A Montreal la storia quasi quasi si ripete
Sette minuti e otto secondi sono serviti a George Russell per conquistare la pole position del Gran Premio del Canada. No, non è una follia ma il tempo che è trascorso dal momento in cui il pilota della Mercedes ha completato il suo miglior giro in Q3 (le 16.53.17, ora di Montreal) e quello in cui lo ha finito Max Verstappen (17.00.25). Questi 428 secondi sono, nei fatti, l'unica differenza fra i due piloti nell'ultima parte delle qualifiche, visto che il tempo sul giro è stato esattamente identico: 1'12”000. Il regolamento sportivo parla chiaro e impedisce qualsiasi tipo di polemica: in caso di ex-aequo chi fa il tempo prima ha diritto alla migliore posizione nella classifica finale. E così Russell è riuscito a riportare la Mercedes in pole a quasi un anno di distanza dall'ultima volta (Hamilton nel Gran Premio d'Ungheria del 2023) portando a 13 le stagioni consecutive in cui almeno una volta una Freccia d'Argento è partita davanti a tutti in una gara iridata, a due lunghezze di distanza dal record (15 stagioni, dal 1994 al 2008) detenuto dalla Ferrari.
Non è poi così raro che due piloti finiscano una sessione con lo stesso tempo ma, da quando esiste il cronometraggio al millesimo di secondo, era accaduto soltanto una volta, nel Gran Premio d'Europa del 1997, che non ci fosse differenza fra il tempo del poleman e quello di chi sarebbe poi partito accanto a lui sulla griglia. Anzi, quel 25 ottobre a Jerez de la Frontera (Spagna) furono addirittura tre i piloti che fermarono i cronometri sullo stesso tempo: nell'ordine Jacques Villeneuve, Michael Schumacher e Heinz-Harald Frentzen. L'1'21”072 fu ottenuto dal canadese della Williams dopo 14 minuti dal via della sessione – all'epoca ogni pilota aveva a disposizione dodici giri complessivi da completare nell'arco di sessanta minuti – Schumacher ha fatto segnare il suo tempo altri 14 minuti dopo con la Ferrari, mentre con la seconda Williams, Frentzen ha eguagliato i loro tempi quando mancavano circa 540 secondi alla fine della gara. Anche allora il regolamento era identico, così la pole andò a Villeneuve, con Schumacher e Frentzen sul virtuale podio.
Un risultato incredibile, che fece scalpore anche perché non era certamente un Gran Premio qualsiasi: in quell'ultima gara della stagione Michael Schumacher si era presentato in testa al campionato e coi favori del pronostico, pronto a riportare a Maranello quel titolo iridato Piloti che mancava da 18 anni, mentre il suo rivale Jacques Villeneuve schiumava ancora rabbia dopo la squalifica ricevuta nella gara precedente a Suzuka. In tanti quel giorno - ma ancora oggi qualcuno ne è convinto, anche perché in Formula 1 i complottisti trovano sempre terreno fertile - pensarono che dietro l'incredibile circostanza di tre piloti che fanno lo stesso tempo nella gara più importante non solo dell'anno ma probabilmente del decennio ci fosse una macchinazione ordita da una regia occulta che voleva creare ancora più interesse attorno alla sfida Schumacher-Villeneuve, ignari di quanto quel duello sarebbe diventato ancor più clamoroso ventiquattrore più tardi, quando Schumacher ha lasciato che il cuore dominasse la testa, senza pensare alle conseguenze a breve e lungo termine, e ha istintivamente cercato di chiudere la porta a Villeneuve, lasciando il tedesco nella trappola di ghiaia e il canadese con la corona del campionato.
Ventisette anni dopo, in un mondo – la Formula 1 – in cui è diventato molto più difficile soltanto provare a pensare di mettere insieme una sceneggiatura come quella ipotetica di Jerez, lo scalpore per la parità fra Russell e Verstappen è durato pochissimo, anche perché questo Gran Premio del Canada non è certo decisivo per un titolo iridato come lo era quello d'Europa del 1997. Magari chi ha una certa età e di quel weekend di Jerez ancora ricorda il turbine di emozioni che scatenò, le ire funeste di chi gridò allo scandalo per l'arroganza del campione tedesco, colpevole soprattutto di desiderare la vittoria ad ogni costo per sé e la sua squadra, e, ancora oggi, segue in qualche modo questo sport così affascinante sarà tornato a quella qualifica e avrà sorriso, pensando che sarebbe bastato un niente a Lando Norris, ieri terzo a soli 21 millesimi di ritardo dalla coppia Russell-Verstappen, per raggiungerli e replicare quella classifica. Perché, in fondo, è vero che la storia si ripete: nella vita e, quindi, anche nello sport.