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Leonardo Fioravanti, la stella del surf italiano

L’atleta romano rappresenterà l’Italia alle Olimpiadi di Parigi. Ma nello sport non ci sono solo medaglie e trofei: «Essere in acqua con la tua tavola, prendere velocità e scegliere le linee che vuoi è il vero senso di libertà»

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I grandi sportivi hanno storie uniche, speciali, antologie di imprese e scoperte, trofei e prime volte. Leonardo Fioravanti ha costruito la sua un'onda alla volta, oscillando sulla tavola, imparando a conoscere le maree e i momenti giusti. Assaporando quella sensazione di libertà che si prova entrando in un tubo, mentre l'acqua si accartoccia su di sé e imbianca. «È una connessione incredibile con la natura, un'esperienza che solo il surf può regalare», dice lui. La libertà di movimento, di scelta, di azione, è una delle forze motrici del surf. «Essere in acqua con la tua tavola, prendere velocità e scegliere le linee che vuoi, è questo il vero senso di libertà», spiega Leonardo, che ha trovato in questo sport la sua vera passione a sei anni, all'inizio del nuovo millennio. Con suo fratello Matteo passava le giornate all'Ocean Surf di Cerenova. Tra sogni giovanili e le immagini delle gare trasmesse su Sky, con leggende come Kelly Slater e Andy Irons, Leonardo sperava di diventare uno di loro. Oggi gareggia con i più forti del mondo e a luglio sarà in acqua a giocarsi una medaglia olimpica ai Giochi di Parigi 2024.

Non era scontato arrivare ai vertici di uno sport psicologico, introspettivo eppure creativo e poi anche fisico come il surf. C'entra di sicuro una buona dose di talento che ha avuto in dotazione. Ma da sola non basta: «Il talento esiste, ma non può essere tutto», dice Fioravanti. «Devi allevarlo, migliorarlo. Non ci sono scorciatoie. Ogni passo è importante e devi lavorare tutti i giorni per sfruttare al meglio il tuo talento». E poi il fisico, sempre accompagnato dalla testa giusta. Perché la carriera di un professionista è fatta di alti, ma anche di bassi. Leonardo lo sa bene: ha dovuto affrontare diversi infortuni più o meno gravi, ma ne è uscito sempre alla grande. «Il percorso di un atleta – racconta – è costellato anche di questo, anzi dico che non è questione di se ma di quando ti farai male. È in quei momenti che tiri fuori il meglio da te stesso, perché ogni giorno fai tutto il possibile per tornare al top».

Per sfidare le onde giorno dopo giorno serve una competitività feroce, che permette di ignorare stanchezza, condizioni meteo, i problemi di tutti giorni. «Anche pensare di avere ancora tanto margine di miglioramento mi motiva molto. È l'idea di voler vedere fin dove posso arrivare». Certo, già diventare il primo surfista italiano a partecipare ai Giochi Olimpici – a Tokyo nel 2021 – è una grande soddisfazione, «un'esperienza incredibile, anche senza aver portato una medaglia a casa», ma non l'unica della carriera. Il primo momento memorabile che gli viene in mente, a domanda precisa, è una vittoria in Portogallo del 2022: «È stato spettacolare. C'era la mia famiglia, la mia ragazza, mia mamma, mio fratello, i miei nipoti. Vincere in Europa, che per me è casa, è stato incredibile».

Quando guarda al futuro, Leonardo Fioravanti vede soprattutto il rapporto con il mare, con l'ambiente, con la natura, che inevitabilmente cambia, si trasforma nel tempo. Non sempre per i motivi giusti. L'emergenza climatica è una realtà e un'incertezza per i surfisti: «Il cambiamento climatico lo vivo tutti i giorni. Noi surfisti andiamo sempre negli stessi posti, negli stessi periodi e vediamo le differenze con il passare del tempo». Una motivazione in più per fare attivismo, anche silenzioso nel caso. «Il mare è una seconda casa per me, per questo cerco sempre di collaborare con associazioni locali nei posti in cui vado», dice.

Il surf però non è solo un lavoro, non è solo quello professionistico fatto di gare, competizioni, medaglie e magari rimpianti. Ci sono anche sessioni di surf di puro divertimento: «Una gara vera – dice – non ha paragoni in termini di concentrazione, applicazione, serietà. Quando è solo divertimento serve a staccare, a liberare la mente, a stare in acqua con gli amici». Perché in fondo il surf, prima ancora che un lavoro, è una passione, quindi anche un ottimo modo per trascorrere ore piacevoli. Oltre però, Leonardo ha anche altre passioni, come il calcio e il golf. «Sono tifoso interista da piccolo, grazie a Bobo Vieri. E indosso il 46 per Valentino Rossi, perché mi piaceva la MotoGp e lui era incredibile». Oppure, ancora, Leonardo si lancia in avventure video su YouTube e i social media, che sono «ottimi modi per restare in contatto con la gente che mi segue. In questo sport, non hai tifosi che possono venire a vederti ovunque, quindi queste piattaforme sono molto utili». La speranza è che guardando le sue imprese tra le onde anche le nuove generazioni possano innamorarsi del surf, come era capitato a lui con Slater e Irons. È la chiusura del cerchio ideale. Proprio come la marea, con un'onda che arriva da lontano, monta, sale, si ripiega e poi torna giù. Per poi ricominciare.

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