Snella, vivace, aggraziata e seduttrice: è così che il poeta Gabriele D'Annunzio descrisse la vettura regalatagli da Giovanni Agnelli nel 1926. La lettera di ringraziamento inviata all'imprenditore allora al vertice dell'azienda automobilistica FIAT, recitava: “Mio caro Senatore, in questo momento ritorno dal mio campo di Desenzano, con la sua macchina che mi sembra risolvere la questione del sesso già dibattuta. L'automobile è femminile. Delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza”. La macchina in questione, musa ispiratrice della scelta di genere designata dal cosiddetto poeta sacro, profeta era la FIAT 509 Cabriolet. “Inclinata progreditur”, continua la missiva. “Le sono riconoscentissimo di questo dono elegante e preciso. Ogni particolare è curato col più sicuro gusto, secondo la tradizione del vero artiere italiano”. L'automobile è dunque femminile, donna, e lo è grazie a D'Annunzio, ma quando è stata maschile?
Maschile o femminile?
Francesismo derivante dal greco αὐτός (autòs), ossia “da sé”, e dall'aggettivo latino mobĭlis, “che si muove”, il significato era letteralmente “un mezzo in grado di spostarsi autonomamente”: non un sostantivo ma un aggettivo. Le trasformazioni della lingua italiana che si sono succedute nel tempo hanno portato a scombinare le carte in tavola, portando al contrario l'aggettivo a essere sostantivo, e legittimando così la domanda: le automobili o gli automobili? Il genere prevalente fu quello maschile come attestato anche dal lessicologo Alfredo Panzini all'interno del Dizionario moderno nel 1905, ugualmente il Manifesto del futurismo risalente al 20 febbraio 1909 rispondeva implicitamente che “Un automobile da corsa [...] è più bello della vittoria di Samotracia”. Più avanti però si diffuse, sia nella sua forma scritta che parlata, anche la declinazione femminile, e il cambio definitivo di genere dell'automobile fu definitivamente decretato dalla autorevole preferenza dello scrittore D'Annunzio.
Donne al volante
Superata la questione grammaticale, il genere femminile è ormai scontato, con la stessa Accademia della Crusca a supporto che spiega: è una Ferrari e non un Ferrari, proprio come è una Mercedes e non un Mercedes. Non a caso da tempo anche i nomi dati a iconiche automobili sono nomi di donna, Giulia e Giulietta, Elise o Clio. “La grazia, la snellezza, la vivacità d'una seduttrice”, scriveva appunto Gabriele D'Annunzio. Negli anni il binomio donna/automobile è stato veicolato dall'utilizzo della figura femminile anche all'interno di messaggi pubblicitari il cui scopo era quello di sradicare il senso di pericolo insito da sempre nei veicoli a motore, rendoli mezzi adatti ad ambo i sessi. Le donne pilota diventano una realtà, aiutate da una comunicazione giornalistica e cinematografica in grado di restituire un'immagine libera e indipendente delle donne al volante.
Oltre la grammatica
La storia non si limita dunque alla sola lingua, ma la declinazione femminile si adatta tanto al sostantivo quanto al genere delle autrici che hanno contribuito a trasformare ben prima il mondo stesso delle automobili. Fu Mary Anderson all'inizio del Novecento ad affermarsi come colei che inventò i tergicristalli, e fu poi una sua collega, Charlotte Bridgwood, nel 1917 ad automatizzare il progetto. Nello stesso anno June McCarroll, dopo aver scampato una collisione con un camion incapace di restare sul suo lato di carreggiata, ipotizzò di tracciare una linea di demarcazione per le corsie stradali. Ignorata, dovette attendere il 1924 per trasformare la sua idea di linea di mezzeria in legge. E ancora, nel 1888 Bertha Benz, un'altra donna, compì il primo viaggio lungo in auto. L'inventrice Margaret Wilcox nel 1893 brevettò il riscaldamento all'interno dei veicoli. All'attrice Florence Lawrence si deve la creazione degli indicatori di direzione, alla giornalista Dorothy Levitt invece la scrittura di un prontuario con consigli utili per le donne intenzionate ad avvicinarsi al mondo delle automobili: portare con sé uno specchietto per osservare “cosa stesse accadendo dietro” fu la prima descrizione di uno specchietto retrovisore.