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Hey, teacher, leave those coders alone!

École 42, La piscine. Ph - William Beaucardet 2013

"Insegnare a leggere e scrivere è una cosa molto facile, infatti al giorno d'oggi la maggior parte delle persone è in grado di leggere e scrivere. Più difficile è diventare un bravo scrittore, un romanziere di successo per esempio: serve creatività per scrivere cose che valgano la pena di essere raccontate. Lo stesso concetto può applicarsi alla programmazione: insegnare il linguaggio di programmazione è molto semplice, a tal punto che tutti, perfino i bambini di 4 anni, sono in grado di impararlo; ma se vuoi diventare bravo a scrivere con questo linguaggio devi imparare a pensare in modo creativo", dice l'informatico francese Nicolas Sadirac, mentre dal suo ufficio parigino rilascia un'intervista telefonica a Pirelli Word. Nel 2013 ha fondato École 42, una scuola di programmatori informatici sita nella capitale francese, assieme al miliardario Xavier Niel, e altri partner quali Kwame Yamgnane e Florian Bucher. École 42 è un istituto gratuito, senza scopo di lucro, rinomato per essere la scuola di programmazione più innovativa al mondo.

A École 42 non ci sono professori, esami o programmi rigidi. "Non abbiamo bisogno dei professori, gli studenti sono in grado di autogestirsi" spiega Sadirac. La sua scuola segue il principio pedagogico della "peer education", per cui il miglior modo di trasmettere un insegnamento è quello di lasciare che gli alunni imparino da soli o mediante l'osservazione degli altri studenti. Oltre a questo, l'edificio rimane aperto 24 ore su 24 quindi gli studenti possono andare e venire a loro piacimento - o quando hanno trovato l'ispirazione. 

Per capire questo approccio, bisogna innanzitutto comprendere l'approccio di Sadirac alla programmazione informatica e l'obiettivo che si è posto nel formare i programmatori: "Per me la programmazione è un processo creativo, quasi una forma d'arte. Ovvio che bisogna conoscerne la lingua, essere in grado di scrivere i codici, in altre parole: questa è la tecnica, che da sola certo non basta, ma è solo un prerequisito. Una volta che uno padroneggia la tecnica, deve essere in grado di trovare soluzioni creative che risolvano i problemi reali ad essa legate. E questa è la parte più difficile, dobbiamo insegnare agli studenti la capacità di sviluppare un'abilità nella risoluzione dei problemi: voglio vedere un maggior numero di giovani effettivamente in grado di creare cose nuove e interessanti con il linguaggio di programmazione e non solo capaci di scrivere codici.”

Credits: École 42, La piscine. Ph - William Beaucardet 2013

Da lì, continua Sadirac, l'assenza di professori: "Una delle maggiori pecche dell'educazione tradizionale è che insegna alle persone a replicare il comportamento del professore, e questo è incompatibile con il nostro obbiettivo che è quello di insegnare agli studenti a trovare soluzioni da soli. Quando c'è un professore e gli studenti devono risolvere un problema, è molto difficile impedire al docente di fornire la soluzione: è una caratteristica della natura umana che forse ha a che fare con l'ego. Nella maggior parte di noi si nasconde il desiderio di creare una replica di noi stessi. Il problema con tutto ciò è che, una volta che ci si trova nel mondo reale, non c'è più nessuno che ti dia la soluzione, quindi c'è un divario tra la scuola e la realtà. Per questo abbiamo deciso di non assumere insegnanti e gli studenti hanno finito per imparare di più e più in fretta." Ad esempio, ricorda, "c'era questo studente che voleva creare un videogioco, la realizzazione richiedeva l'utilizzo di formule matematiche complesse, e tutti ci riuscirono molto bene."

Sadirac ci spiega che uno dei motivi che hanno portato alla creazione di École 42 "è il fatto che è diventato sempre più difficile scovare nuovi talenti in grado di apportare innovazioni". La colpa secondo lui è da attribuire in generale al "sistema educativo arcaico" particolarmente presente in Francia ma riscontrabile anche nel resto del mondo. Per dirla in parole povere, Sadirac è convinto che questa modalità didattica si discosti troppo dalla realtà: "Il mondo è cambiato molto durante gli ultimi decenni: ora la creatività ha acquisito un'importanza maggiore rispetto a prima. Per secoli, l'obiettivo del sistema educativo è stato quello di insegnare alle persone l'efficienza e non la creatività, si insegnava a replicare un modello preesistente. Questo approccio funzionava in passato perché allora l'essere umano doveva svolgere molti compiti ripetitivi. Ma al giorno d'oggi esistono le macchine che svolgono questi compiti al posto nostro".
Pertanto, la priorità ora è quella di "portare la creatività all'interno delle scuole". Sadirac riconosce che si tratta di un obbiettivo difficile da raggiungere, ma è ottimista e crede che le nuove generazioni stiano già diventando più creative: "I giovani d'oggi sono più intelligenti, i software stanno già modificando il modo di operare del nostro cervello". Gli facciamo notare che alcuni potrebbero obiettare che questo potrebbe non avere solo risvolti positivi. "Ogni volta che il mondo si evolve, perdiamo qualcosa, ma c'è molto da guadagnare", replica l'informativo. "Per esempio, penso che presto le persone non saranno più in grado di operare una distinzione tra quello che già sanno e quello che possono trovare facilmente sul web: la nostra stessa idea di conoscenza e di memoria si sta espandendo".

Nel futuro prossimo, conclude, la conoscenza del linguaggio di programmazione diventerà un "prerequisito di base". Da qui sorge la domanda: dobbiamo iniziare ad insegnare ai più piccoli i rudimenti di programmazione informatica avvalendoci dello stesso metodo che utilizziamo per insegnargli a leggere e scrivere? Sadirac ritiene che sia "molto difficile rispondere a questa domanda". Certo, dice, i bambini sono in grado, e forse dovrebbero, imparare il linguaggio di programmazione, "ma se glielo insegniamo in maniera rigida o se li obblighiamo, non funzionerà e finiranno per odiare la programmazione per tutto il resto della loro vita. Quindi dobbiamo stare molto attenti e evitare in tutti i modi possibili le imposizioni e di farlo sembrare una cosa noiosa". Imparare a programmare da piccoli è una buona cosa ma deve avvenire naturalmente e in modo divertente, senza regole rigorose o disciplina. Hey, teacher, leave those kids alone!