Dieci anni fa, l'idea del riscaldamento globale e il ruolo dei gas serra erano ancora al centro di vari dibattiti. Le azioni dell'uomo erano realmente responsabili dei cambiamenti climatici? I combustibili fossili erano veramente i reali colpevoli? Le intere società devono veramente cambiare il modo in cui vivono e lavorano? Le emissioni di gas serra devono essere veramente ridotte al ... nulla?
Oggi, queste domande hanno tutte una risposta: Sì, Sì, Sì, Sì. Tutti concordano sul fatto che, per avere anche una possibilità minima di limitare l'aumento della temperatura media di 1,5 gradi centigradi entro il 2050, le emissioni totali di CO2 (principalmente, ma non solo, i gas serra) devono ridursi del 45% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010, e raggiungere un azzeramento netto entro il 2050.
Molti vedono questo approccio denominato "net-zero" o "carbon neutral" come l'unica possibilità di raggiungere quello che altrimenti sembra essere un obiettivo decisamente impossibile, ossia l'azzeramento entro il 2050. Da un lato permette la prosecuzione di alcune emissioni, a condizione che siano bilanciate da contromisure o "offset" che, in un modo o nell'altro, rimuovano il carbonio dall'atmosfera mentre continua a inviare chiari segnali sulla necessità di un cambiamento imponente.
Percorsi diversi
Gli scienziati e altri esperti stanno sempre più sostenendo che l'idea dell'azzeramento delle emissioni, o "net zero", entro il 2050 è decisamente uno specchietto per le allodole o, comunque, una falsa promessa. Non è l'unica argomentazione, ce ne sono altre. Sono molti i modi per sollevare obiezioni circa l'idea delle date target per l'azzeramento delle emissioni; vale la pena analizzarle a fondo.
Probabilmente, la versione più semplice dell'argomentazione anti-azzeramento è che, se il target del 2050 è l'azzeramento netto delle emissioni per tutti, sicuramente non sarà raggiunto. E se le garanzie sul target falliranno, non appena le persone e le organizzazioni inizieranno a rendersene conto, cominceranno anche a perdere fiducia verso l'idea globale di arginamento dei cambiamenti climatici.
Una soluzione a tale problema consiste nel riconoscere che non tutti i Paesi possono, o perfino potrebbero, seguire lo stesso percorso di riduzione del carbonio. Un paper recente del Centre for Social and Economic Progress (think-tank indiano fondato come centro internazionale del US Brookings Institution) propone procedure differenziate del conteggio sul carbonio, così come diverse date target, in base alle risorse e alle emissioni.
Ad es. il centro sottolinea che ci sono un miliardo di persone nell'Africa Sub-Sahariana, pari solo all'1% delle emissioni di carbonio in tutto il mondo; è quindi difficile aspettarsi che questi popoli intraprendano azioni urgenti così come il resto del mondo. Il centro sostiene che, invece di puntare sempre all'azzeramento delle emissioni di carbonio entro una data tipo il 2050, è meglio "appiattire la curva"; questo può significare che le emissioni di Paese possano continuare anche in seguito alla data target, ma a livelli inferiori. E non c'è nessun motivo per il quale ciò non possa essere applicato anche alle organizzazioni.
Al di là del "net zero"
Un'altra argomentazione afferma che il problema qui non è tanto l'idea dell'azzeramento delle emissioni, ma dell'azzeramento netto, o "net-zero". La maggior parte dei target delle emissioni permette alcuni tipi di processi di bilanciamento,¬ così che le emissioni possano proseguire fintantoché c'è qualcosa che le contrasta e permetta di raggiungere l'azzeramento netto, ad es. la creazione di nuovi depositi di carbone nelle foreste o nelle paludi, o l'estrazione di carbonio dall'atmosfera, con l'uso di nuove tecnologie di acquisizione apposite. Circa i due terzi di tutte le emissioni globali di carbonio ora sono interessate dai target di riduzione, che sono "net zero" piuttosto che "absolute zero".
Sono indubbiamente buone idee, ma se fissiamo i decenni con la data target di azzeramento del carbonio per il futuro, non dobbiamo porci domande difficili su come saranno queste tecnologie di compensazione e se funzioneranno.
Molti ritengono che non funzioneranno. Ad es. il Lancaster Environment Centre, centro di ricerca universitario sul clima del Regno Unito, ha recentemente affermato che la maggior parte delle prospettive di bilanciamento delle riduzioni di carbonio implica solamente possibilità remote. Peggio ancora: come afferma il centro, l'uso di questi bilanciamenti a supporto dei target net-zero sta solo incoraggiando le persone a evitare le riduzioni delle emissioni incrementali che potrebbero creare ora, nella speranza che la scienza compia in futuro un qualche miracolo sull'acquisizione del carbonio.
Cosa succede qui? Può darsi che i policy-maker si siano troppo fissati sull'idea dell'azzeramento? Probabilmente dovremmo ricordare che lo "zero" è un concetto potente e piuttosto misterioso. Il numero zero è un'invenzione relativamente recente; molti popoli primitivi non avevano il concetto dello zero come numero, e ancora oggi esiste una controversia matematica su come utilizzarlo.
Quel che è certo è che nulla di tutto ciò significa che dobbiamo rinunciare agli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio o iniziare a credere che non esistano strategie efficaci per limitare i cambiamenti climatici. Ma dobbiamo veramente capire quale sia il vero contributo di tutti questi zeri.