Ciclismo prêt-à-porter
In principio erano i ciclisti, un paio di pantaloncini corti ideali per montare in sella alla propria bici e pedalare comodi trasportati nell'abbigliamento casual di tutti i giorni. Ma la storia dell'influenza che le due ruote hanno avuto sulla moda è lunga e continua anche nei giorni nostri, con un ritorno a cavallo tra 2015 e 2016 firmato dalle grandi griffe di moda e consacrato da testate importanti come Washington Post e Wall Street Journal. Al Pitti Uomo 2015, Moschino portò una collezione interamente ispirata al mondo delle due ruote: dalle maglie fino agli accessori – occhiali da sole e cappellini – tutto ricordava l'abbigliamento di un professionista delle corse ibridato con quello delle moto. Una tendenza che fu seguita da marchi come Topman Design e Dsquared2.
Il connubio tra ciclismo e moda ha contagiato anche brand come Chanel, che con la collezione primavera-estate 2008 scelse di raccogliere l'eredità “sportiva” della sua fondatrice disegnando una bicicletta nera con dettagli argento, decorata con il marchio della casa di moda francese e inserti in pelli pregiate, una chicca dal design rétro per passeggiare in città senza rinunciare alla propria eleganza. A patto di essere disposti a spendere 8.900 euro per un esemplare. A precedere Chanel ci aveva pensato ad Armani, che nel 2005 aveva dato vita a una collaborazione con Bianchi in grado di generare la Sportbike Emporio Armani, nera, con telaio da corsa in alluminio, manubrio dritto e accessori brandizzati della casa milanese. Sempre con Bianchi, ma alla fine del 2011, ha lavorato anche Gucci, producendo due modelli diversi di bici, il primo nero e a marcia classica, il secondo bianco e a marcia fissa, entrambi in vendita al prezzo di 14 mila euro.
È del 2010 la Trussardi City bike 1911, presentata a 30 anni di distanza dalla prima bicicletta realizzata dalla casa di moda, un modello da passeggio per donna con telaio nero, rifiniture in oro e accessori in stile militare del valore di 2.500 dollari. Operazioni analoghe per Fendi (Amante Donna, bici da passeggio del 2009 da 10 mila euro nella versione full optional con borse posteriori in pelle e un elegante bauletto anteriore), Louis Vuitton (che nel 2011 ha presentato una bici a scatto fisso per gli amanti del bike polo) e Ralph Lauren (con la Rugby Bike Run Tweed realizzata insieme con l'azienda Pashley Cycles, una bici vintage con telaio blu notte e copertoni crema prodotta in appena 50 esemplari).
Non sono pochi i casi di stilisti segnati profondamente dal ciclismo. Il più eclatante è quello di Paul Smith, che da bambino sognava di correre come professionista ma ha dovuto rinunciare al suo sogno per via di un brutto incidente, e quando si è ritrovato tra gli stilisti più apprezzati del mondo ha deciso di recuperare la sua passione disegnando prima la Maglia Rosa del Giro d'Italia 2013 e poi dedicando al Tour de France la sua linea ispirata al ciclismo amatoriale, la Paul Smith 531, che prende il nome dalla lega d'acciaio delle biciclette Reynolds usate alla Grand Boucle, e che è costituita da un mix di abbigliamento in tessuti tecnici e giacche e maglie in lana merino che non rinunciano mai allo stile del loro creatore. Lo stesso Smith, nel 2016, ha pubblicato il libro Paul Smith's Cycling Scrapbook, in cui raccoglie le maglie più significative della storia del ciclismo e racconta come hanno influenzato il suo modo di intendere la moda.
Folgorato dalle due ruote anche Demna Gvasalia, direttore creativo di Balenciaga, che oltre a una serie di accessori come i braccialetti a forma di catena ha lanciato in commercio nel 2017 una mountain bike da 3.500 euro. A farsi coinvolgere dal trend anche i brand dello Street Style. Levi's ha da anni una linea di jeans Commuters pensati appositamente per permettere movimenti agili tra sellino e pedali, H&M si è rivolta al pubblico delle cicliste coi suoi leggings con inserti elasticizzati e catarifrangenti, e Diesel ha lanciato nel 2011 “Only the Brave”, una bici da corsa monomarcia da 850 euro realizzata con Pinarello.