Thomas Lipton fu un magnate inglese del tè con un impero internazionale, un appassionato velista, e soprattutto uno dei personaggi più interessanti nella storia della Coppa America. Per anni dedicò tempo, risorse e passione alla competizione più antica del mondo, tentando per ben cinque volte di conquistare il trofeo. L'ultima quando la sua imbarcazione, Shamrock V, venne superata in mare da Enterprise, una delle quattro navi progettata per l'occasione dal New York Yacht Club. «Non riesco a vincere. Non ci riesco» fu il commento commosso di Sir Lipton appena compresa l'ennesima sconfitta. Sebbene però non riuscì mai a sollevare il trofeo, la determinazione e lo spirito sportivo che lo contraddistinsero, lo resero icona inaspettata e rispettata nel mondo della vela.
Le origini
Nato in Scozia intorno alla metà dell'Ottocento, Thomas Lipton partì per gli Stati Uniti all'età di 15 anni dove lavorò in diversi settori prima di tornare in patria e aprire la sua prima drogheria. È qui che ebbe inizio la sua fortuna con la fondazione della Lipton Tea Company, marchio di tè ormai globale. Tuttavia, gli interessi di Sir Lipton non si limitarono ai soli affari: alla fine del XIX secolo rimase infatti affascinato dall'eleganza e dalla tecnica della disciplina velica, non in quanto semplice sport ma quale opportunità di legare il proprio nome a una delle competizioni più elitarie dell'epoca, la Coppa America, il trofeo più ambito.
La prima sfida
Il 6 agosto 1898 fu resa ufficiale la gara che avrebbe visto fronteggiare il New York Yacht Club con lo sfidante britannico Royal Ulster Yacht Club. Sir Lipton raccolse la sfida finanziando Shamrock, la prima delle cinque imbarcazioni battezzata con questo nome, che iniziò a essere costruita nel cantiere Thorneycroft di Millwall sul Tamigi. Il giorno del varo, il 24 giugno 1899, Shamrock era considerata la defender più veloce mai salpata dall'Inghilterra. La realtà però era ben diversa: la costruzione e la preparazione delle barche americane era infatti di gran lunga superiore a quelle britanniche. E così, con un vantaggio di oltre sei minuti e mezzo, lo yacht americano Columbia, registrò la sua vittoria sconfiggendo Shamrock. Il fallimento non scoraggiò Sir Lipton, ma accese in lui ancora di più il desiderio di ritentare e sollevare, forse, la Coppa America.
Il fair play
Partecipò ad altre quattro edizioni: 1901, 1903, 1920 e 1930, tutte perse e tutte come detto a bordo di yacht dal nome Shamrock, ognuno evoluzione del precedente. Nonostante infatti i miglioramenti tecnici e le notevoli risorse investite, gli americani continuarono ad avere la meglio. Lo Shamrock IV, nel 1920, definito da molti come «un incrocio tra una tartaruga e una torpediniera», fu però probabilmente l'imbarcazione che maggiormente si avvicinò alla agognata vittoria. Durante le prime due regate staccò infatti nettamente sul defender Resolute, salvo poi soccombere, ancora una volta, nelle successive tre. Anche qui però Sir Lipton non si arrese, e tentò di nuovo nel 1930, l'anno dei primi J Class, più moderni e con una lunghezza di 37 metri. Shamrock V, disegnato da un visionario della nautica come Charles Nicholson, era realizzato con una ossatura in acciaio e un vestito in mogano: veloce, attraente ma tutt'altro che leggero, ed è così che gli Stati Uniti trionfarono ancora. Eppure nonostante le continue delusioni, nonostante la quinta inesorabile sconfitta, un 4-0 senza gloria, Sir Lipton dichiarò: «Ci proverò ancora».
L'altra coppa
Ormai ottantenne non partecipò più a ulteriori competizioni velica, ma in ricordo del suo spirito sportivo e della sua determinazione anche nei momenti di maggiore difficoltà, proprio i suoi più agguerriti e storici avversari lo celebrarono con una coppa d'oro: in onore del migliore tra tutti gli sconfitti. Realizzato e inciso da Tiffany il prezioso trofeo riportava infatti la frase: «Al grande sfidante, che fu il più allegro e instancabile incassatore».