Una corsa elegante
Diffidate da ogni progetto che richieda abiti nuovi. Si apre citando Henry David Thoreau la guida ufficiale della Tweed Run. La corsa, una pedalata metropolitana con un pizzico di stile, si corre ogni anno a primavera, nel cuore di Londra e i partecipanti, come ogni anno, dovranno attenersi a un dress-code particolarmente stringente.
L'uso di giacche in tweed e pantaloni alla zuava è fortemente incoraggiato; anche le divise da ciclismo sono accettate, ma solo se in lana scozzese, in modo che risultino compatibili con cravatte e papillon. Per le donne, gonna e mantellina vanno più che bene. Gli impermeabili teoricamente non farebbero parte dell'elenco ma, giacché la tweed ride nasce come manifestazione intrinsecamente inglese, sono da preferirsi agli ombrelli, in caso di pioggia. Perché sono i dettagli a fare la differenza nell'assegnazione dei premi più ambiti dell'evento: Miglior Costume Maschile e Miglior Costume Femminile. Nell'elenco degli accessori consigliati rientrano anche guanti, pipe e calzettoni tirati al ginocchio.
Sintomaticamente, le maglie dell'eleganza sono più larghe quando si tratta delle bici ammesse alla corsa: tutte, anche se gli organizzatori consigliano caldamente di rispolverare per l'occasione il proprio velocipede più antico (esiste anche un Best Vintage Bicycle Prize). In alternativa, qualora il mezzo non fosse esattamente storico, è sempre possibile candidarsi alla competizione riservata alle bici meglio decorate.
La Tweed Run è nata nel 2009, quando, il 24 gennaio, 300 entusiasti in tweed si diedero appuntamento in Savile Row, laddove hanno sede alcuni tra i laboratori sartoriali più importanti del pianeta, per una passeggiata in bicicletta a metà tra la parata e la critical mass. Negli anni, l'idea di contrapporre ritmi e stile vintage all'esasperato modernismo che caratterizza certi appassionati di bicicletta si è fatta largo ben oltre i confini nazionali, e oggi si tengono numerose tweed runs in giro per il mondo, da Boston a Riga, da San Francisco a Pescara.
Gli organizzatori, tuttavia, ci tengono a far sapere che la città di riferimento rimarrà sempre Londra. D'altra parte, accanto a quello benefico (i ricavi vengono destinati, tra le altre iniziative, al riciclo di biciclette da destinare a giovani africani), la Tweed Run ha pure un forte scopo culturale, di recupero identitario, e non c'è nulla di più inglese di parcheggiare la propria bicicletta, riassettare la propria giacca a quadroni e sostare per il tempo di un tè nelle vie della City, straordinariamente chiuse. “Con il latte o col limone non fa differenza”, fanno sapere da Bourne & Hollingsworth. “La cosa più importante è non avere fretta, il tè del pomeriggio è uno dei grandi piaceri della vita”. E pazienza se i baffoni (per i quali esiste una competizione a parte, il Best Moustache Prize – aperto a uomini e donne) dovessero scomporsi o, peggio, imbrattarsi per qualche attimo.
In definitiva, se c'è una costante all'interno delle colorate opinioni di giornalisti e appassionati che ogni anno si trasformano orgogliosamente in tweedrunners, è la chiara sensazione che Londra appaia molto più amichevole durante le ore della corsa: i turisti pacificati, i bambini esterrefatti, gli automobilisti disciplinati. Persino chi si attarda per una foratura non ha voglia di perdere il sorriso. Il grande punto di forza della Tweed Run, e insieme la motivazione più condivisibile del suo successo, è contenuto tutto nella mission di The London Cycling Campaign, uno dei maggiori partner dell'iniziativa: trasformare Londra in un posto più sano, pulito e felice in cui vivere, dove andare in bicicletta è una scelta per ogni londinese che voglia spostarsi in città economicamente e senza paura.