certamente dato un verdetto diverso, visto che di gare Sprint Verstappen ne ha vinte quattro su sei ed è sempre salito sul podio.

Peraltro, lo stesso Verstappen è uno dei più accaniti critici di questo format, come ha ribadito con un sarcasmo forse un po' eccessivo nella conferenza stampa FIA di giovedì scorso. Altri piloti sono d'accordo con lui, altri meno – vedi ad esempio Charles Leclerc – e se chiedete in giro nel paddock forse i pareri negativi sono in maggioranza. Se però chiedete ai broadcaster, la risposta sarebbe di segno totalmente opposto. Del resto, cosa può fare più audience un venerdì pomeriggio fra un'ora di prove libere in cui il telespettatore non sa nemmeno quanta benzina le vetture hanno a bordo – a proposito, sarebbe il caso di imporre una maggior trasparenza, tanto poi alla fine tutti i muretti si fanno i loro conti sugli avversari… - oppure una sessione di qualifica? E il sabato mattina, è più emozionante lo shootout oppure un'ennesima ora di prove ininfluenti per l'aspetto sportivo? È vero, gli ingegneri sono costretti a trovare un assetto sufficiente in una sola ora di prove del venerdì ma non è una sfida in più? E non lo è per i piloti?

Chi vi scrive è nel paddock da oltre vent'anni e ha sempre riscontrato un certo qual conservatorismo – per usare un eufemismo – negli addetti ai lavori, soprattutto fra piloti e tecnici. Certo, per loro il fascino di trovare quella regolazione dell'altezza da terra ideale, quel livello di carico aerodinamico perfetto è impagabile ma c'è ormai anche un pubblico – quello portato in Formula 1 ad esempio da “Drive to Survive” – che è stato attratto anche da aspetti forse più superficiali ma senza dubbio più spettacolari, più immediati da comprendere. E forse sarebbe il caso di ascoltare la loro voce prima di fare passi indietro, perché lo sport è sempre più intrattenimento, che sia la Formula 1 o il calcio o qualsiasi altra cosa. Chi non lo capisce, rimarrà indietro.