La Mercedes con le ali di gabbiano in volo da Milano a Sanremo
La prima volta che Alberto Cefis ha visto la Mercedes 300 Sl Gullwing su cui si prepara a correre la Milano-Sanremo (con gomme Pirelli Collezione) non aveva un bell'aspetto. Era rovinata, arrugginita e mezza smontata in un garage di lamiera a L'Avana. Cefis, imprenditore nato nel 1958 in provincia di Bergamo, si trovava a Cuba per vacanza e, andando a caccia di cimeli per la sua collezione nell'isola paradiso delle auto d'epoca, si era messo sulle tracce del modello di Mercedes da lui preferito, prodotto nel 1954-55 in 1.400 esemplari. Dopo anni di trattative con Quico, l'ultimo proprietario (prima era stata anche dell'architetto Nicolas Arroyo, che aveva corso il secondo Gran Premio de Cuba), Cefis riesce a portare in Europa l'auto per restaurarla. Come? Smontandola tutta e spedendola in valigie e scatoloni, per evitare problemi con la dogana cubana. Oggi, dopo il restauro completo degli esperti di Hk, Alberto Cefis e la sua auto correranno sulle strade della Milano-Sanremo, a oltre vent'anni dal loro primo incontro. Tra le auto sportive iconiche del ‘900 la Mercedes 300 è famosa soprattutto per le sue portiere che si aprono “ad ali di gabbiano”. L'imprenditore e collezionista bergamasco ha posseduto anche sei esemplari di Mercedes 300 Sl contemporaneamente.
Quando ha sentito parlare per la prima volta della Mercedes 300 Sl?
«Nel 1982, su una famosa rivista di auto ho visto nelle pagine delle inserzioni sulle auto d'epoca una 190 Sl. “Costa come una Golf”, ho pensato, e l'ho comprata. L'ho portata da un restauratore che aveva tra le auto pure una 300 Sl, di cui mi sono subito innamorato. A lui serviva un immobile, che io avevo: in cambio di sei anni di affitto ho comprato la mia prima Mercedes 300 Sl».
Qual è il suo miglior ricordo al volante di una 300 Sl?
«Sicuramente la prima volta che l'ho guidata. Il restauro era durato quindici anni, al tempo non ero ancora molto abile e avevo fatto mille errori. Mi chiama il restauratore dicendo che, nonostante mancassero alcuni pezzi, l'auto era quasi pronta e che non poteva tenerla tutto agosto in garage. Quindi sono andato a Cremona per prenderla: mi sono seduto e, girata la chiavetta, ho provato una gioia indescrivibile».
Qual è la cosa più incredibile di questo ritrovamento?
«Il passaggio alla dogana per portarla in Italia. Quando la doganiera ha chiesto di aprire il pacco, ci ha preso per matti: “Spendete dei soldi per esportare questo rottame sporco?” ha detto. Le abbiamo raccontato la storia, ma comunque non le sembrava una cosa intelligente. Avevo speso 300 dollari di spedizione, un cubano ne guadagnava dieci al mese di media».
Con che spirito partecipa a una gara come la Milano-Sanremo?
«Esistono due modi di intenderla: ci sono le persone che corrono, che hanno sempre voglia di gareggiare e che quindi si preparano nei minimi dettagli. Poi c'è lo spirito di chi ama guardarsi intorno, ammirare il paesaggio come fosse una scampagnata: dopotutto, si passa in zone bellissime. Io appartengo più a questo secondo gruppo di piloti. Mi piace guidare la macchina ma godermi anche il viaggio».
Quanto è importante montare una gomma di qualità su questo tipo di auto?
«È fondamentale, soprattutto su macchine che si usano poco, perché la gomma si deforma, si insecchisce, perde qualità e non ha più le stesse prestazioni. Le Pirelli rispettano gli standard dell'epoca, quindi non hanno questi problemi. Il mitico cinturato è sempre un ottimo pneumatico. Sulle 300 Sl montiamo tuttora le gomme di fine anni '60 e di inizio anni '70, che Pirelli produce ancora».
Secondo lei ci sono oggi auto che potranno diventare iconiche come la 300 Sl?
«È stata una macchina che ha fatto la storia dell'automobilismo, del design. Non lo so, ora come ora fanno sempre macchine importanti, è diventata quasi una moda. Prima forse l'innovazione era più ricercata».
Adesso quante 300 Sl e quali altre auto ha in garage?
«Ne ho tre. Poi ho altre Mercedes, pezzi rari e unici. Ho anche una Porsche, che aveva mio padre, un'Alfa 1900 Super Sprint Touring, una Mini che mi piaceva molto da piccolo e altre auto».
Anche da piccolo collezionava auto, in modellini?
«Certamente avevo molte macchinine. La mia preferita era la Lamborghi Miura, il top, avevo un modellino verde che mi piaceva un sacco. E poi mi hanno regalato anche la “Ali di gabbiano”».