Alla Parigi-Roubaix ha vinto la tecnologia Pirelli tubeless
Agli appassionati di ciclismo, le immagini di atleti che sfidano il vento, la pioggia e le sollecitazioni di un ciottolato irregolare e coperto di fango evocheranno senz'altro la recente edizione di una delle gare più spettacolari e amate del calendario, tornata a fine 2021 dopo uno stop dovuto al Covid: la Parigi-Roubaix. Per correre su un percorso difficoltoso come questo, l'equipaggiamento può fare la differenza tra un ritiro e una gara conclusa con successo. Pirelli era presente per supportare Trek-Segafredo, Team Bike Exchange e AG2R Citroen Team e, se a primeggiare sono stati diversi atleti, non ci sono dubbi su quale tipologia dei pneumatici portati da Pirelli abbia dominato la competizione: il P Zero tubeless-ready.
INFERNO DEL NORD
La Parigi-Roubaix è da sempre considerata la Regina delle Classiche, conosciuta anche con l'epiteto di Inferno del Nord per il percorso ostico che la rende una corsa unica al mondo, con una distanza totale di 260 km di cui 55 in pavé. Il pavé del nord della Francia, diversamente da quello dei muri fiamminghi, è caratterizzato da pietre più grandi e da una pavimentazione più irregolare, che lo rendono estremamente difficile da affrontare in bicicletta. Per questo motivo, la Parigi-Roubaix è una delle poche gare al mondo in cui si sviluppano materiali ad hoc. Per di più, l'edizione di quest'anno è stata resa ancora più memorabile da un meteo inclemente, con pioggia e vento.
Di tutti i materiali che compongono una moderna bicicletta da strada, le coperture sono probabilmente quelli a cui si presta più attenzione nel preparare la Parigi-Roubaix: le sollecitazioni a cui le bici sono sottoposte sui settori di pavé richiedono tecnologie, misure e adattamenti speciali per garantire agli atleti il massimo del grip e dell'affidabilità. Nella gara di quest'anno, per le squadre che hanno corso con pneumatici Pirelli sono state messe a disposizione due soluzioni alternative per incontrare il gusto e le necessità tecniche dei corridori e delle squadre: P ZERO Race TLR 700x30c con l'utilizzo di inserti (tubeless-ready) e P ZERO Velo TUB 4S 30-28” (tubolare).
RIVOLUZIONE TUBELESS
Nelle squadre equipaggiate da Pirelli, circa il 70% dei corridori ha scelto il set up tubeless-ready e solamente il 30% ha optato per il tubolare: l'edizione 2021 è stata segnata infatti da un'introduzione massiccia della tecnologia tubeless-ready. Fino all'ultima Parigi-Roubaix, che si è corsa nel 2019, i copertoncini tubeless erano ancora visti con un certo scetticismo, e per quasi tutti i corridori l'unico set up disponibile era il classico tubolare con sezione maggiorata e carcassa rinforzata. Nonostante fosse considerato l'assetto standard, il rischio di incorrere in forature è sempre stato alto ed era del tutto normale mettere in conto anche due o tre stop per sostituire i tubolari danneggiati.
L'introduzione della tecnologia tubeless ha portato un netto miglioramento delle performance sul pavé: innanzitutto l'assenza della camera d'aria riduce il rischio di foratura dovuto agli impatti con le pietre, grazie alla possibilità di ridurre la pressione di gonfiaggio senza rischiare di incorrere nelle cosiddette “pizzicature” o “snake bite”, tanto frequenti alla Parigi-Roubaix; pressioni di gonfiaggio inferiori rispetto al tubolare comportano anche un miglioramento in termini di grip, stabilità e comfort; la tecnologia tubeless, inoltre, è per definizione più veloce di quella tubolare, altro aspetto cruciale vista la lunghezza della gara e la necessità di tenere medie orarie molto alte nei settori di asfalto.
LA PRIMA PARIGI-ROUBAIX FEMMINILE DELLA STORIA
Quest'anno, dopo 118 edizioni riservate esclusivamente agli uomini, sabato 2 ottobre si è disputata la prima Parigi-Roubaix femminile della storia, che ha visto il trionfo di Elizabeth Deignan (Trek-Segafredo), davanti a Marianne Vos ed Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo). Un risultato storico, ottenuto da entrambe le atlete Trek-Segafredo con P ZERO Race TLR 700x30c in set up tubeless. Sempre con lo stesso set up e sempre dallo stesso team, nella top 10 si è piazzata anche Audrey Cordon-Ragot all'ottavo posto.
In preparazione alla stagione agonistica, Pirelli ha condotto una serie di test insieme ai team per permettere agli atleti di ottenere dei set up molto precisi, cosa che si è rivelata fondamentale per affrontare i settori di pavé infangato della Parigi-Roubaix. “In questa gara avere l'attrezzatura migliore può fare la differenza. È bello avere un partner come Pirelli, che lavora a stretto contatto con noi per assicurarci di avere la migliore comprensione del loro prodotto e di avere il set up perfetto per aiutarci a vincere, anche nelle gare più difficili. Ho provato sia i pneumatici tubolari che i tubeless durante le ricognizioni, e ho capito che la soluzione che mi avrebbe supportato meglio sui ciottoli era il P ZERO Race TLR 30mm tubeless con inserto in schiuma”, ha detto la vincitrice Lizzie Deignan.
IL TUBELESS AI CAMPIONATI DEL MONDO DI CICLISMO 2021
Fatta eccezione per la gara in linea maschile e femminile élite – un tipo di gara in cui i corridori continuano a prediligere i tubolari – anche ai recenti campionati del mondo di ciclismo tutti gli atleti hanno optato per la tecnologia tubeless-ready e diverse categorie sono state vinte con coperture Pirelli: il P Zero Race TLR SL 26mm è stato scelto da Ellen Van Djik, vincitrice della categoria ITT Women Élite, e da Bauke Mollema ed Elisa Longoborghini, Argento e Bronzo categoria Team Time Trial Mixed Relay, tutti Trek-Segafredo, mentre il P Zero Race TLR 26mm ha aiutato Filippo Baroncini a ottenere la medaglia d'oro nella Men Under 23 Road Race, risultato che rappresenta un vero e proprio record per Pirelli e per la tecnologia tubeless. L'atleta del team Colpack Ballan, infatti, ha conquistato la prima maglia iridata in una prova in linea con un pneumatico tubeless. Sul durissimo percorso fiammingo di Leuven, Baroncini ha apprezzato soprattutto la scorrevolezza e il comfort del P Zero tubeless, ma anche la tenuta di strada sull'asciutto e sul bagnato. Inoltre, l'assenza della camera d'aria riduce notevolmente il rischio di forature, caratteristica che rende questo tipo di pneumatico più affidabile agli occhi degli atleti e contribuirà, secondo gli addetti ai lavori, a una più ampia diffusione di questa tecnologia nelle competizioni.