A Imola non è di casa solo la Ferrari | Pirelli

A Imola non è di casa solo la Ferrari

 

La lingua più parlata in Formula 1 è senza dubbio l'inglese ma l'italiano occupa il secondo posto, sia perché tanti italiani lavorano nella massima competizione automobilistica – uno, Stefano Domenicali, è addirittura il Presidente e Amministratore Delegato della società che la gestisce – sia perché due squadre hanno la loro sede in Italia, la Scuderia Ferrari e la Racing Bulls.

 

Entrambe sono nate e continuano ad operare a poche decine di chilometri da Imola, tanto che per entrambe si può dire che condividano la stessa pista di casa, l'Autodromo Enzo e Dino Ferrari, dove questo fine settimana si disputa il settimo round della stagione di Formula 1. Del resto, sono 89 i chilometri che separano il circuito costruito lungo la riva destra del Santerno da Maranello, la città dove si costruiscono le Ferrari da corsa e da strada e soltanto 14 quelli fra l'ingresso del paddock e Via della Boaria, 229 a Faenza, dove ha sede la squadra che quest'anno ha cambiato pelle e nome ma mantiene ancora una forte identità italiana.

Già, perché a Faenza ha ancora sede buona parte delle operazioni tecniche del team, anche se le sinergie con la casa madre a Milton Keynes sono certamente aumentate, soprattutto per quanto riguarda l'aerodinamica. Nella città romagnola – il confine, teorico, con l'Emilia è praticamente a metà della distanza che la separa da Imola – è nata la Minardi, che della Racing Bulls può essere considerata la madre, con Toro Rosso e AlphaTauri – le denominazioni assunte a partire dal 2006, quando fu acquistata dalla Red Bull – che sono stati i diversi vestiti che la squadra ha indossato nel suo percorso di crescita. Perché ora quella che era la Cenerentola della Formula 1 ha ambizioni più grandi della semplice partecipazione al banchetto: vuole giocare un ruolo più importante, quello di leader del secondo gruppo di squadre, quelle che vogliono strappare i punti alle cinque grandi (Red Bull, Mercedes, Ferrari, McLaren e Aston Martin). 
In questo inizio di stagione ci sta riuscendo alla grande: la squadra diretta da Laurent Mekies - ormai italiano d'adozione, visto che a Faenza aveva già trascorso diversi anni e ci è tornato dopo un periodo di quasi sei anni ai vertici della Scuderia Ferrari – e Peter Bayer occupa stabilmente il sesto posto nella classifica Costruttori con 19 punti, 12 in più della Haas, che, tanto per rimanere in tema di italianità, costruisce il suo telaio a Parma (Dallara) e progetta vettura e aerodinamica a Maranello, oltre ad usare la power unit Ferrari

 

Quanto ai piloti della Racing Bulls, Daniel Ricciardo ha chiarissime origini italiane: il padre Joe è siciliano, originario di Ficarra, nel messinese, giunto in Australia a 7 anni, e la madre, Grace Pulitanò, ha i genitori calabresi, originari di Casignana. Entrambi arrivarono in Australia nei lontani anni Cinquanta. E Yuki Tsunoda è sì assolutamente giapponese ma non soltanto ormai vive stabilmente a Faenza ma è entrato nel cuore dei romagnoli lo scorso anno quando scese in strada con tutti i suoi concittadini per aiutarli a spalare via il fango che aveva invaso la città dopo l'alluvione che provocò la cancellazione del Gran Premio: italiano, anzi romagnolo ad honorem!