La calciatrice statunitense Becky Sauerbrunn una volta ha detto «The past doesn't matter. Take today». Il passato invece conta, conta quanto prendersi l'oggi, nello sport come nel quotidiano lavorativo e privato. È la storia che crea l'identità, esattamente come la storia sportiva fatta in Pirelli viene raccontata alle sue persone, le stesse che oggi prendono parte a questa tradizione, contribuendo a portare avanti the past, e a prendersi il today. È già stato scritto, «lo sport è un multiverso democratico e trasversale», permette di superare le differenze, e la connessione secolare tra la disciplina e il gruppo ha generato una comunità di squadre fondate su una cultura del lavoro ben salda. Ed è così che dirigenti, ingegneri, meccanici, risorse umane, colleghi in azienda si trovano compagni (e avversari) in campi da calcio e beach volley, o a correre insieme maratone cittadine. Un programma promosso negli uffici centrali come negli stabilimenti che porta ad allenarsi in orario post lavorativo, con l'obiettivo di migliorare le proprie performance – sportive e professionali – come raccontano gli stessi dipendenti Pirelli.

Quali sono le attività sportive promosse all'interno di Pirelli?
«All'interno del Dipartimento HR, il team Welfare, Engagement e DE&I promuove iniziative in ambito sportivo rivolte ai dipendenti. La squadra di calcio Pirelli è l'iniziativa più longeva, presente da oltre dieci anni. Al momento abbiamo all'attivo anche il torneo di beach volley, la Milano Marathon e il relativo percorso di accompagnamento» sottolinea Sara. Un impegno che non si è fermato nemmeno nei mesi successivi alla pandemia, come descrive Federica: «L'organizzazione del torneo di beach volley è ripresa dopo lo stop forzato dovuto al Covid. Le adesioni sono cresciute nel tempo, così come gli appassionati. Dagli allenamenti prima dei match alla convivialità che segue la sfida, si è sviluppato via via una sorta di terzo tempo». A queste attività se ne aggiungono altre – come il padel, la pesca, il karting – portate avanti, per esempio, nello stabilimento Pirelli di Settimo Torinese e organizzate in diversi gruppi sportivi, coordinati dal Circolo Ricreativo Aziendale (CRAL), come evidenzia Isabella, Vice Presidente dell'associazione.
Perché è importante promuovere l'attività sportiva in azienda?
«La nostra direzione ha promosso la partecipazione alla Milano Marathon» spiega Andrea F. «L'attività sportiva permette di creare un team in grado di lavorare insieme. Mi è piaciuto vedere presenti non solo i colleghi che hanno effettivamente svolto la gara, ma anche altri della divisione in qualità di tifosi durante la maratona». C'è allora la voglia di partecipare, la sfida, la squadra, il tifo e un valore in termini di benessere che non può essere sottovalutato. «La connessione con il tema della salute è importante. In una vita che è fatta di ritmi lavorativi intensi e che può portare a trascurare il tempo dedicato allo sport, la proposta aziendale diventa anche uno strumento fondamentale di prevenzione». Una dimensione, quest'ultima, che assume una particolare rilevanza all'interno degli stabilimenti, dove la vita professionale segue ritmi specifici: «Per i colleghi impegnati nella produzione sapere di poter accedere ad attività sportive differenti, disponibili indipendentemente dagli orari di lavoro, è importantissimo. Concentrarsi sul proprio benessere fisico significa prendersi cura anche della propria salute mentale» precisa Isabella. Sara ricorda invece gli allenamenti fatti in preparazione alla maratona: «Ci siamo allenati per circa otto volte nel centro sportivo vicino ai nostri headquarter. Abbiamo avuto l'occasione di conoscerci meglio, prendendoci cura a tutti gli effetti del nostro benessere».

Si tratta di sessioni di allenamento che creano comunità. Avete notato una maggiore coesione all'interno dei vari team?
«È un momento di aggregazione importante tra le persone, di felicità, di team building in preparazione alla sfida. È una proposta davvero positiva per i gruppi di colleghi» racconta Andrea M., manager della divisione Digital. «Lo sport è una metafora della vita: richiede disciplina, lealtà, impegno. Se ti iscrivi alla maratona quel giorno ci devi essere e devi fare la tua parte, come in tutte le cose». Poi arrivano anche i risultati e le relative soddisfazioni. Elisabetta, per esempio, è tra chi ha trionfato: «Il mio team ha vinto, siamo stati bravi. Non avevo mai corso, e allenarsi insieme, darsi degli obiettivi sempre più sfidanti e vedere miglioramenti concreti è stata anche un'operazione di inclusività. È un'attività estremamente utile per il lavoro di squadra, poiché offre l'occasione di imparare a gestire anche i momenti più difficili: nello sport si vince e si perde, gestire la sconfitta ci ha dato degli strumenti e delle competenze che ci sono utili quotidianamente nella nostra professione». Le stesse sensazioni riecheggiano nelle parole di Isabella: «A Settimo Torinese il CRAL ha promosso la creazione di un campo da calcio nello stabilimento. Nel corso del tempo abbiamo visto nascere dei rapporti di collaborazione e amicizia davvero molto saldi. Persone che lavorano in reparti diversi imparano a conoscersi e a sostenersi, diventano quasi “famiglia”».
Si sono creati dei legami che vanno al di là del lavoro?
Per Stefano, uno dei fondatori della squadra di calcio di Pirelli, la risposta è assolutamente sì: «Da circa dieci anni portiamo avanti la squadra di calcio dell'azienda e alla base c'è una forte amicizia. Si creano delle connessioni che ti consentono di lavorare meglio giorno per giorno, ma vanno anche oltre». Gli fa eco Dario, compagno di squadra: «Indipendentemente dal lavoro che facciamo, dal ruolo che ricopriamo, avere questa rete è importante. È capitato molto spesso di risolvere tematiche lavorative complesse con una semplice telefonata, accorciando le distanze, grazie alla conoscenza sviluppata durante gli allenamenti. Abbiamo partecipato a numerosi tornei, anche ad Hannover, abbiamo giocato a San Siro, incontrato i giocatori dell'Inter e preso parte a eventi promossi dalla società, anche con finalità benefiche. Questa partecipazione, costellata di vittorie e successi, ha creato tanto interesse e un certo seguito: riceviamo numerosissime richieste di adesione ogni inizio di nuovo campionato. Nel nostro piccolo portiamo avanti con orgoglio un senso di appartenenza che coltiviamo con entusiasmo».

Il senso di appartenenza e identità dunque esiste?
«Si è creato un gruppo di appassionati che segue gli sportivi di Pirelli sul campo e sugli spalti» afferma Luca. «L'entusiasmo coinvolge quindi tutti i colleghi, non solo i membri dei diversi team sportivi». Lo conferma Andrea B., responsabile fino allo scorso anno della squadra di calcio: «Abbiamo rappresentato all'esterno l'azienda, attraverso la squadra e i suoi successi, portando sulla maglia un logo importante. Quest'ultimo va tutelato: il nostro è un ruolo istituzionale e il fatto che abbiamo raccolto nella nostra storia tante vittorie è motivo di orgoglio». Per Isabella, la promozione dello sport in azienda significa «maggiore sinergia, sana competizione, gestione più equilibrata del tempo di lavoro e di quello libero». Valori insiti nello sport come nel dna Pirelli.
Un progetto che vive grazie alle persone
Un ringraziamento speciale va alle nostre colleghe e ai nostri colleghi che prendono parte a questi progetti con passione.
In particolare ringraziamo per il loro tempo e i loro racconti di sport:
Stefano Acciavatti, Federica Albertini, Francesco Agrillo, Rocco Azzolini, Christian Ariù, Andrea Bacis, Marco Badio, Giuseppe Beccasio, Alessia Bencivenga, Gianluca Bencivenga, Ferdinando Bon, Antonio Calò, Alessio Capone, Nunzio Luca Cannizzo, Elisabetta Carboneri, Tamara Carrieri, Matteo Chiarenza, Riccardo Ceppi, Franco Cianci, Gennaro Cortese, Sara Dawson, Alessio Del Negro, Massimo Di Giorgio, Andrea Forzan, Dario Frusteri Chiacchiera, Danilo Gangemi, Luca Gasparini, Dario Giordano, Daniele Gucciardi, Andrea Moneta, Pedro Munoz, Egidio Musetti, Davide Onorato, Marco Pesci, Luigi Premuda, Giovanni Puzone, Luigi Ratto, Paolo Sala, Isabella Sardone, Francesco Seregni, Christian Scquizzato, Baldassarre Zarro.
