Nella scelta del giusto mezzo di trasporto da impiegare per un determinato tragitto entrano in gioco vari criteri come la rapidità dello spostamento, il costo economico, l'impatto ambientale, la comodità. Certi parametri, come le emissioni di CO2 generate, sono oggettivi, ma altri rientrano nella sfera della soggettività: c'è chi preferisce impiegare un mezzo privato per essere più indipendente, chi invece predilige la mobilità in sharing o il trasporto pubblico per ragioni economiche e di responsabilità. Ci sono, comunque, delle considerazioni generali che possono guidare le persone nella decisione su quale mezzo di trasporto utilizzare.
Secondo le statistiche dell'Eurostat, nel 2019 per oltre la metà dei lavoratori europei (il 61,3 per cento) il tragitto casa-lavoro durava meno di 30 minuti. In media, per un europeo ci vogliono circa 25 minuti per andare a lavoro. Per le distanze che non superano i 6-7 chilometri, cioè la maggior parte dei tragitti dentro le mura cittadine, la micromobilità è decisamente la soluzione migliore: muoversi in bicicletta, in skateboard, a piedi genera meno emissioni, è più veloce per via del traffico, più pratico perché elimina il problema del parcheggio, fa bene alla salute (pedalare anche una mezz'oretta al giorno previene moltissime patologie cardiovascolari e articolari) e alla socialità. L'incognita, in questo caso, è rappresentata dalla pericolosità delle città in cui le infrastrutture per la micromobilità (in primis i percorsi ciclabili) non sono ancora sufficientemente capillari. Se la distanza inizia invece a diventare proibitiva da pedalare per alcune persone, l'ebike e il monopattino elettrico diventano i mezzi di trasporto ideali.
C'è almeno un altro dato a sostegno della mobilità dolce per la short distance: la metà di tutti gli spostamenti in auto nei cosiddetti Eu15 (i 15 Paesi presenti nell'Unione europea sin da prima del 2004) non supera i 6 chilometri. Se sostituissimo il 30 per cento dei viaggi in auto più corti di 6 chilometri con degli spostamenti in bicicletta, ci sarebbe una riduzione del 4 per cento delle emissioni di CO2 dal traffico stradale. Considerando che un'auto occupa circa lo spazio di 20 biciclette, questo si tradurrebbe inoltre in una maggior vivibilità delle città. Insomma, quando il meteo e le condizioni fisiche lo permettono, per i brevi spostamenti cittadini è meglio preferire i mezzi leggeri all'auto.
Se per molti gli spostamenti quotidiani sono relativamente brevi, ci sono però persone per cui il solo tragitto casa-lavoro supera l'ora (l'8 per cento, sempre secondo i dati Eurostat riferiti al 2019). Nei casi di media-lunga distanza, anche l'ebike diventa impraticabile. A quel punto le strade sono due: puntare sui trasporti pubblici o prendere l'auto. Quando funzionano, i trasporti pubblici sono la soluzione più economica, meno inquinante e spesso meno stressante. Il treno in questo senso è l'ideale, anche perché può essere integrato con la micromobilità per i tragitti più brevi (per esempio si può arrivare in stazione con una foldable bike o un monopattino elettrico da caricare poi sul treno).
Se invece i collegamenti pubblici sono insufficienti, l'auto diventa l'opzione migliore. Per le distanze lunghe permette indubbiamente di risparmiare tempo, di essere indipendenti e di godere di un certo comfort oltre che, per alcuni, del piacere di guidare. Il rovescio della medaglia sono gli alti costi economici (benzina, pedaggi, manutenzione, gestione) e ambientali. Ci sono però soluzioni anche a questo, come il car sharing, con l'utilizzo di auto non di proprietà, magari a zero emissioni, visto che già nel 2020 circa il 45 per cento delle compagnie di car sharing attive in Europa aveva flotte 100 per cento elettriche. Anche il car pooling è un efficace strumento per abbattere costi ed emissioni: invece che prendere quattro auto diverse per andare al lavoro, colleghe e colleghi possono a turno andare insieme su un'unica auto, compatibilmente con le loro esigenze. Sarebbe una bella iniziativa pure sul piano sociale.