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Velista meccatronica

Parte del design team di Luna Rossa Prada Pirelli, Clelia Sessa regata da tutta la vita con un solo grande sogno: la Coppa America

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Una famiglia di velisti e una passione per il mondo delle barche che inizia dal padre - comandante del Moro di Venezia I e suo allenatore - e si concretizza nello studio e nello sviluppo delle imbarcazioni.

Clelia Sessa inizia a navigare da piccolissima, le prime regate sono sugli Optimist, per poi passare al 420, Laser, Melges, Moth e 69F. Dal 2022 è nel reparto di Meccatronica di Luna Rossa Prada Pirelli, responsabile dei sistemi onwater FCS dove, a volerla raccontare in maniera semplice, si occupa di controllare i foil arm dell'AC75, gestendo un sistema che mixa idraulica ed elettronica. Oggi è a Barcellona con il resto del team, pronta alla XXXVII Coppa America: il sogno di una vita anche per Clelia.

La vela è un “affare” di famiglia. Ci racconti il primo ricordo che hai a riguardo?

Ho iniziato ad andare in barca all'età di quattro anni e mezzo sul Lago Maggiore, con il vecchio Optimist di mia sorella Valeria, mio papà come allenatore e quelli che poi sarebbero diventati gli amici di una vita. Sono cresciuta in mezzo alle barche, la mia famiglia è proprietaria di una Marina a Belgirate e mio padre, al tempo, era comandante del Moro di Venezia. Saltavo la scuola per uscire in barca con papà ogni volta che la mattina c'era una bella tramontana.

Ho tanti meravigliosi ricordi di trasferte e avventure, ma anche di insicurezze e paure che proprio la barca mi ha permesso di superare. Il primo è a Belgirate. Avevo sei anni ed ero in barca in allenamento, a un certo punto arrivò molto vento e mi spaventai tantissimo, quindi rientrammo a terra. Mio padre mi disse: “Arriverà il giorno in cui saranno proprio queste condizioni a farti divertire, vuoi provarci?”. Presi la mia barchetta, ITA 6321, e la misi in acqua con tutta la cattiveria e la grinta di una bambina di sei anni a cui avevano appena lanciato una sfida. Aveva ragione, fu la prima volta che tra onde e schizzi mi divertii come una pazza, superando la mia prima, grande paura.

Come sei entrata a far parte del team Luna Rossa Prada Pirelli?

È stato Enrico Voltolini (cyclor di Luna Rossa, ndr) che, durante alcune regate a Monaco, mi spinse a mandare il curriculum. Pochi giorni dopo sarei dovuta andare a Cagliari per una regata di 69F. Alla fine lo mandai e Max Sirena mi chiese di passare dalla base per un breve colloquio. Ero ancora piena di sale, stanca e con i vestiti sporchi, ma non ci pensai un minuto. Andai di corsa, così com'ero, e alla fine eccomi qui.

Ci descrivi una giornata tipo durante la preparazione e le uscite in mare con Luna Rossa?

Le giornate sono scandite dal programma del nostro Operations Manager, Gilberto Nobili. Lui gestisce i tempi in modo da poter eseguire tutti i check necessari per far sì che la barca sia in perfette condizioni prima di iniziare a navigare.

Durante una giornata di allenamento, la prima cosa di cui mi occupo sono i check della barca – AC40 o AC75. In seguito, eseguo una serie di procedure per verificare il funzionamento dei sistemi. Dopo le ore in mare, condivido i dati della barca con il team e controllo che i sistemi siano pronti per navigare il giorno successivo, assicurandomi che non ci siano anomalie, che, in caso, vanno risolte. Sicuramente sono molte le cose da fare e il livello di attenzione deve essere sempre altissimo. Posso garantire che le giornate volano.

Quali sono le sfide principali all'interno del reparto di Meccatronica?

Gli AC75 con cui abbiamo la possibilità di lavorare sono dei gioielli di innovazione e tecnologia. Le sfide sono molteplici: costruiamo dei prototipi unici nel loro genere con l'obiettivo di migliorarli ogni giorno e rendere la barca il più veloce ed efficiente possibile in termini di performance e di sistemi. La sfida più grande è cercare sempre la miglioria, anche quando si pensa di essere già a un buon livello, sia in termini di sviluppo della barca, sia in termini personali. L'obiettivo è fare il proprio lavoro meglio, ogni giorno.

Abbiamo letto che gli AC75 sono figli della meccatronica. Ci spieghi perché?

La meccatronica è la fusione di alcune grandi materie: idraulica, meccanica, elettronica e informatica. Ci occupiamo dunque di attuazioni idrauliche, che a loro volta comportano delle attuazioni meccaniche. Anni fa il trimmer regolava la scotta della randa o del fiocco e il prodiere issava il gennaker o lo spinnaker. Oggi, tramite un bottone, il velista può chiedere una regolazione e un computer si occupa di generare la richiesta sull'attuazione idraulica e meccanica.

Dunque, la meccatronica è un mondo nuovo, che ha avuto un esponenziale sviluppo negli ultimi anni e che continua a crescere. Per noi che ci lavoriamo rappresenta un grande stimolo. Sono sicura che negli anni diventerà sempre più determinante in vari settori, per cui serviranno dei sistemi sempre più complessi, efficienti e sicuri.

Quali sono le tecnologie e i sistemi meccatronici più innovativi?

Cerchiamo di usare le ultime tecnologie disponibili, ma ovviamente la scelta va ponderata con la necessità di sviluppare e testare i sistemi. Per questo, a un certo punto la ricerca rallenta e, salvo scoperte rivoluzionarie, si perfeziona l'opzione scelta. In generale, lavoriamo spesso fuori dalle specifiche d'uso dei prodotti. Questo richiede complessi, e a volte lunghi, processi di customizzazione e debug.

Qual è il momento più bello legato a Luna Rossa?

Difficilissimo sceglierne solo uno. È la mia prima Coppa America: è il sogno di una vita che si realizza. La Clelia che da piccola guardava le regate in televisione non ci crederebbe. Potete quindi capire che ogni giorno c'è qualcosa di speciale e unico che posso mettere nel cassetto dei ricordi: il varo del Prototipo LEQ 12 è stato da togliere il fiato, il varo dell'AC75 mi ha fatto piangere dall'emozione, la prima volta in mare mi tremavano le mani, arrivata a Barcellona le prime notti non ho dormito dall'emozione, il primo giorno di lavoro mi ha accompagnata Filippo, il mio fidanzato, anche lui velista, quasi più emozionato di me per quello che stavamo affrontando insieme. Forse, però, il momento più unico e intimo è stato quando, al secondo giorno di lavoro a Cagliari, Marco Donati (responsabile del dipartimento Elettronica, ndr) mi ha fatto entrare nell'AC75 che aveva regatato ad Auckland. Era ormai spoglio, ma alzai la testa e vidi la targhetta sulla paratia della barca: sopra c'era scritto Luna Rossa Prada Pirelli. “Mamma mia, sono qua davvero” ho pensato.

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