On this week #23: Ludovico Scarfiotti | Pirelli

On this week #23: Ludovico Scarfiotti

 

L'8 giugno 1968 morì a Rossfeld (Germania), durante le prove libere della Rossfeld-Berchtesgarden, gara valida per il Campionato Europeo della Montagna, Ludovico Scarfiotti. Il pilota italiano era al volante di una Porsche che finì fuori strada in circostanze mai del tutto chiarite.

Il nome di Scarfiotti è legato in maniera inscindibile al suo unico successo in Formula 1, nel Gran Premio d'Italia del 1966. Fu infatti l'ultimo pilota italiano ad imporsi nella gara di casa, perdipiù al volante di una Ferrari. Eppure, forse ancor più prestigiosi sono gli altri successi che illuminarono la carriera agonistica di uno degli ultimi veri “gentleman drivers” dell'automobilismo sportivo. Nato il 18 ottobre 1933 in una famiglia molto facoltosa – suo nonno, di cui portava il nome, fu il primo presidente della FIAT, e lui era cugino di Gianni Agnelli – Scarfiotti si era messo in luce nel 1958 vincendo il campionato italiano vetture sport con la OSCA. Enzo Ferrari lo ingaggiò per correre qualche gara nel 1960 ma senza grandi risultati, salvo poi offrirgli una seconda possibilità per disputare il Campionato Europeo della Montagna nel 1962, vinto con la Dino 196 SP. Grazie a quel successo, Scarfiotti si guadagnò un posto nella squadra ufficiale del 1963, debuttando così anche in Formula 1 dove colse il sesto posto nella sua prima gara vera, il Gran Premio d'Olanda. In quell'anno arrivarono anche la vittoria nella 12 Ore di Sebring insieme a John Surtees e, soprattutto, nella 24 Ore di Le Mans, corsa in coppia con il connazionale Lorenzo Bandini, in entrambe le corse al volante di una 250 P, ma nelle prove del Gran Premio di Francia a Reims fu vittima di un brutto incidente che gli provocò delle ferite alle gambe.

I due anni successivi videro Scarfiotti impegnato saltuariamente in Formula 1 con la Scuderia mentre nelle gare sport furono ancora ricchi di successi, come la doppietta nella 1000 Chilometri del Nürburgring (nel 1964 con Ninni Vaccarella e nel 1965 con Surtees) e il secondo titolo europeo nelle corse in salita (1965).

Nel 1966 dopo la brusca interruzione del rapporto fra Ferrari e Surtees, Scarfiotti fu richiamato dal Commendatore a correre anche in Formula 1 e così arrivò lo straordinario successo di Monza. Non fu però il prodromo di altre vittorie, tanto che i Gran Premi disputati successivamente furono solamente sei, di cui solo due con la Ferrari (degli altri, uno con la Eagle dell'amico Dan Gurney, tre con la Cooper) e, alla fine del 1967, terminò anche il rapporto con la Scuderia. L'anno successivo, anzi, Scarfiotti iniziò a correre con la squadra ufficiale Porsche proprio in quel Campionato Europeo della Montagna che lo aveva visto grande protagonista con la squadra italiana ma dopo il secondo posto a Montseny (Spagna) ecco che a Rossfeld la storia di questo pilota gentiluomo trovò una tragica fine.

Enzo Ferrari lo ricordò così nel suo libro ‘Piloti, che gente': “Lasciò la Ferrari e cercò altrove, in Inghilterra e in Germania, ma non era soddisfatto. Lo sapevo: avevamo già gettato i semi per un ritorno, per un'altra stagione con le rosse sportive che non aveva dimenticato. Ma l'agguato a Rossfeld, la parete rocciosa che gli fu fatale, quando cadde dalla Porsche bianca sbilanciata, avrebbe messo fine a tutto. Era generoso, corretto e soprattutto obbediente, anche se i suoi lampi di orgoglio non riuscivano a trovare, nella tranquillità di tante famose gare di durata, quella felicità che la sua vita sentimentale aveva misurato meschinamente in un'altalena di affetti".