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La micromobilità ha bisogno di un'ulteriore spinta in avanti

Negli ultimi anni è stato fatto molto per la nuova pianificazione dei trasporti urbani, con la creazione di molte più piste ciclabili, aree pedonali e progetti di mobilità elettrica. Tuttavia, molti di questi progetti devono ancora concretizzarsi e ciò innesca timori circa una possibile fase di stallo per la rivoluzione della mobilità

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Se ripensiamo ai difficili giorni del lockdown da Covid, si parlava molto di una rivoluzione dei trasporti urbani. La promessa era la sostenibilità dei trasporti del futuro, senza carbonio, non inquinanti, a basso impatto. La nuova normalità doveva essere costruita attorno alle biciclette, ai trasporti elettrici e alle care vecchie passeggiate.

Cosa è accaduto quindi a ciò che il governo del Regno Unito aveva chiamato "un'opportunità unica e irripetibile di dar vita a un cambio di atteggiamento per le generazioni future"?

La risposta è che, nonostante ci siano stati dei progressi, la rivoluzione della mobilità è ancora un progetto inconcluso.

Sfide per la vision

Qualcuno ricorderà probabilmente che, un paio d'anni fa, città come Londra, Parigi, Bruxelles, Milano, Barcellona e tante altre avevano annunciato piani ambiziosi per ri-adibire le proprie infrastrutture urbane, così da creare maggiori spazi senza auto e per incentivare la crescita del settore della "micro-mobilità", comprendente biciclette, bici elettriche, scooter. Secondo la Federazione ciclistica europea, a giugno 2020 erano stati annunciati quasi 2.500 km di progetti infrastrutturali nelle principali città. Tuttavia, al termine dello scorso anno, era stato completato solo il 57% (pari a 1.440 km) delle nuove infrastrutture. Magari non è poi un risultato così negativo per un solo anno e alcuni progetti potrebbero venire completati presto; tuttavia, si è registrata un forte resistenza contro alcune di queste misure. 

Nel borgo londinese di Wandsworth, ad esempio, è stato necessario chiudere un esperimento di limitazione nell'uso delle auto nei "Low Traffic Neighbourhoods" dopo solo poche settimane, perché gli autisti hanno protestato contro questi cambiamenti. C'è stato anche un considerevole ritorno alle modalità pre-pandemiche nei trasporti in tante città: alla fine dello scorso anno, l'uso della micromobilità condivisa in Italia, Regno Unito, Francia, Germania era minimamente maggiore rispetto alla fase pre-pandemica, come affermato dal McKinsey Center for Future Mobility citato nelFinancial Times.

McKinsey indica inoltre che, in Europa, l'uso delle auto è minimamente cambiato rispetto al periodo pre-pandemia: prima del Covid, l'80% delle persone affermava di utilizzare le proprie auto ogni settimana, mentre a novembre 2021 la cifra era pari al 78%. Anche negli Stati Uniti le cifre sull'uso delle auto sono cambiate di poco nello stesso periodo, passando dall'84% all'80%. 

Si direbbe che, per le autorità cittadine, la rivoluzione nei trasporti è più facile da immaginare che da concretizzare. Tuttavia, i fatti attestano che, laddove i pianificatori restano fedeli alla propria vision, l'impatto è considerevole.

La sicurezza prima di tutto

Uno studio del 2021 sulle politiche climatiche, realizzato dal think tank Mercator Research Institute, mostra che l'introduzione della nuova infrastruttura di micromobilità in molte città europee ha portato con successo a un cambiamento verso modalità di trasporto più sostenibili. 

Lasciando stare gli effetti dei lockdown da Covid, lo studio Mercator mostra che le piste ciclabili hanno generato molti più viaggi in bicicletta, in alcuni casi con un raddoppio dei numeri. Utilizzando la "regola generale metrica" dal punto di vista della sanità pubblica, secondo cui ogni chilometro percorso in bicicletta rappresenta un risparmio pari a $0,50 in costi sanitari, si calcola che i benefici complessivi per la sanità prodotti da tutte le pedalate siano superiori a $1 miliardo all'anno.

E se chiediamo perché gli investimenti sulle infrastrutture, come le piste ciclabili, sono così efficaci, la risposta è che risolvono il più grande problema che riguarda la micromobilità: la sicurezza. Uno studio di 28 Paesi, pubblicato quest'anno dai ricercatori di mercato Ipsos, mostra che la sicurezza è ciò che più influenza l'uso delle biciclette: più le persone si sentono sicure, più probabilmente effettueranno brevi viaggi in bicicletta.

Avanti a tutta velocità
Secondo Ipsos, il Paese in cui le persone affermano con maggiore probabilità che andare in bicicletta è sicuro (principalmente grazie alle buone infrastrutture) sono i Paesi Bassi; questo è anche il motivo per cui le persone sono indotte a utilizzare la bicicletta come forma principale di trasporto per viaggi brevi. Di contro, più della metà delle persone in tutto il mondo ritiene ancora che andare in bicicletta dove vivono sia pericoloso.

Al momento, sembra che alcune città stiano facendo passi indietro, piuttosto che avanti, verso abitudini di trasporto pre-Covid.

Il messaggio per i pianificatori e i policy-maker è comunque inequivocabile: se si vuole incoraggiare la micromobilità e ridurre le emissioni di CO2 e i costi sanitari, bisogna guardare in avanti alle infrastrutture per le città sostenibili.

Probabilmente, è arrivato il tempo di ricordare ai pianificatori che biciclette e scooter non hanno la marcia indietro.


Credits foto: Davide Bart. Salvemini - IG @davide_bart_salvemini