Se si cercano nuovi prodotti etichettati come "sostenibili" e "innovativi", non è necessario andare molto lontano. Al giorno d'oggi quasi tutte le grandi aziende hanno storia di sostenibilità da raccontare, nella maggior parte dei casi, supportate anche da prodotti, spesso innovativi.
Parliamo, ad esempio, di AirCarbon, un materiale che può essere utilizzato al posto della plastica e del cuoio, biodegradabile al 100% e compostabile in casa. Realizzato a partire da carbonio atmosferico può essere modellato in una serie di prodotti, dagli utensili da cucina ai tessuti per la moda, tutti realizzati a partire dalla cattura delle emissioni di carbonio nell'atmosfera. La Smog Free Tower, già presente nei Paesi Bassi, in Polonia, in Corea del Sud e in Cina, è un dispositivo che cattura lo smog, rilascia aria pulita e trasforma le particelle inquinanti in gioielli. Poi c'è il Fairphone, uno smartphone modulare in cui ogni parte può essere sostituita e riciclata, a differenza della maggior parte dei dispositivi digitali oggi in commercio.
Queste sono tutte innovazioni recenti, provenienti da una lista sempre crescente di prodotti specificamente progettati per affrontare le sfide della sostenibilità. Ma saranno davvero sufficienti queste innovazioni di prodotto a fronteggiare sfide enormi come il cambiamento climatico causato dal carbonio, la perdita di biodiversità e la scarsità d'acqua?
Ripensare il processo di innovazione
Alcuni ritengono sia necessario ripensare completamente i processi e quindi innovare non per ridurre i costi (spesso, in passato, questa era la motivazione che ha portato ad efficienze economiche ma meno sostenibili) ma per raggiungere obiettivi di sostenibilità a lungo termine.
Già dieci anni fa, l'Harvard Business Review si occupò di questa tendenza; in un articolo evidenziava come alcuni grandi aziende tecnologiche, tra cui Hewlett-Packard, General Electric, IBM e Cisco, avessero avviato programmi basati sulle future normative e tendenze in materia di sostenibilità, preparando nuovi prodotti e processi molto prima che fossero richiesti dalla legislazione.
Questi sono stati esempi di “innovazione nell'innovazione”: cambiamenti nel modo in cui le aziende decidono dove investire, in base al fatto che siano o meno positivi per la sostenibilità.
Non sempre si tratta di calcoli facili e altrettanto spesso gli effetti possono imprevedibili. Più di 150 anni fa, l'economista inglese William Stanley Jevons identificò il "Paradosso di Jevons" secondo cui i miglioramenti tecnologici che aumentano l'efficienza di una risorsa possono fare aumentare il consumo di quella risorsa, anziché diminuirlo rendendo il prodotto più accessibile a un gruppo più ampio di consumatori.
Questioni interconnesse
La necessità di evitare tali effetti imprevisti fa ormai parte degli obiettivi di innovazione di molte organizzazioni. Molte aziende utilizzano il cosiddetto approccio "nexus", basato sulla collaborazione tra governo, università e imprese, per cercare di anticipare tutte le dimensioni dell'innovazione, cosa che è stata inserita, ad esempio, nelle regole dell'iniziativa di finanziamento della ricerca dell'UE Horizon Europe.
Questo modo di pensare è un riconoscimento dell'interconnessione di molte questioni legate alla sostenibilità e del modo in cui gli impatti ambientali tendono ad avere molteplici dimensioni. Questo approccio suggerisce che la sostenibilità non sarà raggiunta da invenzioni di successo, ma da molte innovazioni e da molte organizzazioni che lavorano insieme.
Ciò non significa che la Smog Free Tower debba essere considerata irrilevante. In un mondo complesso come quello della sostenibilità, fare chiarezza è sempre un buon punto di partenza.
Illustrazione a cura di Elisa Macellari