Lo spettacolo rocambolesco della prima Milano-Sanremo
Se oggi la Milano-Sanremo viene chiamata Classicissima, è perché nel corso di oltre cent'anni è riuscita a costruirsi una sua storia, spesso sconfinante nella leggenda, soprattutto pensando agli albori di questa corsa ciclistica che si corre ogni anno in primavera sin dal 1907.
Alla prima edizione, come due anni più tardi al primo Giro d'Italia, c'era anche Pirelli. Dalla nebbia della pianura padana al sole della riviera ligure, passando per il passo appenninico del Turchino (la Cipressa e il Poggio arriveranno dopo), la Milano-Sanremo è una corsa di oltre 280 chilometri, in buona parte ancora sterrati all'inizio, in cui tutti i più grandi vogliono cimentarsi.
Alle 5.17 di mattina del 14 aprile 1907 piove a dirotto sulla testa dei 33 temerari che muovono le loro biciclette dall'osteria della “Conca Fallata”, sul Naviglio pavese, nella zona sud di Milano. Gli iscritti, attirati dall'epicità della sfida e dai soldi messi a disposizione dalle case ciclistiche, sono 62, ma solamente poco più della metà si sono presentati all'appello alle 4.30. Si parte all'alba per non arrivare dopo il tramonto e per evitare che ci sia troppa folla all'inizio della corsa.
A organizzare la corsa è colui che sarà anche il grande ideatore del Giro d'Italia 1909, il giornalista Armando Cougnet, insieme al collega Tullo Morgagni, il tutto sotto il controllo del direttore della Gazzetta dello Sport, l'intraprendente Eugenio Costamagna.
I corridori sono principalmente francesi e italiani. Tra questi, c'è Giovanni Gerbi, che due anni prima ha vinto il Giro di Lombardia ed è soprannominato il “Diavolo Rosso” da quando, secondo la leggenda, durante una delle sue mitiche fughe si è ritrovato, con la maglia rossa, in mezzo a una processione religiosa.
È lui a scappare poco dopo l'ingresso in Piemonte, tra fango e pozzanghere. Sul Colle del Turchino, Gerbi ha circa tre minuti di vantaggio sul trio formato da Ganna, Galetti e Garrigou, mentre Lucien Petit-Breton, compagno di squadra di Gerbi alla Bianchi, è per il momento un po' staccato a causa di una foratura.
La corsa procede, mentre il tempo migliora quando i ciclisti, ormai stremati, arrivano in Liguria. Garrigou ha ripreso il Diavolo Rosso davanti, mentre Petit-Breton, che l'anno dopo vincerà il Tour de France, sta recuperando. A questo punto Gerbi decide di aspettare il compagno, che rientra a trenta chilometri dall'arrivo: la gara se la giocherà questo terzetto.
Le cronache raccontano di accese discussioni fra i tre su un eventuale patto per la divisione dei premi (al primo spettano ben 300 lire, l'equivalente di poco più di 1200 euro attuali), ma i due della Bianchi, credendo di poter arrivare davanti grazie al gioco di squadra, si accordano tra di loro e iniziano una serie di scatti per sfiancare Garrigou, il quale però risponde presente a ogni attacco, nonostante le 11 ore di corsa sulle gambe.
A meno di un chilometro dall'arrivo, il Diavolo Rosso blocca fisicamente Garrigou, tirandolo per la maglia e lasciando la strada libera a Petit-Breton, che alza le braccia al cielo della Città dei Fiori davanti al compagno Gerbi e a Garrigou. Il ricorso di quest'ultimo, però, viene accolto: la giuria retrocede Gerbi al terzo posto, davanti a Ganna, che arriva quarto una mezz'ora dopo il trio di testa.
Pioggia, sole, fatica e scorrettezze, ha così inizio una delle cinque classiche monumento, destinata a diventare un appuntamento imperdibile per gli appassionati di ciclismo e aperta alla gloria di tutti i ciclisti, dai velocisti ai cacciatori di tappe, finanche allo strappo di qualche scalatore, come Nibali nel 2018. Ancor più epica sarà l'edizione del 1910, corsa con un tempo da lupi, tanto che dei 63 ciclisti partiti solamente quattro arriveranno al traguardo, mentre molti si fermeranno nelle osterie sulla strada, mezzi congelati, e non ripartiranno più. Ma questo è un altro capitolo della leggendaria Milano-Sanremo.