Sostenibilità

“Rinascere sostenibili” secondo Pirelli

Il tema è stato al centro della nona edizione del Salone della CSR e dell'Innovazione sociale

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Sostenibilità e transizione ecologica sono le grandi sfide del ventunesimo secolo che decreteranno la sopravvivenza, o meno, dell'essere umano. Il Salone della CSR e dell'Innovazione sociale, arrivato alla sua nona edizione, è dal 2013 uno degli appuntamenti più attesi, ed è riconosciuto come il principale evento in Italia dedicato a questi temi. Abbiamo ormai un'evidenza scientifica consolidata dell'insostenibilità, sul piano non solo ambientale, ma anche su quello economico e sociale, del modello di sviluppo che abbiamo seguito nel corso degli ultimi due secoli.

Anzi, numerose analisi ci segnalano che alcuni fenomeni fortemente destabilizzanti si stanno verificando con una velocità e un'intensità superiore a quella prevista solo alcuni anni fa. Non a caso, il titolo dell'edizione 2021 del Salone è “Rinascere sostenibili” e coglie appieno lo spirito del tempo in cui viviamo: la ripresa post-Covid deve essere indissolubilmente legata alla sostenibilità altrimenti il rischio è di incappare in catastrofi naturali dalle quali risulterà, irrimediabilmente, sempre più difficile riprendersi.

La sostenibilità è da sempre una priorità per Pirelli, inclusa anche quest'anno nella lista “Global Compact LEAD” delle Nazioni Unite, riconoscimento attribuito alle aziende che, a livello mondiale, si distinguono maggiormente per il loro impegno nell'implementazione dei “Dieci principi” relativi ai diritti umani, al lavoro, all'ambiente, alla lotta alla corruzione.

La presenza dell'azienda con la P lunga al Salone è ormai un must e proprio i diritti umani connessi alla sostenibilità sono stati al centro del panel a cui ha preso parte Eleonora Giada Pessina, Group Sustainability and Equal Opportunities Officer di Pirelli. I diritti umani devono essere al centro della crescita e  devono essere non solo tutelati, ma ove possibile rafforzati dalla transizione ecologica e dall'innovazione che la accompagnerà.

C'è una percezione errata circa la lontananza di questi temi, si tende a pensare che questo problema non riguardi l'Italia, quando invece le Nazioni Unite hanno messo in luce gravi e persistenti abusi dei diritti umani in aziende italiane per migliaia di lavoratori.

Pirelli ha dedicato sforzi importanti al miglioramento continuo  dei modelli di gestione: l'approccio dell'azienda a questi temi è ispirato dai principi del “Global Compact delle Nazioni Unite” e segue l'implementazione, in tutti i continenti in cui è presente, dei Guiding Principles on Business and Human Rights delle Nazioni Unite, linee guida che dice Eleonora Pessina: “richiedono  protezione,  rispetto dei diritti umani e ove ci fossero violazioni, di rimediarvi. È fondamentale, perciò, avere modelli di gestione strutturati che  permettano all'azienda di gestire la tematica dei diritti umani”.

Gestione che riguarda, inevitabilmente, anche la catena di fornitura dell'azienda e proprio l'importanza di una supply chain sostenibile è stata l'argomento di un secondo panel a cui ha partecipato la stessa Eleonora Pessina. La supply chain ha un posto chiave in qualsiasi modello di gestione sostenibile, sia perchè essenziale per la catena del valore, sia perchè i rischi possono annidarsi negli anelli più lontani della catena sui quali l'azienda cliente non arriva con la propria sfera di influenza. Assume così un'importanza cardinale la mappatura della materialità dei rischi, che varia da Paese a Paese, calcolata dialogando con gli stakeholder, sia interni che esterni, che con le loro rilevazioni aiutano a migliorare la gestione dei diritti in una determinata area in cui l'azienda è presente o nell'ambito di una particolare catena di fornitura. Diventa fondamentale, inoltre, la pratica dell'audit on site dei potenziali fornitori, così da scremare e da mitigare i rischi che potrebbero minare l'avvio di una partnership virtuosa. Per Eleonora Pessina, infatti, sarebbe troppo semplice: «Pretendere un determinato avanzamento dal nostro fornitore senza contribuire non porterebbe alcun valore aggiunto: è il classico cascading di responsabilità tale per cui se pensassimo ad un approccio del genere, ad esempio, nella catena di fornitura della gomma naturale, tutto il business finirebbe per gravare solo ed esclusivamente sulle spalle dei piccoli farmer. Chiaramente un approccio insostenibile per sè.»

Ma è possibile una supply chain rispettosa dei diritti umani, sostenibile? La risposta è assolutamente sì: sarebbe superfluo parlare di sostenibilità se non lo è la filiera perché per definizione la sostenibilità è un valore condiviso, che risulta tanto più debole quanto è più debole la supply chain. E particolare attenzione merita la catena di fornitura delle materie prime, essenziali per la realizzazione del prodotto ma spesso disponibili solo in paesi in via di sviluppo dove il contesto presenta rischi socio-economici maggiori rispetto a quelli, pur sempre presenti, che caratterizzano i paesi maturi. Ecco che gli audit in loco divengono strumento essenziale pe ridentificare e colmare eventuali gap rispetto alle aspettative delle Politiche Pirelli, e per questo motivo vengono fatti sin dalla fase di qualificazione del potenziale fornitore.

Ma il controllo e monitoraggio del profilo di sostenibilità da soli non bastano a creare valore. Il vero impatto passa dall'engagement, dal dialogo e dalla volontà di crescere insieme partendo da valori condivisi. Da questo approccio nascono  partnership di sviluppo congiunto, importantissime quelle che puntano allo sviluppo di materiali innovativi rinnovabili e riciclati,che possano essere utilizzati in sostituzione di materiali di origine fossile per prodotti sempre più sostenibili.

A questo proposito una case history molto interessante è relativa alla catena di fornitura della gomma naturale per la quale da anni Pirelli si è dotata di una Policy e di un programma di sviluppo sostenibile nati dalla  consultazione congiunta con i più importanti stakeholder a livello locale e internazionale, tra cuiOrganizzazioni Non Governative, piccoli produttori, processatori, istituzioni. Un impegno che ha permesso a Pirelli di produrre il primo pneumatico al mondo certificato FSC (Forest Stwewardship Council), un P ZERO prodotto con gomma naturale e rayon ottenuti da piantagioni certificate FSC.

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Quando si parla di sostenibilità, quasi di riflesso, il discorso si sposta sulla mobilità. Stefano Porro, Future Mobility Manager Pirelli, prendendo parte al panel del Salone dal titolo “PNRR e mobilità per territori sostenibili” ha sottolineato l'importanza che riveste il tema della mobilità sostenibile stressando il ruolo delle aziende nella gestione di quest'ultima.

«Da quest'anno il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile ha avuto un occhio di riguardo per le aziende, che ricoprono un ruolo fondamentale nel determinare la mobilità delle persone e dei propri dipendenti, dotandole di  35 milioni di euro per l'anno 2021 per iniziative di car pooling, car sharing, bike sharing» ha ricordato Porro.

La mobilità sta affrontando un'evoluzione a tutto tondo: già prima della pandemia c'era una rivoluzione in atto trainata da auto elettriche e autonome e dallo sharing, la pandemia ha stravolto ulteriormente questo mondo causando uno shock che persiste tuttora. A questo proposito Pirelli sta monitorando il cambiamento in corso nella mobilità aziendale seguendo due versanti principali: il commuting (come i dipendenti raggiungono il posto di lavoro) e il travel (come i dipendenti si spostano per lavoro).

Entrambi hanno avuto una riduzione notevole e tuttora il recupero procede a rilento, ma c'è di più: nel commuting c'è stato uno switch tra trasporto pubblico e auto privata che ha limitato parzialmente la riduzione di CO2. Risulta quindi importante capire se questa tendenza è temporanea o meno per poi intervenire con policy adeguate. Per gestire la mobilità del “new normal”, Pirelli si sta focalizzando su quattro punti: il primo è quello di capire, attraverso survey interne, come le persone si muoveranno e come vorranno muoversi, il secondo riguarda l'utilizzo della bicicletta elettrica attraverso l'implementazione del bike sharing aziendale, il terzo si basa su una flotta sempre più “safe and green”, il quarto si sostanzia nel coordinamento con i mobility manager del distretto Bicocca. 

In sintesi, il ruolo delle aziende nella gestione della mobilità si sta ampliando sempre più: «Le nuove tecnologie –aggiunge Porro - consentono di sfruttare a pieno i veicoli aziendali e i dipendenti hanno accesso semplificato ai servizi di mobilità presso la propria sede di lavoro». Una mobilità sostenibile non può prescindere da una presa di coscienza, da parte delle aziende, del ruolo che rivestono, le quali possono e devono facilitare questo cambiamento di paradigma.»