Due decadi di passione: Pirelli e Inter unite dal tempo
Quello tra Inter e Pirelli è un legame solido, un'unione felice che continua a esistere nel tempo. Dalla stagione 1995/96 hanno passato insieme vent'anni, due decenni fianco a fianco pieni di progetti comuni, di condivisione dei valori sportivi e aziendali, il tutto arricchito da grandi successi. È il sei maggio 1998 quando Javier Zanetti alza la Coppa Uefa al Parco dei Principi di Parigi: sotto le luci della Ville Lumière c'è anche Pirelli a splendere sul petto di Ronaldo e compagni. Il brand è già da tre anni il main sponsor della società gestita dai Moratti, dopo pochi mesi di sodalizio si può già festeggiare il primo grande trofeo internazionale.
Internazionale come la squadra di Simoni che siede in panchina in quella magica notte parigina, internazionale come la dimensione che il marchio Pirelli ha ormai raggiunto e consolidato da decenni. Se possibile, il legame con il mondo del calcio acuisce questa percezione di transnazionalità. Negli anni Pirelli mostra il proprio volto più universale e dai confini ampi; basti pensare a quello che accade in Brasile negli anni in cui il Fenomeno Ronaldo è al suo apice. Scuole calcio, bambini che in ogni angolo del paese vestono maglie nerazzurre con il nome del loro idolo sulle spalle. Lo stesso Ronaldo ritratto, in un'identificazione strettissima con il Cristo Redentore di Rio de Janeiro, in uno dei più iconici spot della casa milanese. Il Nazareno e Luís Nazário de Lima posti a un livello che è destinato solo a chi è unico. Pirelli è sempre lì, a testimoniare la grandezza di quanto sta accadendo.
Un discorso, quello dell'internazionalità e delle vittorie, che ritorna ancora più forte durante gli anni '10 del nuovo secolo. Nella stagione 2009/2010 l'Inter veste una particolare divisa da gara con su iscritti degli idiogrammi cinesi: un omaggio alla città in cui viene ospitata la finale di Supercoppa italiana, la Pechino scelta per la prima volta dalla Lega Calcio come sede della gara. Se con un discreto azzardo provassimo a parlare di fortuna nel gioco del calcio, si potrebbe sostenere che Pirelli abbia rappresentato per l'Inter un enorme amuleto capace di attrarre trofei e vittorie. Alla fine della stagione la formazione di Mourinho riuscirà nell'impresa di portare a nella bacheca del club il triplete: Scudetto, Champions League e Coppa Italia vinte in un sol colpo.
Dal momento in cui ha avuto inizio, il sodalizio tra Inter e Pirelli ha portato i nerazzurri a vincere 13 titoli nazionali e 3 trofei internazionali – tra cui un Mondiale per Club. Ma il brand milanese ha stretto un legame duraturo che travalica il solo obiettivo della vittoria, è stato partner della società calcistica anche nei momenti meno felici; a testimonianza dell'affidabilità e della forza di un'unione inscindibile. Pirelli è l'Inter e viceversa: gli appassionati di calcio e non solo sono oramai abituati a leggere il nome di uno e associare l'immagine dell'altro, come in uno scambio reciproco di sensazioni. Una fusione identitaria che è molto rara nei rapporti tra le grandi aziende e i grandi club sportivi.
La dimostrazione di questa simbiosi sta nel fatto che, con il passaggio di società dalla famiglia Moratti all'era di Erick Thohir nulla è cambiato: Pirelli continua a credere in questo splendido racconto che si sviluppa negli anni, in una partnership che non si lega solo ai risultati, ma alla condivisione di idee e strategie. Quello tra Pirelli e l'Inter rappresenta uno di quei rapporti inscindibili, come alcuni dei legami che si trovano in chimica. Da Zanetti a Zanetti, da Moratti a Thohir, dalla Coppa Uefa al Triplete passando per i cinque scudetti consecutivi: sulle maglie neroazzurre ha continuato a campeggiare un solo marchio, quello di Pirelli.