Per lui che si definisce un car enthuisiast, lavorare in Pirelli è stato come coronare un sogno. Riccardo, Key account manager and car dealer coordinator per Pirelli, dopo il liceo scientifico ha frequentato la facoltà di Economia a Pisa, compiendo allo stesso tempo studi di perfezionamento alla Scuola Superiore Sant'Anna. Durante la sua carriera universitaria, ha avuto la possibilità di studiare sei mesi in Inghilterra, grazie al progetto Erasmus, e di trasferirsi per un'esperienza in Cina all'interno di un programma di una banca italiana.
Quando hai iniziato a lavorare in Pirelli?
“Nel 2015. Dopo essere stato all'estero, ho colto un'opportunità per entrare nell'Headquarter di Pirelli a Milano. Cercavano figure per un nuovo progetto, chiamato Prestige trasversale anche al Motorsport. Per me che sono un appassionato di auto è stato il coronamento di un sogno”.
Ora invece lavori per Pirelli in Germania. Come ci sei arrivato?
“Il progetto Prestige si è sviluppato nel corso degli anni successivi ed è nata la richiesta di avere referenti nei principali mercati locali. Fino al 2017 sono rimasto a Milano, dove ho potuto conoscere meglio il mondo Pirelli. Poi quando mi hanno chiesto di trasferirmi a Monaco di Baviera nel team Prestige, ho accettato con entusiamo”.
Cosa ti ha spinto a trasferirti?
“Era un'esperienza che volevo fare e appena c'è stata questa opportunità, l'ho colta al volo. All'inizio mi sono occupato solo del Prestige, ma successivamente ho avuto l'occasione di seguire anche il canale car dealer, supportando il responsabile del settore”.
Come ti trovi in Germania?
“All'estero Pirelli è una famiglia e qui ho trovato una seconda casa. Devi dimostrare il tuo valore, anche perché non è sempre facile inserirsi in una cultura differente. Venendo dall'Headquarter, ho potuto coniugare l'esperienza fatta a Milano con quella locale. E' uno scambio culturale interessante, mai banale e aver fatto qualche esperienza all'estero nel mio percorso universitario probabilmente mi ha aiutato”.
Cos'altro ti è servito del tuo percorso universitario?
“E' stato fondamentale aver ricevuto una buona base quantitativa, aver fatto studi statistici e aver maturato una buona confidenza con i numeri. Poi servono le lingue, l'inglese soprattutto. L'università italiana è molto teorica, ti dà una forma mentis che poi ti aiuta, ma è altrettanto importante fare esperienze pratiche, se possibile già dal primo anno. Tutti questi sono supporti, quello che non deve mai mancare è la voglia di imparare.”
E Pirelli cosa ti ha dato?
“Due cose, soprattutto. La prima è una forte dimensione umana: le persone che ho incontrato e con cui lavoro mi hanno sempre trasmesso uno spirito di team e di famiglia. La seconda è la possibilità di vedere e imparare tanto. Pirelli è un'azienda molto sfidante, ma che allo stesso tempo ti offre interessanti opportunità. Non mi sono limitato al mio ambito, mi ha permesso di vedere come funziona un'azienda multinazionale. E devo dire che qui esiste un dialogo trasversale tra le varie funzioni, non sempre scontato in realtà complesse. Pirelli ti avvicina a tutti i settori e ciò aiuta a imparare sempre qualcosa di nuovo.”
Come è avvenuto questo percorso?
“Giorno dopo giorno, ma soprattutto attraverso un programma che si chiama Warming Up. Dura due anni, accoglie e accompagna i nuovi assunti, facendo capire loro tutto il mondo Pirelli, dalla produzione alla ricerca e sviluppo fino alla comunicazione, aiuta a conoscere i vari settori, anche quelli lontani dal proprio lavoro quotidiano. Inoltre mi ha dato la possibilità di incontrarmi spesso con miei coetanei appena entrati in Pirelli. Questo ha creato un network tra di noi che permette di coltivare l'amicizia e di avere un punto di contatto in funzioni diverse, permettendoci di lavorare in maniera più efficiente.”